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CLARA MOSCHINI

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Cozze del Polesine, crolla del 40% la produzione

I pregiati bivalvi Dop del Delta del Po sono malati: "una morte annunciata", protestano i produttori locali

Le cozze del polesine sono malate. L'allarme rosso scatta direttamente dai produttori che lamentano i problemi di una delle zone maggiormente vocate alla produzione dei pregiati bivalvi del Delta, ossia la Sacca degli Scardovari a Porto Tolle in provincia di Rovigo. "La moria è dovuta agli interventi di vivificazione della Sacca che si sarebbero dovuti fare, che sono stati programmati, che sono anche partiti, per poi essere fermati e dei quali ancora non vediamo la fine", denuncia a Nordest economia Luigino Marchesini, presidente della Op, l'Organizzazione produttori del Consorzio cooperative pescatori del Polesine.

La (pessima) novità che attanaglia le cozze di questa zona si chiama “anossia”, noto anche come “acqua bianca”: il fenomeno avviene a seguito della decomposizione di sostanza organica da parte dei batteri che consumano tutto l’ossigeno. "Così le cozze non ce la fanno più e hanno cominciato a morire", spiega Marchesini.

La Sacca degli Scardovari ha una superficie di circa 3.200 ettari e una profondità media tra 1,5 e i due metri: in termini occupazionali, è la più grande azienda dell’intera provincia di Rovigo e produce attorno ai 30.000 quintali di cozze, 1.300 quelle Dop. La Op ha un giro d’affari tra i 50 e i 60 milioni di Euro all’anno.

"Una morte annunciata", replicano sconsolati i produttori locali, viste le condizioni delle lagune della zona nelle quali manca quasi totalmente il ricircolo dell’acqua a causa dei canali interrati: in conseguenza di questo, manca anche l'ossigenazione per le cozze. Come se non bastasse, a questo si aggiunge il proliferare delle macro-alghe, ma anche il caldo anomalo delle ultime settimane, la carenza di piogge e l’aumento della salinità. Un mix assolutamente esplosivo per le cozze.

I danni di tutto questo sono un calo della produzione che va dal 30 al 40%. “Eppure sarebbero bastati quegli scavi per darci un po’ di respiro”, rivendicano i pescatori. "Abbiamo inviato una lettera alla Regione e alle associazioni di categoria per segnalare cosa sta accadendo -sottolinea Marchesini-. Avevamo più volte denunciato come la circolazione e il ricambio idrico fosse insufficiente in laguna a causa degli inadeguati interventi idraulici svolti in questi ultimi anni". 

"Una situazione che non riguarda solo la Sacca -prosegue il presidente del Consorzio-. Tra l’altro in questo modo si sta mettendo a rischio anche la produzione di cozza del 2023 perché, se non partiranno quei lavori promessi in Commissione lagune per metà agosto-primi di settembre, qua si rischia di perdere davvero tutto".

Gli fa eco Paolo Mancin, presidente della Cooperativa pescatori Delta Padano e del Consorzio tutela cozza Dop di Scardovari. "Siamo stanchi di promesse, di risposte vaghe a mezzo stampa da parte degli esponenti della Regione -tuona Mancin-. Il dato di fatto è che qui una decina di pescatori hanno perso totalmente il loro prodotto, chi risponderà di questo? Abbiamo marchi riconosciuti in tutto il mondo, abbiamo investito in piani di promozione, quest’anno non siamo riusciti a soddisfare la richiesta del mercato di Cozza Dop facendo una figuraccia. Perché senza la vivificazione abbiamo avuto un calo impressionante di produzione ed ora è intervenuta anche questa moria".

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