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Direttore responsabile:
CLARA MOSCHINI

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Co-Working Unige, l'agricoltura africana a due passi da Genova

Nasce con African fresh vegetables il laboratorio ligure che trasforma le idee in start-up

Nasce a due passi dal ponte San Giorgio “Co-Working Unige”, il nuovo spazio che Filse, la finanziaria di Regione Liguria, mette a disposizione dell’Università del capoluogo per trasformare le idee imprenditoriali in start-up. L’accordo tra i due enti, sottoscritto oggi, prevede che gli spin-off universitari possano “trovar casa” e crescere all’interno dell’incubatore di imprese regionale del Bic, il Business innovation centre di via Greto di Cornigliano.

“Con questo accordo Regione Liguria, tramite Filse, si impegna a mantenere sul territorio le competenze degli aspiranti imprenditori provenienti dall’Università di Genova -sottolinea l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti-. Lo fa attraverso un percorso di incubazione che supporti, fin dalle primissime fasi di vita, il percorso di crescita dell’attività imprenditoriale con servizi di tutoraggio, coaching, finanza dedicata, iniziative di internazionalizzazione, marketing, networking, oltreché con spazi e laboratori attrezzati”.

Riguarda l'agroalimentare uno dei primi progetti destinati a passare dalla fase di idea a quella di start up con l'aiuto di Regione e Filse. Parliamo di African fresh vegetables che intende portare in Liguria alcuni sapori tipici della cultura africana. I proponenti, dal 2014, sono membri attivi dell’associazione di volontariato Semi Foresti, nata a Genova nel 2014, che si occupa di alfabetizzazione e inclusione sociale delle persone di origine straniera. I membri del gruppo operativo sono Ivana Callegari, presidentessa dell’associazione, Alessandro Siani, Jennifer Ebirreri, membri attivi dell’associazione e Mattia Donato, assistente sociale. 

L’obiettivo del progetto è quello di offrire ai ragazzi una formazione specifica presso un’azienda agricola professionale del basso Piemonte e una concreta opportunità lavorativa, fuori dalle diffuse logiche del caporalato. 

"Il progetto -dicono i promotori- nasce da una prima sperimentazione di coltivazione di alcuni ortaggi africani in un terreno di nostra proprietà, che si estende per alcuni ettari nel basso Piemonte. Riuscirono a fornirci un buon raccolto tre varietà particolari di ortaggi a foglia, tipici della Nigeria e molto ricchi di nutrienti e vitamine: lo shoko, il bitter leaves e l’ugwu". 

Una volta che il business dovesse prendere quota le produzioni, spiegano i responsabili, "saranno organizzate seguendo le tecniche della permacultura, minimizzando gli sprechi e valorizzando gli scarti del processo produttivo secondo i principi dell’economia circolare. Al momento il mercato è ancora agli albori, dalle nostre ricerche abbiamo trovato soltanto un’impresa a conduzione familiare situata nel bresciano, che opera in Italia direttamente nella coltivazione di verdure africane". 

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EFA News - European Food Agency
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