Intesa Sanpaolo /2. Boom olio e pasta baresi (+24%)
Crescita a due cifre anche per ortofrutta catenese (+12,2%) e caffè-confetterie napoletani (+10,7%)

Tra i altri distretti tradizionali del Mezzogiorno recentemente monitorati da Intesa Sanpaolo (leggi notizia EFA News) si osservano dinamiche molto differenziate, con variazioni comprese tra +24,5% e -18,2%: Olio e pasta del barese registra un incremento del 24,5%, sostenuti dalla domanda in Germania, Stati Uniti e Canada; Ortofrutta di Catania (+12,2%); Caffè e confetterie del napoletano (+10,7%); Ortofrutta del barese (+4,7%); Ortofrutta e conserve del foggiano (+1,4%); Alimentare napoletano (+1,2%); Mozzarella di bufala campana (+0,3%); Conserve di Nocera (0%); Alimentare di Avellino (-1%); Vini e liquori della Sicilia occidentale (-1,7%); Agricoltura della Piana del Sele (-3%); Agricoltura della Sicilia sud-orientale (-11%); Abbigliamento sud abruzzese (+20,4%); Calzetteria-abbigliamento del Salento (+6,4%); Concia di Solofra (+4,2%); Abbigliamento del barese (+0,3%); Calzature del nord barese (-1,8%); Abbigliamento del napoletano (-3,1%); Abbigliamento nord abruzzese (-5,1%); Calzature napoletane (-7,2%); Calzature di Casarano (-18,2%); Mobilio abruzzese (-5,1%).
Guardando alle filiere di specializzazione territoriale, l’agroalimentare si conferma l’unico motore di crescita con un aumento del 3,7%, mentre il sistema moda registra un calo del 2,8%, con flessioni particolarmente accentuate in alcuni distretti, e il sistema casa evidenzia la contrazione più marcata, pari al -13,3%, trainata dal Mobile imbottito della Murgia. Queste dinamiche sottolineano non solo la centralità dell’agroalimentare, ma anche l’urgenza per il sistema moda e per il sistema casa di investire in innovazione e comunicazione per riposizionarsi con successo nel segmento premium e rafforzare l’immagine dei marchi. A livello internazionale, infatti, brand e qualità del Made in Italy godono di un riconoscimento consolidato, e sono proprio su questi asset che le imprese distrettuali del Mezzogiorno devono puntare per restare competitive in mercati caratterizzati da una crescente pressione della concorrenza dei paesi a basso costo di produzione.
L’export verso i mercati maturi è rimasto sostanzialmente stabile (-0,2%), mentre i mercati emergenti crescono del +2,2%. I mercati lontani spingono (+4,4% i maturi; +4,6% gli emergenti) grazie a Stati Uniti (+4%), Arabia Saudita (+24,2%), Libia (+14,6%) e Repubblica di Corea (+5,3%), mentre i vicini mostrano andamenti più contenuti (+1,2% gli emergenti vicini; -1,5% i maturi vicini). Gli Stati Uniti restano un mercato di sbocco fondamentale, con l’11,5 % dell’export totale. Tuttavia, questo forte posizionamento espone le imprese del Mezzogiorno al nuovo corso della politica commerciale americana. Per questo diventa strategico diversificare ulteriormente le destinazioni, potenziando l’ingresso in aree a più elevata crescita e sfruttando al meglio eventuali nuovi accordi commerciali, in modo da ridurre la dipendenza da singoli mercati e consolidare la propria resilienza.
In sintesi, il Mezzogiorno chiude il 2024 con una crescita moderata e disomogenea, trainata dall’agroalimentare e dal farmaceutico di Napoli, mentre sistema moda, sistema casa e gli altri poli tecnologici mostrano alcune fragilità. Per rinvigorire la crescita sarà cruciale intensificare gli investimenti in innovazione e digitale, rafforzare il brand e la qualità dei prodotti e diversificare ulteriormente i mercati di sbocco verso aree meno esposte a barriere tariffarie e rischi protezionistici, puntando su nicchie ad alto valore aggiunto.
EFA News - European Food Agency