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CLARA MOSCHINI

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Sostenibilità, in Italia il 74% delle aziende agricole adotta una pratica circolare

Osservatorio Food sustainability del Politecnico di Milano: collaborazioni e relazioni per un sistema agroalimentare più sostenibile

Il mondo agricolo italiano si trova oggi ad affrontare una molteplicità di sfide economiche, sociali e ambientali: incrementare il reddito per gli agricoltori, rendere il settore più attrattivo, soddisfare una domanda alimentare in crescita e far fronte all’aumento dei costi. E poi, è necessario ridurre le pressioni sul suolo, tutelare le risorse idriche e la biodiversità, adattarsi a condizioni ambientali sempre più estreme e imprevedibili, contrastando le perdite agricole e gli sprechi alimentari. 

Di questo, e delle possibili soluzioni alle problematiche, si è occupata la ricerca dell'Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano, presentata oggi durante il convegno “Sostenibilità al plurale: strategie e relazioni per la filiera agroalimentare in trasformazione”. L'edizione 2024-25 dell'Osservatorio è stata realizzata con il supporto di Conai, Fratelli Beretta, Gruppo Nestlé in Italia, GS1 Italy, SOFTline, Yara Italia e con il patrocinio di: Assolombarda, Comune di Milano-Food Policy, Fairtrade Italia, Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare Onlus, Legambiente Lombardia.

In Italia, spiega la ricerca, l’adesione alle strategie circolari è già molto alta: il 74% delle aziende agricole adotta almeno una pratica circolare, basata sull’uso sostenibile e rigenerativo delle risorse naturali, per prevenirne l’esaurimento e ridurne lo spreco. Prime su tutte, ci sono pratiche rigenerative, come agricoltura integrata, conservativa, tutela della biodiversità o mantenimento degli ecosistemi (adottate nel 53% dei casi). 

"Per avanzare nella transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili, sarà indispensabile adottare approcci condivisi e inclusivi, capaci di coinvolgere tutti gli attori della filiera -osserva Raffaella Cagliano, responsabile scientifico dell’Osservatorio food sustainability-. Nessuno deve essere lasciato indietro, a partire dagli agricoltori fino ai consumatori e cittadini: questo potrà accadere lavorando sulle collaborazioni, sulla valorizzazione delle relazioni, sullo sviluppo di approcci multi-dimensionali, ma soprattutto con il supporto dell’innovazione”.

A questo si aggiungono gli input produttivi circolari, come l’uso di materie prime ricavate da scarti di processo, acqua riutilizzata ed energia da fonti rinnovabili (48%) ma anche la valorizzazione delle eccedenze di produzione, inclusi il recupero, la donazione e la ritrasformazione (38%); la valorizzazione degli scarti e delle biomasse come materie prime nell’industria, fertilizzanti agricoli o altre applicazioni (33%). 

"L’importanza delle collaborazioni di sistema emerge con forza, ad esempio, nell’ambito delle iniziative a livello urbano come gli Hub Aiuto Alimentare del Comune di Milano -spiega Marco Melacini, responsabile scientifico dell’Osservatorio food sustainability-. Nel 2024, è stato recuperato il 25% in più di eccedenze alimentari rispetto al 2023: 795,3 tonnellate di cibo, distribuite a 14.973 nuclei familiari per un totale di oltre 126mila persone e 3.867 minori in condizioni di vulnerabilità”. 

L’adozione di pratiche circolari avviene con modalità differenti a seconda della dimensione aziendale, anche se le distanze sono inferiori rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare: sono presenti nell’82% delle imprese molto grandi, contro il 77% delle grandi, il 76% delle medie e il 73% delle piccole.

Dalla produzione alla distribuzione, nella transizione sostenibile dei sistemi alimentari, una delle strade percorribili è quella dei modelli di filiera corta, che fanno leva sulla prossimità geografica, relazionale e informativa. Oggi i Gas (Gruppi di acquisto solidale) si configurano come possibile alternative ai canali distributivi tradizionali: i consumatori li prediligono per la maggiore attenzione ai valori etici e sostenibili, ma la GDO continua a dare maggiori garanzie dal punto di vista del risparmio e facilità d’acquisto. I due modelli possono convivere. 

Al centro del dibattito sulla sostenibilità, c’è il packaging alimentare, visto come uno dei grandi nemici dell’ambiente. Ma è tutt’altro che semplice giudicarne l’impatto ambientale: non si possono, infatti, considerare solo i rifiuti che genera, ma anche le funzioni essenziali di protezione, conservazione, trasporto e comunicazione del cibo, contribuendo anche a ridurre gli sprechi alimentari. Oggi è fondamentale ripensare l’imballaggio dei prodotti alimentari in chiave circolare, tracciabile e sostenibile, conciliando la tutela ambientale, con la riduzione degli sprechi e qualità del prodotto.

“Il passaggio da una visione fortemente ‘ambientale’ della sostenibilità a un approccio più multi-dimensionale, che tiene cioè in conto gli aspetti economici e sociali, non è affatto scontato – spiega Chiara Corbo, Direttrice dell’Osservatorio Food Sustainability-. Non può esserci vera sostenibilità se non si preservano, oltre all’ambiente, la competitività, la redditività e l’attrattività dell’agricoltura”.

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EFA News - European Food Agency
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