Settimana cruciale per il cognac francese (e per l'alcol Ue)?
Il 5 luglio scade il termine per l'indagine antidumping di Pechino: senza accordo rischio dazi al 39% permanenti

Quella appena iniziata potrebbe essere una settimana cruciale per il cognac francese in Cina. Si avvicina sempre più, infatti, la data considerata fatidica del 5 luglio, sabato prossimo, quando Pechino dovrà concludere la sua indagine antidumping aperta a gennaio 2024 (leggi notizia EFA News).Se non si troverà un accordo entro quella data, sostengono gli esperti, probabilmente la Cina renderà permanenti i dazi antidumping del 39% imposti sui brandy europei, il 98% dei quali è Cognac.
Se la data del 5 luglio passerà senza un accordo, i dazi diventeranno permanenti e potrebbero diventare veramente difficili da rimuovere, in quanto sottolineerebbero il mancato raggiungimento di un accordo sui veicoli elettrici, l'altro lato della medaglia su cui pechino sta facendo leva per forzare il blocco. Eppure, dicono i bene informati, non tutto sarebbe perduto: la Cina, infatti, potrebbe mettere ancora più pressione su Bruxelles ritardando la decisione finale fino al vertice UE-Cina del 24-25 luglio.
Una quindicina di giorni fa la Francia ha provato ad "ammorbidire" le autorità cinesi con una serie di incontri politici a Parigi e di discussioni tecniche a Pechino fatte apposta per vedere di porre termine (anticipato) alla controversia commerciale che da tempo riguarda i due Paesi per il cognac. Per tentare di smuovere le acque, almeno quelle transalpine, i rappresentanti dei produttori francesi hanno suggerito prezzi minimi per le esportazioni in Cina compresi tra 20 e 300 dollari al litro (leggi notizia EFA News).
Si tratterebbe, hanno detto le autorità presenti agli incontri, di un'offerta iniziale che, come tale, sembra essere stata rispedita al mittente. Come ha dichiarato il ministro delle Finanze francese, Eric Lombard al termine degli incontri, i colloqui con il vicepremier cinese He Lifeng "non hanno portato a una soluzione nella disputa commerciale tra Francia e Cina riguardante il cognac". Lombard ha tuttavia precisato che "la porta rimane aperta per ulteriori discussioni".
Ecco che, dunque, assume sempre più importanza la data del 5 luglio, vero snodo per la questione alcol Ue e cognac Francia, industria che, da sola, sostiene di aver perso 50 milioni di Euro a febbraio 2025 proprio a causa delle resistenze della Cina. Una cifra che, sempre secondo i produttori francesi, sarebbe raddoppiata nei mesi a venire, fino a oggi, soprattutto per colpa del mercato cinese del travel retail, di fatto chiuso al cognac francese.
Le preoccupazioni circa un possibile accordo si fanno sempre più forti anche perché i produttori francesi sono ormai convinti che Pechino stia utilizzando il loro cognac per "spingere" l'Ue a un ammorbidimento sui dazi sulle esportazioni cinesi di veicoli elettrici in Europa: secondo la commissione Ue il settore è oggetto di dumping tanto che l'Europa colpisce il comparto con una tariffa del 50%.
La Cina, secondo gli esperti, starebbe usando in questa materia quella che si chiama "brinkmanship": punisce un prodotto europeo "simbolico", come l'alcol e in particolare il cognac francese, sapendo che questa tattica avrà un effetto minimo sulla propria popolazione. Mentre, infatti, il cognac è la principale categoria di alcolici occidentali in Cina, gli alcolici di lusso importati rappresentano solo il 4% circa del mercato totale cinese. A "rimanerci male", dunque, per l'aggravio dei costi, darebbe solo un'élite.
La Cina, dal canto suo, ha invece una posizione di leader nel mercato europeo dei veicoli elettrici: in questo senso Pechino ha il coltello dalla parte del manico nei negoziati che l'Ue sta conducendo per ridurre le emissioni e i conseguenti cambiamenti climatici. L'Ue, dicono gli esperti, sarebbe pronta a sostituire i dazi sui veicoli elettrici con impegni di prezzo minimo per l'alcol, proprio come quelli proposti pochi giorni fa dai francesi alla Cina sul cognac. .
EFA News - European Food Agency