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CLARA MOSCHINI

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Bello e ben fatto, il made in Italy vale 122 miliardi

"Esportare la dolce vita", report di Confindustria sulla 3F del made in Italy: fashion, food, furniture

Lo sapevate che in Confindustria esiste un comprato che si chiama Bbf, acronimo per "bello e ben fatto italiano"? Se non lo sapevate potete colmare la lacuna leggendo lo studio “Esportare la dolce vita - Bello e ben fatto: il potenziale del made in Italy nel panorama internazionale”, il rapporto del Centro studi Confindustria a cui hanno contribuito anche Federalimentare, Confindustria Moda, Ucina e FederlegnoArredo e presentato ieri a Parma. 

I beni Bbf sono quei prodotti dell’alimentare, moda e arredo in grado di veicolare un valore aggiunto distintivo del nostro Paese ottenendone in cambio un prezzo più alto almeno del 20% rispetto ai concorrenti mondiali: in pratica, il settore tratta i beni che continuano a essere leva di competitività per il made in Italy, con in primo piano i settori che esportano maggiormente, cioè quelli legati alle “3F”, ossia fashion, food e furniture. 

Giunto alla sua 12a edizione, il rapporto analizza il potenziale del bello e ben fatto nei mercati mondiali ed è stato realizzato con il sostegno di UniCredit e in collaborazione con Sace. Dallo studio emerge che il comparto del Bbf, ossia Bello e ben fatto appunto, vale 122 miliardi di Euro e ha un potenziale incremento delle esportazioni di ben 96 miliardi. L’export si dirige maggiormente verso i mercati avanzati che assorbono circa 104 miliardi di Euro. 

Ammonta invece a oltre 19 miliardi di Euro il quantitativo di eccellenze esportato verso i Paesi emergenti che, per il loro dinamismo, sia sul piano demografico che su quello economico, offrono margini di crescita relativamente maggiori. 

Per quanto riguarda il potenziale, questo si ripartisce per oltre tre quarti nei paesi avanzati (74 miliardi di Euro) e per la restante parte negli emergenti (22 miliardi di Euro). Tra i paesi avanzati, quelli con il maggiore potenziale sono Stati Uniti (22,6 miliardi di Euro), Germania (5,7 miliardi) e Corea del Sud (4,7 miliardi). 

Tra le economie emergenti i mercati principali sono la Cina (2,4 miliardi di Euro), l’Arabia Saudita (2 miliardi) e il Qatar (1,4 miliardi). Oltre ai settori legati alle “3F” compare in questo caso anche la nautica, particolarmente fiorente in paesi dove è presente una classe di popolazione caratterizzata da spesa elevata. 

La facilità di riconoscere l’italianità come caratteristica di un prodotto e di apprezzarla è motivo per cui i consumatori sono disposti a riconoscergli un valore superiore piuttosto che a quello prodotto da un competitor. "Il Bbf e i suoi tratti distintivi sono la bandiera dell’italianità nel mondo", riporta il comunicato di Confindustria. 

"Questa categoria di prodotti -aggiunge la nota- racchiude in sé tutti quei beni che rappresentano l’eccellenza italiana in termini di design, cura nei dettagli, qualità dei materiali e delle lavorazioni". In questo senso il “bello e ben fatto”, oltre a rappresentare una quota importante dell’export italiano nel mondo, fa da volano a tutte le esportazioni italiane, avendo un valore non solo economico, ma anche immateriale. 

L’Italia esporta, rende noto Confinduatria, il 99% degli oltre 5.000 prodotti scambiati al mondo, e con la stessa proporzione i quasi 1.400 prodotti finali di consumo. Inoltre è seconda solo alla Cina per varietà di prodotti esportati nel comparto del Bbf. L’analisi individua anche gli strumenti per attivare il potenziale export inespresso, indicando di puntare sulla sostenibilità d’impresa, sui canali di vendita digitale, sulle relazioni internazionali e sulla riconoscibilità del made in Italy.

Tra i focus dello studio, le opportunità nei Paesi Asean e il ruolo della sostenibilità d’impresa. L’Asia non è solo Cina, anche i paesi Asean mostrano un potenziale significativo. Nonostante l’impatto della crisi sanitaria abbia significativamente rallentato le vendite di Bbf in questi paesi, registrando una perdita di quasi il 25%, la ripresa post-pandemica dell’export verso questi mercati ha garantito un ampio recupero delle esportazioni che sono cresciute del 32,2% in media all’anno tra il 2021 e il 2022. Singapore, Malesia e Thailandia svettano per l’export di Bbf tra gli Asean. 

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EFA News - European Food Agency
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