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CLARA MOSCHINI

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Sostenibilità/2. Economia circolare come approccio principale in agricoltura

Osservatorio Polimi: filiera corta, gdo e gruppi di acquisto solidale, packaging sono le sfide del futuro

Gli agricoltori italiani stanno fronteggiando le pressioni economiche e ambientali dotandosi di un insieme di strumenti diversificati in cui l’economia circolare si afferma come principale approccio alla base del buon funzionamento del sistema agroalimentare. Lo sostiene l'Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano presentato oggi durante il convegno “Sostenibilità al plurale: strategie e relazioni per la filiera agroalimentare in trasformazione” (leggi notizia EFA News). 

“Nell’agricoltura italiana, nuovi prodotti come pannelli isolanti realizzati con la pula di riso, cibi ad alto valore nutrizionale processati nel post-raccolta, tecnologie innovative per il recupero energetico e il compostaggio, si affiancano a pratiche agronomiche consolidate, come le lavorazioni senza aratura - spiega Paola Garrone, responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability-. Il filo rosso che collega tutte queste azioni è l’economia circolare: si riusano eccedenze e sottoprodotti, si riciclano e recuperano gli scarti, si tutela e migliora il ‘capitale naturale’. Questo approccio è da sempre alla base del buon funzionamento del sistema agroalimentare, ma oggi l’impiego delle pratiche tradizionali va ottimizzato, studiandole a fondo e integrandole tra loro e con pratiche e strumenti innovativi”. 

Analizzando nello specifico le pratiche di agricoltura rigenerativa, il 45% delle aziende adotta strategie di agricoltura integrata, il 38% di agricoltura conservativa, il 20% si schiera per la tutela della biodiversità e il 16% realizza attività dirette al mantenimento degli ecosistemi. 

Filiera corta e GDO

Le filiere corte si configurano come possibile “alternativa” ai canali distributivi tradizionali. Un esempio concreto viene dal confronto tra i consumatori dei Gruppi di acquisto solidale e della grande distribuzione organizzata. L’indagine evidenzia che a partecipare ai Gas sono soprattutto i consumatori che danno priorità a valori etici e di sostenibilità, in particolare alla volontà di mantenere rapporti diretti con i produttori e promuovere l’agricoltura sostenibile. Chi attribuisce maggiore importanza alla stagionalità e alla qualità degli alimenti tende a essere più soddisfatto dell’esperienza nei Gas, mentre chi la dà alla maggiore facilità di acquisto è più soddisfatto degli acquisti nella gdo. 

“Entrambi i modelli presentano margini di miglioramento, e l’uno potrebbe ‘imparare’ dell’altro -spiega Federico Caniato, responsabile scientifico dell’Osservatorio Food sustainability-. Sia i partecipanti ai Gas sia i clienti della gdo hanno esigenze in termini di sostenibilità e convenienza, seppure con livelli di priorità differenti. Di conseguenza, i Gas potrebbero trarre vantaggio dal miglioramento della convenienza e della praticità per attrarre più partecipanti ed aumentarne la soddisfazione, mentre la gdo potrebbe evolversi integrando in modo più autentico e visibile le istanze di sostenibilità ambientale ed etica, rispondendo così alle aspettative di una fetta crescente di consumatori sensibili a questi temi”.

Filiera corta e misurazione della sostenibilità

Le filiere corte puntano anche a valorizzare la prossimità informativa costruendo una supply chain più trasparente e riducendo le asimmetrie informative. Ma si tratta di un processo complesso: sono 87, infatti, le metodologie e gli strumenti disponibili. I più diffusi sono i framework di indicatori (46), misurabili e organizzati in categorie per monitorare la sostenibilità, seguiti dai metodi multi-criterio (18), indici di sostenibilità che combinano diversi indicatori in un unico punteggio per restituire una visione più sintetica (9), framework metodologici che forniscono principi generali e linee guida senza definire procedure di misurazione specifiche (4), metodi basati sul Life-Cycle Assessment (4) e strumenti operativi (6), ossia software o tool pratici pensati per misurare aspetti specifici e spesso circoscritti della sostenibilità.

Il packaging alimentare

Il packaging alimentare è al centro del dibattito sulla sostenibilità, visto come uno dei grandi nemici dell’ambiente. Genera rifiuti e impatti ambientali, ma svolge anche funzioni essenziali: protegge, conserva, trasporta e comunica il prodotto, contribuendo anche a ridurre gli sprechi alimentari. La metodologia di Analisi del Ciclo di Vita (LCA) che valuta gli impatti ambientali del prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita aiuta a confrontare soluzioni diverse e a progettare soluzioni migliorative. 

Già diverse aziende agroalimentari italiane la utilizzano per valutare i propri imballaggi e Conai ne promuove attraverso l’EcoD Tool, uno strumento semplificato che supporta l’eco-design e facilita la transizione verso soluzioni a minore impatto. 

“Parlare di packaging sostenibile significa capire come ogni scelta progettuale si traduca in impatti concreti nel contesto reale del consumo -afferma Barbara Del Curto, responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability-. Servono strumenti solidi, dati affidabili, collaborazione tra attori e una visione integrata che tenga insieme ambiente, economia e società. In questa direzione vanno anche le politiche europee: il Green Deal e il nuovo Packaging and Packaging Waste Regulation chiedono di ripensare l’imballaggio in chiave circolare, tracciabile e sostenibile, conciliando tutela ambientale, riduzione degli sprechi e qualità del prodotto”.

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EFA News - European Food Agency
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