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CLARA MOSCHINI

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Psa. Calderone (Assica): "Ragionevole parziale riapertura in Giappone"

"Commissario Filippini sta facendo un ottimo lavoro. Dazi? Stimiamo calo del 10%"

Un mercato internazionale tra luci e ombre quello dei salumi italiani. A fronte dei dazi americani in arrivo, sullo sfondo si prospettano riaperture di mercati importanti come quello giapponese, pregiudicato per parecchio tempo dalla Psa. Il complesso scenario è stato illustrato a EFA News da Davide Calderone, direttore dell'Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi (Assica).  

Dottor Calderone, è possibile fare in sintesi un punto della situazione sul piano epidemiologico della Psa in Italia?

Come sappiamo, la situazione non è semplice. Si riscontra un aumento dei casi tra i suini selvatici nelle Province di Parma e Reggio Emilia, sul versante appenninico. Si stanno parecchio  intensificando le attività di ricerca delle carcasse, così come le iniziative di contenimento che il commissario all'emergenza Psa Giovanni Filippini sta portando avanti. 

Si può già trarre un bilancio del lavoro del commissario Filippini?

Per quanto ci riguarda, il commissario sta facendo un ottimo lavoro, in condivisione con la Commissione Europea. Ovviamente noi siamo preoccupati nel momento in cui ci sono zone sottoposte a restrizione che ricomprendono anche stabilimenti di trasformazione: questo comporta una serie di limitazioni all'export verso i Paesi terzi da parte degli stabilimenti che stanno soffrendo questa situazione ormai da tempo. Tutto questo Filippini lo sa bene, quindi auspichiamo un'accelerazione ancora maggiore delle attività di contenimento per arrivare alla fase successiva della strategia che è quella di ridurre le zone infette. Per evitare una maggiore diffusione, la peste suina africana si combatte anticipandola non rincorrendola. Dal confine esterno delle zone infette, bisogna andare verso l'interno, ripulendo i territori da tutte le le carcasse, proprio per evitare che il virus rimanga nell'ambiente: riteniamo questa sia una strategia corretta ma che necessita del suo tempo. Non ci aspettiamo miracoli ma riteniamo sia l'approccio giusto.

Sul piano internazionale, quali mercati sono stati riaperti e quali prospettive ci sono?

C'è un un mercato importantissimo verso il quale sono in corso trattative avanzate: mi riferisco al Giappone, che già lo scorso anno ha riaperto ai prodotti cotti, che in quanto tali, contengono in sé un elemento di inattivazione virale. Il Giappone è uno di quei Paesi che chiedono garanzie aggiuntive rispetto a quelle offerte dall'Unione Europea per il proprio mercato interno. La richiesta di Tokyo è motivata dall'esigenza di aumentare il numero degli stabilimenti abilitati, che, al momento sono solo cinque, quindi non certo sufficienti. E' altrettanto importante la trattativa in essere per riaprire il mercato ai prodotti crudi, stagionati, a lunga stagionatura (prosciutti in particolare) sulla base delle garanzie che questo processo produttivo può dare e rispetto alle indicazioni del nostro Paese. Le norme giapponesi sono complesse ma direi che le nostre autorità competenti, ministero della Salute in primis, stanno mettendo in campo misure importanti e ci fanno ben sperare. Da qui alla fine dell'anno è ragionevole pensare che possiamo arrivare alla riapertura del mercato giapponese almeno ai prodotti a lunga stagionatura, come appunto i prosciutti. Altri Paesi che, al contrario, non accennano a riaprire, né a cambiare approccio, sono in particolare la Cina dove le normative (o, quanto meno, l'atteggiamento) è nel segno della chiusura e questo è un elemento di complicazione. Da segnalare positivamente, per quanto sia un mercato piccolo, la Thailandia, dove, a fatica, è stato raggiunto un accordo sulla base di determinate garanzie. Altrove abbiamo altre limitazioni che stiamo cercando di limare ma sicuramente non sono percorsi facili.

Il comparto rischia di risentire dei dazi americani: qual è la linea di Assica su questo punto?

Quello americano è un mercato estremamente importante che l'anno scorso ha visto una crescita molto interessante, quindi adesso, con i dazi, sarà sicuramente un mercato dove aumenteranno le difficoltà. É chiaro che il 25% è un dato comunque molto elevato. Ci saranno sicuramente ripercussioni commerciali importanti, chiaramente le aziende non riescono ad assorbire questo valore: si tratterà di capire come reagirà il mercato agli aumenti di prezzo nel breve periodo e chi dovrà accollarsi questi aumenti tra imprenditori, intermediari e consumatori. Per un Paese esportatore come il nostro, sicuramente non è una notizia positiva. Ecco perché abbiamo stimato una possibile perdita del 10% sul mercato americano ma si tratta di una stima pura e semplice, dobbiamo capire all'atto pratico cosa succederà. Del resto, nei mesi scorsi abbiamo già riscontrato un calo rispetto allo scorso anno, legato, come si dice, proprio all'incertezza ma anche al timore e agli aspetti economici che comunque il dazio al 10% ha comportato, anche perché non dobbiamo dimenticarci da aprile stiamo pagando un 10% che prima non c'era.

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EFA News - European Food Agency
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