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CLARA MOSCHINI

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Confcommercio, le spese obbligate salgono del 42,2%

Le "non comprimibili" come l'energia costano 9.300 euro agli italiani: più complesse le "commercializzabili" come il food. Unc: dati gravi

Le spese obbligate, cioè quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni, continuano a pesare sempre di più sui bilanci familiari. Nel 2025 arrivano a rappresentare il 42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995. È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie italiane nel periodo 1995–2025, che parla di “una dinamica ormai strutturale, che riduce sempre di più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna”. In trent'anni, dal 1995 al 2025, fa notare il report di Confcommercio, la quota di consumo ad essi destinata è passata dal 37% al 42,2%

In termini monetari, a fronte di una spesa pro capite complessiva di 22.114 euro, oltre 9.300 euro sono assorbiti da spese non comprimibili. Tra queste primeggia come sempre l’abitazione (5.171 euro, +109 euro rispetto al 2024), seguita da assicurazioni e carburanti (2.151 euro) ed energia (1.651 euro). 

A rendere sempre più gravoso il peso delle spese obbligate è la dinamica dei prezzi: dal 1995 ad oggi il loro indice è cresciuto del 132%, più del doppio rispetto a quello dei beni commercializzabili (+55%). In particolare, l’energia, nonostante il rallentamento del 2025, ha visto i suoi prezzi aumentare del 178% in trent’anni.

Sul versante dei commercializzabili, invece, se da un lato i servizi (come ristorazione, turismo, tempo libero) mostrano segnali di recupero (+134 euro pro capite), dall’altro i beni tradizionali (alimentari inclusi) registrano un’ulteriore flessione (-57 euro). 

Una tendenza che, insieme alla riduzione demografica e al cambiamento delle abitudini di consumo, richiede attenzione: per rilanciare la domanda interna "è necessario rimuovere gli ostacoli che comprimono la libertà di spesa, a partire dal contenimento dei costi fissi e dalla tutela del potere d’acquisto".

“Per le famiglie italiane il costante aumento delle spese obbligate è un forte ostacolo alla ripresa dei consumi -commenta il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli-. Occorre agire su tariffe e fiscalità per rafforzare il potere di acquisto e rilanciare la crescita economica del nostro Paese”.

"Dati gravi e preoccupanti", invece, li cataloga   Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. "È una denuncia -spiega Dona- che stiamo facendo almeno dal 2002, da quando è arrivato l'euro. E questa è una delle ragioni per le quali il ceto medio è diventato sempre più povero" 

"Le spese obbligate, a cominciare dalle bollette di luce e gas -prosegue Dona-, sono rincarate in modo insostenibile e molto più degli stipendi, rimasti invece al palo. Di conseguenza il potere d'acquisto delle famiglie si è ridotto: è evidente che in questo contesto le spese voluttuarie e facoltative ne risentono e sempre più famiglie sono costrette a rinunciarvi, con effetti deleteri sui consumi, che rappresentano il 60% del Pil. Per questo il Governo dovrebbe invertire la rotta, ripristinando ad esempio gli sconti in bolletta che aveva messo il Governo Draghi". 

"Non basta -conclude Dona- dare un contentino di 200 euro una tantum ai meno abbienti, si tratta di ridurre in modo permanente la tassazione su luce e gas che non ha eguali in Europa, ad esempio portando tutta l'Iva sul gas almeno al 10% e azzerando la gran parte degli oneri di sistema. Invece di pensare di ridurre l'Irpef, unica imposta progressiva rimasta, bisogna ridurre quelle imposte che colpiscono tutti in egual misura, indipendentemente dalla capacità contributiva, come le accise sui carburanti o sulle bollette".

Fc - 52879

EFA News - European Food Agency
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