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CLARA MOSCHINI

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L'Ue s'impone: la carne è solo una. Vegetariani in rivolta

La Commissione propone di indicare col termine carne “esclusivamente le parti commestibili di un animale”

Carne è il termine che indica “esclusivamente le parti commestibili di un animale”. Lo ha detto la Commissione europea che ha presentato un elenco di 29 termini “carne” nell'ambito della proposta di vietarne l'uso nel marketing delle alternative a base vegetale. La notizia, a dire il vero, è passata in secondo piano, oscurata dalla nuova Pac e dalle reazioni alla proposta, ma ha un rilievo di non poco conto, soprattutto per cercare di smorzare, anche in questo caso, le polemiche (tante) che la questione, non solo terminologica, si porta dietro da tempo.

La proposta di un termine "carne" con significato univoco, fa seguito a una sentenza della Corte di giustizia europea emessa a ottobre 2024 (leggi notizia EFA News) secondo cui le "salsicce" e gli "hamburger" vegani potranno essere chiamati con questi nomi, anche se nei loro composti la sostanza animale è pari a zero. La sentenza arrivava dopo che la Francia aveva tentato nuovamente di vietare ai produttori locali di utilizzare descrittori legati alla carne per i prodotti a base vegetale. 

L'elenco dei 29 prodotti comprende nomi come manzo, maiale, pollo e pancetta, oltre a termini meno indiretti come costine, bacchette e ali. Attualmente, i prodotti a base vegetale possono utilizzare questi termini nell'UE se indicano chiaramente che si tratta di un prodotto di origine vegetale.

Nel documento ufficiale contenente la proposta dell'Ue, pubblicato questa settimana, la Commissione Ue ha dichiarato che: “e necessario introdurre disposizioni giuridiche specifiche per proteggere i termini relativi alla carne, al fine di migliorare la trasparenza nel mercato interno per quanto riguarda la composizione degli alimenti e il contenuto nutrizionale e garantire che i consumatori possano fare scelte ben informate, in particolare per coloro che cercano un contenuto nutrizionale specifico che è tradizionalmente associato ai prodotti a base di carne”. 

Non ci sta l'Evu, European vegetarian union, l'Unione vegetariana europea, organizzazione ombrello per i gruppi sociali vegani e vegetariani sparsi in più di 20 Paesi. In un comunicato ufficiale dal titolo "La Commissione europea vieta l'uso di 29 parole per le alternative a base vegetale", l'organizzazione spiega che la Commissione europea "ha presentato una proposta per limitare l'uso di alcuni nomi per le alternative a base vegetale, affermando che ciò migliorerà la trasparenza nei confronti dei consumatori e proteggerà il significato storico e culturale dei prodotti a base di carne".

Secondo l'Evu "la Corte di Giustizia ha dichiarato che la legislazione attuale è sufficiente a garantire la protezione dei consumatori e la trasparenza. Questo è stato affermato anche dalla Commissione europea in diverse occasioni. Siamo sorpresi di vedere la Commissione cambiare le proprie opinioni e priorità in modo così inaspettato. Con tutti i problemi reali che l'agricoltura europea deve affrontare, ci sono sicuramente politiche più importanti su cui concentrarsi".

La proposta, prosegue la nota, afferma che per 'carne' s'intendono esclusivamente le parti commestibili di un animale e stabilisce un elenco di 29 parole “vietate” per i prodotti a base vegetale, come manzo, pollo, maiale, pancetta e termini descrittivi come petto, ali, bacchette o costine.
Attualmente, i prodotti a base vegetale possono utilizzare questi termini, a condizione che sulla confezione sia indicato chiaramente che il prodotto è fatto di piante e non contiene carne. 

Per Rafael Pinto, Senior Policy Manager dell'EVU, "abbiamo dati abbondanti da diversi Paesi dell'UE che dimostrano che i consumatori non sono confusi dall'uso di questi termini e non acquistano prodotti a base vegetale per caso. Questa proposta non ha nulla a che fare con la protezione dei consumatori e la trasparenza. Limitare artificialmente l'uso di termini relativi alla carne sarebbe uno spreco di risorse pubbliche e un'indebita limitazione dell'imprenditorialità e dell'innovazione europea".

Il dibattito è stato recentemente ripreso anche dal Parlamento europeo, con l'europarlamentare francese Celina Imart (PPE) che ha presentato una proposta simile che sarà votata dopo l'estate. Sebbene la Commissione europea escluda dalla sua proposta termini precedentemente controversi come hamburger, salsiccia o bistecca, questi sono inclusi nella versione del Parlamento".

"L'Europa -conclude Pinto- non può darsi come priorità quella di ridurre la burocrazia e gli oneri burocratici e di aumentare la competitività il lunedì e il martedì, per poi presentare proposte del tutto inutili il mercoledì e il giovedì. Non possiamo considerare prioritari la sicurezza alimentare e il cambiamento climatico e poi ostacolare lo sviluppo di soluzioni chiave. Non possiamo invocare l'innovazione in agricoltura e nuove entrate per gli agricoltori, e limitare importanti opportunità nel settore vegetale. Questa proposta va completamente contro l'agenda dell'attuale Commissione europea e le priorità dei cittadini europei. Chiediamo al Collegio dei Commissari e alla presidente Ursula von der Leyen di fare un passo avanti e di abbandonare questo non-senso".

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EFA News - European Food Agency
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