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Allevamenti, la Commissione Ue insiste: "Vanno considerati come industrie inquinanti"

Lo afferma il commissario Sinkevičius in risposta a un'interrogazione dell'on. Bizzotto

La notizia della proposta di riforma della direttiva europea 2010/75 sulle emissioni industriali inquinanti, che vorrebbe includere anche gli allevamenti zootecnici, ha sollevato allarme in tutta Europa (vedi articolo di EFA News del 7/4/2022). 

Giunge ora conferma dal commissario per l'Ambiente Sinkevičius che la Commissione insiste. Rispondendo a un'interrogazione parlamentare, il commissario ha confermato che gli allevamenti verranno considerati alla stregua delle industrie inquinanti, anche se sibillinamente ha aggiunto che la nuova direttiva "non avrebbe forti ricadute negative sul settore zootecnico". Per Sinkevičius "l'ambito di applicazione della direttiva copre solo il 13% delle aziende zootecniche più grandi dell'UE, responsabili del 60% delle emissioni di ammoniaca e del 43% di quelle di metano di tutto il settore, escludendo la stragrande maggioranza degli allevamenti dell'UE".

Questa la risposta integrale di Virginijus Sinkevičius a nome della Commissione europea del 5.7.2022 e, a seguire, il testo dell'interrogazione dell'on. Mara Bizzotto.

"È urgente che tutti i settori della società contribuiscano agli sforzi per ridurre le emissioni di inquinanti e di gas a effetto serra. Secondo la valutazione d'impatto che accompagna le proposte della Commissione (attualmente all'esame sia del Parlamento che del Consiglio), la proposta di revisione della direttiva sulle emissioni industriali (2010775/UE) non avrebbe forti ricadute negative sul settore zootecnico. 

Alcuni elementi della proposta della Commissione limiteranno anche l'impatto economico: - il nuovo regime semplificato di autorizzazione o registrazione per le attività di allevamento ridurrà al minimo, per quanto possibile, qualsiasi aumento negli oneri amministrativi per gli allevatori; - l'ambito di applicazione della direttiva copre solo il 13% delle aziende zootecniche più grandi dell'UE, responsabili del 60% delle emissioni di ammoniaca e del 43% di quelle di metano di tutto il settore, escludendo la stragrande maggioranza degli allevamenti dell'UE; - le norme operative diventeranno vincolanti non prima del 2029, dando così agli allevatori il tempo di adeguarsi; - il settore zootecnico parteciperà anche al gruppo di scambio di informazioni sulle più efficienti tecniche disponibili per ridurre le emissioni e sosterrà l'elaborazione delle norme operative. 

Le aziende agricole possono beneficiare del sostegno finanziario dell'attuale politica agricola comune (PAC) se anticipano proattivamente l'adozione di misure, anche fino a due anni dopo la data in cui le norme dell'UE diventano vincolanti. La futura PAC potrebbe mantenere o eventualmente estendere tali disposizioni di finanziamento per contribuire a promuovere pratiche agricole "più verdi" e per aiutare gli allevatori ad adempiere ai doveri di diligenza della PAC in materia di controllo responsabile dell'inquinamento e protezione della salute umana e degli ecosistemi".


Interrogazione 05/05/2022 alla Commissione Articolo 138 del regolamento. On. Mara Bizzotto (Lega) 

Oggetto: Revisione della direttiva sulle emissioni industriali e allevamenti italiani a rischio: rivedere immediatamente la proposta della Commissione 

La Commissione europea lo scorso 5 aprile ha presentato le sue proposte per la revisione della direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali. Le revisione così impostata colpirà duramente anche gli allevamenti di piccola e media grandezza, equiparando le loro emissioni a quelle dei colossi industriali, e in Italia metterà a rischio 21 000 allevamenti e ben 150 000 posti di lavoro. Gli allevamenti sono già messi in ginocchio dagli insostenibili costi provocati dalla guerra in Ucraina e in Europa si discute di sicurezza e autosufficienza alimentare per dare cibo a tutti. Secondo le dichiarazioni del presidente di Coldiretti Prandini tale provvedimento "spinge alla chiusura in Italia di migliaia di allevamenti" a causa degli ulteriori costi e oneri burocratici che comporterà e che saranno insostenibili per le piccole e medie imprese. Inoltre, l'Italia, secondo l'analisi del Centro studi Divulga, dipende già dall'estero per il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale. Considerato che tali decisioni vanno in senso contrario rispetto all'obiettivo di conseguire una reale autonomia alimentare, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti: 

1. Intende ritirare le sue proposte? 

2. Quali strumenti intende mettere a disposizione degli allevatori per mitigare l'impatto delle proprie scelte politiche e per salvaguardare centinaia di migliaia di posti di lavoro nonché gli obiettivi di autonomia alimentare fondamentali per la sopravvivenza dei cittadini europei?

red - 25636

EFA News - European Food Agency
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