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CLARA MOSCHINI

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Suolo: la grande incognita dell'agricoltura italiana

Dibattito al Senato, in attesa della Carta in scala 1:100.000 e la Legge nazionale

“Il suolo è imprescindibile per chi fa agricoltura e lo è ancor di più per la nostra Nazione, che ha reso il suo agroalimentare una eccellenza globale. Una risorsa tanto fragile e preziosa, quanto poco conosciuta. Per questo, dobbiamo lavorare ad una legge che, per prima cosa, lo definisca sotto il profilo normativo, in modo univoco e coerente con i regolamenti dell’Unione Europea, al fine di ridurre al minimo le interpretazioni soggettive dei concetti alla base della legge, come "suolo sano", "degrado del territorio", "impermeabilizzazione". Così Luca De Carlo, presidente della IX commissione del Senato, in occasione della conferenza stampa Ritorno al suolo: dagli strumenti della Ricerca all'impegno delle Istituzioni, organizzata in collaborazione con il Crea, su iniziativa del Senatore stesso, che continua: “Al momento, in Italia, sul suolo intervengono numerose autorità pubbliche multilivello, con competenze diverse, finalizzate alla protezione di suoi differenti domini e funzioni. Nel rispetto della normativa, dobbiamo riuscire a far dialogare tutti gli attori che operano sul suolo allo scopo di migliorare le produzioni e salvaguardare l’ambiente nel suo complesso”.

I suoli coltivati italiani, a partire dal secondo dopoguerra, hanno perso tra il 2 e il 3% di sostanza organica con conseguenti danni ambientali e sociali. Basti pensare per esempio all’aumento del rischio idraulico, come dimostrano purtroppo le recenti alluvioni, i cui drammatici effetti sono sotto gli occhi di tutti, o ancora all’aumento dell’anidride carbonica in atmosfera, che amplifica gli effetti del cambio climatico, fino – ed è forse il dato più preoccupante per gli agricoltori – ad un calo delle produzione a livello planetario tra il 10 e il 15%. Oggi i 2/3 circa dei suoli coltivabili nel nostro Paese sono degradati; serve una maggiore programmazione dei sistemi agricoli e delle loro gestioni per assicurare ai nostri agricoltori al contempo produttività, reddito e salvaguardia delle risorse naturali.

Un obiettivo che si può ottenere, integrando i tradizionali campionamenti pedologici con approcci tecnologici innovativi e soluzioni di Intelligenza artificiale. Ed è proprio ciò che si propone la Carta dei suoli d’Italia in scala 1:100.000, uno strumento atteso da decenni dagli agricoltori e dagli addetti del settore, finanziato con fondi Pnrr dal Mase e dal Masaf e in corso di realizzazione da parte del Crea. Grazie alla Carta – prevista per la seconda metà del 2026 – ogni agricoltore potrà decidere più agevolmente quale sia la coltura più adatta al suo suolo, il sistema agricolo migliore, le lavorazioni da preferire, la gestione più opportuna. Con notevoli ricadute positive per produttività, reddito e ambiente.

“La Carta dei Suoli d’Italia in scala 1:100.000", dichiara Andrea Rocchi, presidente Crea, "rappresenta un obiettivo ambizioso per la nostra comunità scientifica e per il nostro Paese, frutto del coordinamento tra Crea, Masaf e Mase. Questo strumento pedologico non intende solo essere l’indispensabile base conoscitiva per un’agricoltura più sostenibile, resiliente e innovativa, ma rappresenta un motore di innovazione, grazie all’integrazione con piattaforme digitali, sistemi informativi territoriali e intelligenza artificiale, che permetterà una gestione predittiva e intelligente del suolo e del territorio. Il Crea", conclude, "è orgoglioso di contribuire a far fronte a questa sfida, mettendo il suolo al centro della ricerca, della politica agricola e dell’economia”.

E, sulla fondamentale importanza del suolo, si sofferma anche Mauro Uniformi, presidente Conaf, nel suo intervento: “Oggi siamo qui a parlare di futuro in agricoltura. Con lo sguardo ai prossimi decenni, le strategie dell’UE sintetizzate in ‘Farmers for Future UE’ puntano a garantire un futuro sostenibile all'agricoltura europea parlando di innovazione e di digitalizzazione. Sono analisi corrette e condivisibili, che però sono efficaci solo se affiancate dalla cura della cosa più preziosa che un agricoltore possiede: il suolo. Non è un caso, infatti, se da oltre 100 anni, lo studio del suolo e la chimica del suolo sono materie inserite fin dal 1929 nel Regio Decreto istitutivo dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali.Da un secolo, quindi, la difesa del suolo è un impegno per noi professionisti, che quotidianamente lavoriamo per mantenere il giusto quantitativo di sostanza organica, impiegando le tecniche agronomiche conservative e le conoscenze più moderne. Consci che mantenere un suolo sano significa anche conservare l'anidride carbonica atmosferica nel terreno, risorsa decisiva per il contrasto ai cambiamenti climatici”.

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EFA News - European Food Agency
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