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Tonno in scatola: nel 2022 saliti i prezzi e calati produzione e consumi

Ma secondo Ancit regge l'occupazione e cresce il valore di mercato

Caro prezzi, inflazione e inarrestabile aumento dei costi produttivi hanno inciso su un comparto che rappresenta un settore strategico del made in Italy, con una riduzione della produzione (-7,70% sul 2021) e dei consumi interni

Sono un patrimonio di storia, tradizione mediterranea ed eredità culturale nonché un comparto strategico del made in Italy con un retaggio antico e un saper fare unico al mondo. Il settore delle conserve ittiche fa scuola nel mondo, rappresentando un valore per il territorio e per il Paese. E quello del tonno in scatola, che guida produzione e consumo, si conferma come uno dei settori più virtuosi dell’industria alimentare italiana: l'Italia è il secondo produttore europeo dopo la Spagna nonché uno dei più importanti mercati per il consumo di questo alimento a livello globale. Ma sono anche acciughe sotto sale e sott'olio, sgombri, sardine, salmone, vongole e antipasti di mare a fare del comparto il simbolo della tradizione gastronomica italiana, contribuendo al prestigio del made in Italy in tutto il mondo, si legge in una nota di Ancit, Associazione nazionale conservieri ittici.

Eppure caro prezzi, inflazione e inarrestabile aumento dei costi produttivi hanno avuto il loro impatto. Secondo le elaborazioni dell'Associazione, l’industria del tonno in scatola nel 2022 ha registrato una produzione nazionale di 77.411 tonnellate, in flessione del -7,70% sul 2021 e il volume del prodotto totale disponibile per il mercato italiano è sceso a 150.660 tonnellate (-5% sul 2021), circa 2,55 kg di consumo pro capite, mentre i consumi sul canale retail (GDO + Discount) hanno sostanzialmente tenuto, a fronte di un valore totale di mercato, che include tutti i canali, di circa 1.550 milioni di euro (+11,91% sul 2021) per un settore che conta circa 1.500 addetti.

Nello stesso arco di tempo, le esportazioni hanno raggiunto quota 31.824 tonnellate (-4,47%), in cui prevalgono i Paesi dell’Ue come Germania e Grecia, sui Paesi terzi come Canada, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Mentre le importazioni sono cresciute a 100.613 tonnellate (+7,86%). Per quanto riguarda il comparto conserviero ittico che, oltre al tonno in scatola, comprende anche le altre conserve, quali sgombri, acciughe, sardine, si stima un fatturato 2022 di circa 1.875 milioni di euro (+5,33% sul 2021).

“Il settore ha resistito contenendo al massimo l’impatto ma ha risentito pesantemente della crisi in atto -commenta Simone Legnani, presidente di Ancit-. Scendendo nel dettaglio, il fatturato è aumentato perché guidato dall’inflazione e la produzione italiana è diminuita rispetto agli anni precedenti pur rimanendo positiva rispetto al pre-covid, mentre il consumo, soprattutto a livello pro capite, si è riallineato con il 2019. Anche le esportazioni hanno subìto un arresto al trend di crescita e le importazioni sono aumentate come conseguenza ovvia della situazione. Benché il nostro settore si sia comportato meglio di altri, permane forte la preoccupazione che il 2023 confermi le tendenze del 2022. Il panorama produttivo è diversificato e, solo per il tonno all’olio d’oliva i costi di produzione sono aumentati mediamente del 20-30%; di questi, solo la metà è stata assorbita dalla GDO con relativa contrattazione, la restante parte è stata assorbita dalle aziende. E purtroppo, l’incremento di alcune materie prime, in particolare dell’olio, lascia presumere che la situazione si accentuerà ulteriormente”.

 

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EFA News - European Food Agency
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