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CLARA MOSCHINI

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Transizione digitale/2. Le opportunità del Pnrr

Tra i driver anche transizione green. E attenzione a cybersecurity e all'etica

Il rapporto dell’Osservatorio sulla Trasformazione Digitale dell’Italia realizzato da TEH-Ambrosetti in collaborazione con Fondazione Ibm Italia e Fondazione Eni Enrico Mattei, presentato oggi a Roma, ricorda che all’interno del PNRR, la trasformazione digitale è la seconda tra le sei missioni per dotazione finanziaria, con 40,7 miliardi di Euro a disposizione. Confrontando con gli altri Paesi europei beneficiari del Next Generation EU, l’Italia è il Paese che alloca il maggiore ammontare di fondi alla digitalizzazione, più della somma di Spagna, Germania e Francia messi insieme (38 miliardi di Euro). 

La transizione digitale dell’Italia rappresenta pertanto un’occasione unica di rilancio della produttività e quindi della crescita dell’Italia, l’unico Paese tra le principali economie dell’Unione Europea ad avere al 2021 un livello di PIL pro-capite inferiore rispetto ai livelli del 2000. 

Il PNRR rientra chiaramente tra i driver di accelerazione. Dalle stime di The European House – Ambrosetti, gli impatti strutturali abilitati dal PNRR sono estremamente rilevanti e potranno ammontare, nel 2027, al +1,9% del PIL annuo e rimarranno persistenti fino al 2036 (con un impatto cumulato potenziale del +13%). In particolare, la digitalizzazione della P.A. e la maggiore produttività delle imprese, abilitata dalle tecnologie e dal digitale, potranno pesare per il +1,2% annuo del PIL, fornendo quindi un importante impulso per il rilancio e la competitività del sistema-Paese.

Tra i fattori trasversali individuati dal Rapporto per rafforzare il processo di digitalizzazione vi è la relazione con la transizione green. Le nuove tecnologie digitali rendono infatti possibile un efficientamento dei consumi e dei processi: la strategia energetica italiana di lungo periodo prevede che la generazione elettrica dovrà passare dai 288 TWh del 2018 a 600-700 TWh entro il 2050, mentre quella prodotta da fonti rinnovabili da 117 TWh a 670 TWh, e la digitalizzazione renderà possibile tale crescita nella produzione elettrica. In particolare, le smart grid consentiranno un migliore monitoraggio dei consumi, sistemi di demand-response assicureranno stabilità alla rete di distribuzione, mentre la capacità di storage potrà essere aumentata ed aggiustata in tempo reale. Inoltre, le tecnologie digitali contribuiranno anche all’elettrificazione dei trasporti attraverso sistemi di “smart charging” e all’efficientamento dei processi produttivi delle aziende. 

Secondo il Rapporto inoltre, lo sviluppo del processo di digitalizzazione deve garantire la sicurezza nell’uso dei dati e delle tecnologie digitali. La progressiva digitalizzazione di servizi fondamentali per le società e l’economia rende infatti la cybersicurezza un’esigenza strategica. Nel complesso, si stima che l’attività di cybercrime generi un costo annuale globale pari a circa 6 trilioni di Dollari (circa l’1% del PIL mondiale) e che sia destinata ad aumentare fino a 10,5 trilioni di Dollari entro il 2025. 

Anche in Italia gli attacchi informatici sono sempre più frequenti, essendo cresciuti a un tasso annuo del +14,4% negli ultimi 10 anni, superando quota 2mila attacchi. Le conseguenze economiche per le imprese sono evidenti: nel 2021, i Cyber Attack hanno causato alle imprese italiane un danno cumulato di 4,1 miliardi di Euro.

Nel complesso l’Italia è vicina alla media europea in due indicatori su 3 (imprese che adottano misure per la sicurezza ICT, 11° in UE, e imprese che hanno definito o aggiornato le policy di sicurezza ICT negli ultimi due anni, 10°), mentre registra un posizionamento di eccellenza in termini di imprese che informano i dipendenti sugli obblighi di sicurezza ICT (73% delle imprese, 3° valore in UE). 

Infine, le modalità di sviluppo del processo di digitalizzazione devono garantire i principi di inclusione ed etica, per far sì che la transizione digitale non lasci indietro nessuno e non contribuisca ad ampliare ulteriormente i gap già presenti. Sul fronte dell’inclusione, in Italia si registrano numerosi divari, per esempio a livello di età (38 punti percentuali di differenza tra il tasso di utilizzo di Internet tra la popolazione in età lavorativa e quello degli over-65, il gap più ampio tra i competitor), livello di istruzione (il gap nel tasso di utilizzo tra persone con livello di istruzione basso e alto è il 22° più ampio nell’UE-27), territori (sia tra Regioni, sia tra aree più e meno urbanizzate).

Inoltre, occorre garantire principi di etica dal momento che le tecnologie digitali possono sollevare questioni di carattere etico, come nel caso dei bias dell’Intelligenza Artificiale, quando un algoritmo produce risultati sistematicamente pregiudicati a causa di ipotesi errate nel processo di apprendimento automatico che possono portare a discriminazione ed altre conseguenze sociali. 

agu - 27782

EFA News - European Food Agency
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