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CLARA MOSCHINI

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Confcommercio contro il dumping contrattuale

La piaga dei contratti pirata colpisce soprattutto i settori terziario e turismo

I contratti-pirata riducono significativamente diritti e tutele dei lavoratori, creano dumping salariale e normativo, incentivano concorrenza sleale (le imprese corrette sono penalizzate perché devono competere con chi risparmia sul costo del lavoro). In altre parole, riducono la qualità dell’occupazione basandola, sostanzialmente, sul taglio delle condizioni di lavoro. è questo l'oggetto del rapporto realizzato da Michele Faioli per conto di Confcommercio nel mese di settembre 2025. 

Secondo il report, i lavoratori a cui vengono applicati questi contratti si trovano con salari ridotti (fino a quasi 8.000 € di retribuzione annua lorda in meno rispetto al CCNL Confcommercio); integrazioni per malattia o infortunio ridotte (al 20-25% contro il 100% del contratto Confcommercio); meno ferie, permessi e scatti di anzianità indennità ridotte o assenti; orari lunghi senza compensazioni flessibilità accentuata senza garanzie carenza o totale assenza di molte forme e strumenti di welfare, come la sanità integrativa e la previdenza complementare.

La piaga del dumping contrattuale, secondo Confcommercio, colpisce soprattutto i settori terziario e turismo dove si contano più di 250 contratti, ma la maggioranza dei lavoratori è coperta da pochi CCNL, tra cui il CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi firmato da Confcommercio, il più applicato in Italia con circa 2,5 milioni di addetti. I cosiddetti ‘contratti pirata’, firmati da sigle minori, sono oltre 200 e riguardano circa 160mila dipendenti e oltre 21mila aziende. Il fenomeno, in costante crescita soprattutto tra le micro-imprese e le cooperative, è particolarmente diffuso nel terziario (alcuni settori dei servizi, in particolare) e nel turismo, settori strategici per l’economia e per l’occupazione in Italia, creando anche squilibri territoriali perchè si concentra nelle aree economicamente più fragili, soprattutto nel Mezzogiorno.

"Il dumping contrattuale è una patologia che richiede interventi strutturali", spiega Confcommercio. Le proposte di Confcommercio sono le seguenti:

  • rafforzare il criterio del CCNL “più protettivo” per la valutazione dell’equivalenza contrattuale;
  • istituire un sistema auto-definito dalle parti per la misurazione della rappresentatività sindacale e datoriale;
  • delimitare e riconoscere i perimetri contrattuali attraverso un dialogo strutturato;
  • potenziare gli strumenti di vigilanza e monitoraggio con un indice di qualità contrattuale;
  • rafforzamento della bilateralità come strumento di certificazione della qualità contrattuale.
Fc - 54059

EFA News - European Food Agency
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