Dazi, il grande compromesso del 15%
Intervista esclusiva con Sara Armella, esperta di diritto doganale: domani attesa la sentenza della Corte d'Appello Usa sulle tariffe

"Il 15% è un grande compromesso". Lo sostiene Sara Armella, avvocato, docente di diritto doganale alla Bocconi e alla Statale di Milano, considerata uno dei cento più importanti esperti in diritto doganale a livello mondiale, cercando di spiegare in maniera semplice e diretta quanto sta avvenendo (di complicato) nell'universo del business tra Ue e Stati Uniti. Partendo, ovviamente, dalla conclusione del cosiddetto "accordo scozzese" con tariffe al 15% (leggi notizia EFA News).
"Avremo tutti desiderato stare sul 10% per una serie di ragioni -prosegue l'esperta-. Prima di tutto, perché il 10% è un aliquota che è stata considerata accettabile per il Regno Unito e noi, rispetto al Regno Unito, siamo un gruppo diciamo così di paesi più importanti per gli Stati Uniti. Siamo il primo mercato dei consumatori a cui gli Usa vendono moltissimo in termini di servizi. Siamo, insieme agli Stati Uniti, il 44% del prodotto interno lordo mondiale. Quindi, forse, ci si poteva aspettare qualcosa di meglio e di più ambizioso".
La situazione, al momento, sembra chiusa anche se, pur se molti se ne sono dimenticati, sui dazi pesa una sentenza della Corte federale Usa che, il 29 maggio scorso, li ha definiti illegittimi. Un dettaglio non da poco, visto che la stessa Corte ha fissato per domani, giovedì 31 luglio, l’udienza definitiva, in cui deciderà sulla questione e in cui verranno ascoltate le parti in causa. "Potrebbe cambiare qualcosa ma poi è possibile ci sia il rinvio alla Corte Suprema. per cui questo di domani potrebbe risultare comunque comunque uno step intermedio".
Cosa comportano queste tariffe al 15%? "Questo 15% sostituisce il 10% applicato finora, deciso ad aprile scorso nel senso che ingloba anche quelle tariffe che c'erano prima del Liberation Day -puntualizza Armella-. Cioè, se prima su alcuni prodotti si applicava un 3% o 4%, a cui si sommava poi il 10%, oggi invece si applica un 15%, tariffa globale.
Sarò l'ultimo atto di questa diatriba? "Potrebbe non essere ancora finita -ribatte Armella-. Si può dire che almeno questa fase si sia conclusa ma, come sta succedendo per esempio in Giappone, sono iniziate le polemiche per capire esattamente cosa comprendono i dazi siglati, cioè cosa è incluso e cosa escluso dall'accordo firmato. Questo perché, normalmente, per fare questo tipo di accordi sono necessari anni. Quando, invece, come in questo caso, si fanno così rapidamente, così velocemente sulla spinta dell'emergenza che Trump ha voluto dare, ecco che chiaramente diventano degli accordi molto generici".
Per quanto riguarda l'agroalimentare, per esempio, come sappiamo l'aliquota flat si estende anche alla filiera agricola assorbendo i dazi preesistenti: in alcuni casi, come per i prodotti lattiero-caseari e l'olio extravergine d'oliva tricolore, si arriva a un impatto nullo. Il vino, salvo un'esenzione ancora da confermare, rischia un incremento dei dazi rispetto all'attuale soglia del 2,5%.
Un cambio non da poco. "Il 75% dei prodotti italiani, dal 1° agosto -spiega l'esperta-, passa da un dazio zero o inferiore al 5% al nuovo dazio del 15%. Teniamo presente che, prima della guerra commerciale, l’aliquota media statunitense sui prodotti europei era dell’1,47%, circa il 50% dell’export italiano verso gli Stati Uniti, prima di aprile, entrava duty free, mentre il 25% aveva un dazio molto basso, compreso tra lo 0 e il 5%. Il dazio sul prosciutto, per esempio, passa dal 6,4% applicato fino a inizio aprile al 15%, dal 1° agosto; gli abiti passano dallo 0 al 15%, così come molte macchine agricole. Questo perché, nell'ottica trumpiana, anche attraverso il settore agroalimentare si sta giocando questa partita importante dal punto di vista commerciale
Per quanto riguarda le prospettive Armella preconizza: "Trump ha abbracciato questa politica portata avanti come una bandiera ma, probabilmente, cercherà di trovare maggiori appigli politici, magari passare attraverso il Congresso e utilizzare altri strumenti che sono consentiti dalla normativa americana per introdurre i dazi".
EFA News - European Food Agency