Il vino al tempo di climate change e AI: convegno ad Artimino
Accademici e operatori del settore a confronto all'evento della Fondazione Olmo

Di convegni sul vino se ne svolgono a decine ogni anno. L'evento tenuto martedì 24 giugno per iniziativa della neonata Fondazione Olmo ha avuto tuttavia il pregio e l'originalità di affrontare l'argomento a 360 gradi, con approccio interdisciplinare, partendo dai risvolti scientifici fino ad arrivare a quelli psico-sociali, passando per il marketing. Nella splendida cornice tardo-rinascimentale di Villa La Ferdinanda, immersa nei vigneti di Artimino (PO), si è tenuta la giornata di studi sul tema "Il vino alla svolta tecno-culturale: nuove intelligenze, nuovi saperi, nuove competenze per i nuovi consumatori".
Tra i tanti messaggi giunti dai relatori (scienziati, enologi, sommelier, imprenditori, esperti di comunicazione), emerge un filo rosso: non esiste prodotto resistente alle mode e ai cambiamenti epocali quanto il vino, tuttavia, la rivoluzione tecno-antropologica di questi anni deve indurre a una riflessione corale, che chiama in causa tutte le categorie a vario titolo coinvolte nella produzione o nel consumo di vino.
Dopo il saluto istituzionale del presidente della Fondazione Olmo Annabella Pascale, sono intervenuti Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi e Attilio Scienza, professore emerito dell’Università di Milano e punto di riferimento internazionale per la genetica della vite. Sono seguiti gli interventi di: Luca Toninato, esperto di viticoltura di precisione e tecnologie satellitari; Guido Di Fraia, docente Iulm e specialista di intelligenza artificiale applicata alla cultura d’impresa; Franco Achilli, architetto e docente di visual identity, con una riflessione sull’antropologia del Genius Loci vitivinicolo.
Come messo in rilievo dal professor Scienza, tutta la storia - antichissima - della viticoltura italiana ed europea è fondata su una "tradizione", che, etimologicamente parlando, si fonda sia sul "trasmettere" e "tramandare" sia sul "tradire". Parliamo, dunque, di una storia costellata di cesure nette con il passato, la cui memoria si perde nella notte dei tempi. "Senza le ricerche di Lavoisier, Pasteur e Mendel non berremmo i vini che beviamo adesso", ha osservato lo studioso. Nessun vino assaporato oggi sarà uguale a un vino del secolo precedente, eppure parliamo sempre della stessa identica bevanda, consumata in ogni epoca a scopi di socializzazione, di festa oppure di "consolazione" delle pene della vita.
Pochi sanno, ha osservato Scienza, che in Italia "sono pochissimi i vitigni autoctoni": tra questi l'Aspirinio, il Lambrusco Sorbara, l'Entantio. Spicca quindi il caso del Sangiovese che, originario della Calabria e della Puglia, ha trovato "prestigio e qualità" sulle colline toscane. Vi sono poi due grandi temi di attualità che si intrecciano: secondo il professor Scienza, l'intelligenza artificiale dovrebbe essere in grado di favorire la creazione di "vitigni resistenti al cambiamento climatico" e con una speranza di vita più lunga degli attuali 20-25 anni.
Nel pomeriggio, nell’ambito del tema “Comunicazione, marketing e nuovi scenari di consumo” sono state esplorate le nuove dinamiche di consumo e comunicazione del vino. Alberto Mattiacci, ordinario di Marketing alla Sapienza, ha analizzato il branding vitivinicolo nell’era digitale. Il professor Vincenzo Russo, tra i massimi esperti italiani di neuromarketing, ha affrontato il ruolo delle neuroscienze nel comportamento d’acquisto.
Il brand e l'immagine sono fondamentali sia nella scelta, sia nella percezione, sia nella scelta di un prodotto, compresi i prodotti vitivinicoli. Come spiegato a EFA News dal professor Russo, gli esseri umani sono "più macchine emotive che pensano", che non "macchine pensanti che si emozionano. Il nostro cervello è deputato ad attivarsi emotivamente, lasciandosi condizionare dalle stimolazioni esterne, capaci a sua volta di influenzare il gusto di un prodotto". Pertanto, quasi inevitabilmente, in un test di mercato, il consumatore percepirà come migliore il vino presentato come da 45 euro, rispetto a quello da 5 euro, pur trattandosi dello stesso prodotto. "Il cervello dei non esperti di vino è più emotivo", ha detto Russo durante la sua relazione. "Il non esperto guarda il grado alcolico, la certificazione biologica, la capienza della bottiglia. Il 70% delle etichette che vediamo sono fortemente autoreferenziali e non raccontano quello che i consumatori cercano". Persino la musica di sottofondo può condizionare la percezione del consumo del vino. Allora, "con vini corposi meglio musica a bassa frequenza, con alta frequenza meglio i prosecchi", ha spiegato il professor Russo.
A seguire, Gabriele Gorelli MW, primo italiano a ottenere il prestigioso titolo di Master of Wine, ha offerto una lettura sui trend globali del gusto, mentre Vanni Codeluppi, sociologo dei consumi, ha chiuso con una riflessione su nuovi modelli sociali e culturali. Le conclusioni sono state affidate a Vincenzo Ercolino, coordinatore della Fondazione Giuseppe Olmo e figura di riferimento del settore vitivinicolo italiano.
Soddisfazione è stata espressa per il buon esito del convegno da Annabella Pascale, che a EFA News ha ricordato la genesi della Fondazione Olmo, avviata nel marzo scorso "per divulgare cultura a tutti i livelli", prendendo il nome "da mio nonno Giuseppe Olmo, che è stato ciclista negli anni '30, riportando il record dell'ora nel Giro d'Italia e partecipando alle Olimpiadi di Los Angeles 1932". Dopo la guerra, Olmo si dedicò alla produzione di gomma e poliuretano. "Artimino rappresenta una delle sue ultime sfide", ricorda la nipote. "Acquistò la tenuta nel 1989, tre anni prima di morire", con il progetto di offrire un 'santuario' per tutto ciò che riguardi, agricoltura, arte o storia, con l'intento di sviluppare, in modo particolare l'ambito "turistico" e "vitivinicolo".
EFA News - European Food Agency