Sorpresa: l'etichetta "Made in Italy" non paga più
Regge l'icona tricolore per l'incentivo all'acquisto. Ancora buone le performance dei prodotti Doc, Dop e Docg

L'italianità delle etichette non basta più per garantire buoni affari. Secondo la recente indagine dell'Osservatorio Immagino di GS1 Italy, i prodotti Made in Italy hanno vissuto un 2024 all'insegna della stagnazione, con vendite in lieve aumento (+1,2%) ma volumi in lieve flessione (-0,7%). Tali referenze hanno prodotto un giro d'affari di oltre 11,6 miliardi di euro.
Secondo l'analisi dell'Osservatorio Immagino, non sono bastati né l'aumento della pressione promozionale (31,3% rispetto al 30,4% del 2023), né la crescita contenuta dei prezzi nel largo consumo (+1,9% rispetto al +3,2% della media generale).
L'Osservatorio indica quindi le differenze di performance sugli acquisti riscontrate nei tre indicatori di italianità: 1) Bandiera tricolore: i 16.461 prodotti che recano questa icona hanno chiuso il 2024 in crescita sia in valore (+2,5%), sia in volume (+0,2%); 2) Claim "100% italiano": gli oltre 9000 prodotti con tale dicitura sono rimasti stabili a valore (+0,2%) ma sono calati nei volumi (-1,5%); Claim “prodotto in Italia“: si è rivelato controproducente sugli acquisti sia a valore (-1,8%), sia a volume (-3,6%).
I prodotti Dop, Doc e Docg (4.888 referenze per 1,6 miliardi di euro) hanno mantenuto volumi stabili (-0,1%) incrementando il fatturato (+2,1%). In particolare, le 1.467 Dop hanno visto una crescita annua del +2,7% a volume e del +5,8% a valore, raggiungendo quasi 803 milioni di euro di incassi. Bene anche i Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Pat) che, con 165 referenze, sono cresciuti sia in volume (+9%), sia in valore (+12,3%).
EFA News - European Food Agency