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CLARA MOSCHINI

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Cosa mangeremo nel 2050?

HelloFresh collabora con l'Università di Oxford: ecco le 10 nuove tendenze del cibo nell'anno in cui avremo emissioni zero (forse)

Cosa mangeremo nel 2050? In un momento di crescente attenzione sull’argomento, come peraltro testimonia l’appuntamento annuale del Food & Science Festival che si terrà dal 16 al 18 maggio 2025 a Mantova e avrà come tema principale i “Cambiamenti”, HelloFresh, il servizio di box ricette a domicilio, ha collaborato con Morgaine Gaye, futurologa alimentare, e Joseph Poore, climatologo dell’Università di Oxford, per prevedere cosa mangeremo nel 2050, anno entro il quale le nazioni dovranno aver raggiunto l’obiettivo delle emissioni nette zero e si stima che la popolazione mondiale supererà 10 miliardi di persone.

Cucinare con ingredienti che crescono all’interno dei propri capi di abbigliamento e con alimenti che assorbono carbonio sono solo alcuni dei trend che potrebbero rivoluzionare le cene settimanali del futuro. Un aumento demografico di questa portata metterà sotto pressione il sistema alimentare globale, costringendo le aziende a ripensare radicalmente la catena alimentare. In questo scenario, ridurre lo spreco alimentare diventa una priorità concreta: solo in Italia ogni anno, lo spreco domestico genera circa 7,8 milioni di tonnellate di CO2, pari a circa il 2% delle emissioni nazionali. Tradotto a livello individuale, si calcola che ciascun italiano getti via circa 30 kg di cibo, corrispondenti a 130,5 kg di CO2, un valore paragonabile alle emissioni generate da un’automobile che percorre 1.100 km.

È dunque necessario un cambio di rotta collettivo e la ricerca scientifica sta già sperimentando soluzioni alimentari dai richiami “fantascientifici”, tra coltivazioni rivoluzionarie e preparazioni avveniristiche che potrebbero diventare realtà nei prossimi anni. Tra 25 anni, le modalità di produzione, acquisto e preparazione dei pasti saranno soggette a trasformazioni considerevoli. In base alle proiezioni degli esperti coinvolti da HelloFresh, si affermeranno 10 tendenze principali.

1. Pasti “comunitari”: le persone si riuniranno per gustare i prodotti provenienti dalle coltivazioni collettive, mentre le ricette di famiglia verranno tramandate attraverso database multigenerazionali. Grazie agli ologrammi, sarà persino possibile vivere esperienze culinarie virtuali con persone care lontane.

2. La fine della spesa settimanale: l’intelligenza artificiale e i servizi di box ricette a domicilio diventeranno la norma, permettendo di ricevere a casa tutti gli ingredienti necessari, nelle quantità precise per ciascuna ricetta. 

3. Abiti che coltivano cibo: entro il 2050, l’abbigliamento potrà diventare una fonte di autosufficienza alimentare. Grazie ai progressi nella scienza dei materiali, si diffonderanno capi in grado di coltivare cibo in mobilità, ideali per uno stile di vita nomade. Per esempio, un piumino riveste più funzioni: ogni tasca conterrà un sistema per produrre e conservare erbe aromatiche, micro-ortaggi o fonti di proteine vegetali.

4. L'agricoltura urbana: la produzione alimentare sarà sempre più integrata nel paesaggio urbano. Orti condivisi, coltivazioni verticali e gruppi di acquisto solidale trasformeranno quartieri e città in spazi produttivi. Le catene di approvvigionamento diventeranno sempre più locali, mentre regioni e nazioni lavoreranno per raggiungere una concreta autosufficienza alimentare.

5. Il cibo che assorbe gas serra, anziché emetterli: nel 2050, verranno consumati cibi capaci non solo di nutrire, ma anche di aiutare il pianeta. Diventeranno comuni alimenti in grado di assorbire gas serra dall’atmosfera: grazie all’agricoltura oceanica e all’acquacoltura sostenibile, mitili, ostriche e vongole diventeranno protagonisti delle diete: questi molluschi, infatti, immagazzinano CO2 nei gusci, rendendoli una risorsa alimentare altamente sostenibile.

6. Stop allo spreco alimentare grazie all’AI: entro il 2050, l’intelligenza artificiale pianificherà i pasti sulla base degli ingredienti disponibili sul mercato, riducendo gli sprechi a zero. Anche frutta e verdura “imperfette” verranno valorizzate, mentre gli scarti saranno trasformati in nuove pietanze tramite stampanti 3D.

7. Coltivazioni in evoluzione per il clima: il cambiamento climatico trasformerà le colture regionali. Alcuni frutti tropicali, come il mango e la papaya, popoleranno il Mediterraneo, nei paesi nordici si coltiveranno invece quinoa, soia e uva. La dieta si adatterà alle nuove condizioni ambientali. Anche il Regno Unito vedrà crescere coltivazioni di grano duro, agrumi e avocado, mentre in Scandinavia si affermeranno colture come il sorgo e i kiwi.

8. Riscoperta dei raccolti “antichi”: nel 2050 si tornerà alle origini con piante autoctone e resistenti come il dente di leone o il sorrel. Oltre a tutelare la biodiversità, queste colture dimenticate, spesso capaci di prosperare in terreni poveri e con condizioni climatiche difficili, arricchiranno il microbioma umano e renderanno l’agricoltura più resiliente ai cambiamenti ambientali.

9. I raccolti “di nicchia” diventano comuni: colture tradizionali africane e andine come il teff, il fonio e i fagioli marama entreranno nella quotidianità europea. Ricchi di nutrienti, naturalmente privi di glutine e adatti a climi imprevedibili, saranno sempre più presenti in piatti globali come insalate, porridge e zuppe. Ingredienti come il kiwicha e il kañihua, parenti della quinoa, troveranno spazio nelle colazioni, nei prodotti da forno e nei dessert.

10. Il cibo come medicina preventiva: gli assistenti AI ottimizzeranno porzioni ed ingredienti per migliorare benessere e prevenire malattie. Le ricette saranno su misura, affrontando specifiche condizioni e predisposizioni genetiche, rendendo l’alimentazione una forma di medicina preventiva integrata.

“È probabile che la nostra alimentazione nel 2050 presenti sostanziali differenze rispetto a quella attuale, sebbene non necessariamente secondo le aspettative comuni sottolinea Joseph Poore, climatologo presso l’Università di Oxford-. L’impatto dei cambiamenti climatici richiederà la diffusione di colture maggiormente resistenti alla siccità e alle alte temperature, molte delle quali erano già utilizzate dalle civiltà del passato. Sarà inoltre necessario adottare un regime alimentare con un minor apporto di prodotti di origine animale, al fine di contenere il riscaldamento globale. Questa transizione avrà benefici rilevanti sia per la salute umana sia per la sostenibilità ambientale”.

Fc - 50410

EFA News - European Food Agency
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