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CLARA MOSCHINI

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Caro-energia/4. Pecorino Romano in difficoltà

Il Consorzio lancia l'allarme: solo in Sardegna rischia di saltare un sistema economico fatto di 12 mila aziende zootecniche

Non sono soltanto i produttore di Parmigiano reggiano a preoccuparsi per le problematiche del settore lattiero caseario falcidiato dai rincari energetici (La crisi del latte mette in pericolo il Parmigiano Reggiano). Adesso è la volta di Gianni Maoddi, presidente del Consorzio Pecorino Romano: è lui a lanciare ancora una volta l’allarme su una situazione impensabile dopo che il settore lattiero caseario ovino è riuscito, con non poca fatica, a superare le difficoltà di pandemia e lockdown. 

“La situazione è drammatica per l’intera filiera, per i trasformatori che vedono raddoppiati i costi di produzione e quadruplicate le bollette, e per gli allevatori che devono vedersela con i costi in continuo aumento di gasolio, mangimi e concimi -spiega Maoddi- Il caro energia non è più sostenibile, i caseifici sono diventati ormai grandi consumatori di energia e non essendo riconosciuti come soggetti energivori non usufruiscono dei contributi e degli sgravi previsti per tali categorie". 

"Se continua così -aggiunge Maoddi- è chiaro che sarebbe un’ecatombe per il settore agroalimentare più importante della Sardegna, con conseguenze facilmente immaginabili. Servono riforme e interventi immediati, prima che sia troppo tardi”. Solo in Sardegna rischia di saltare un sistema economico fatto di 12 mila aziende zootecniche, 25.000 addetti e 40 caseifici, un sistema che solo quest’anno ha prodotto un valore di 600 milioni di fatturato. "È evidente che non ce lo possiamo permettere”, commenta Maoddi

L'imperativo categorico del Consorzio è una: vietato scaricare gli aumenti sul consumatore finale, cioè sulle famiglie a loro volta stremate da un costo della vita ormai esorbitante. Prima di tutto per una questione etica, sottolinea il presidente del Consorzio, poi perché comunque è una scelta che non paga: se il prezzo aumenta troppo sullo scaffale, chi non può comprare cambia prodotto. 

“Il consumatore medio ha uno stipendio fisso e di conseguenza, davanti all’aumento dei prezzi, varia il paniere di consumo cercando qualcos’altro di meno costoso -aggiunge Maoddi-. È questa la nostra preoccupazione”. Eppure, nonostante le quotazioni del Pecorino Romano siano arrivate a 12-13 Euro al chilo, cosa che al momento consente una adeguata remunerazione del latte, di questo passo questo non sarà sufficiente a coprire i costi. 

“Ecco perché servono interventi immediati e rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti -prosegue Maoddi-. Abbiamo centinaia di migliaia di euro all’anno di maggiori costi da recuperare, ma in questo momento è un’impresa impossibile. Non c’è più tempo -ribadisce il presidente del Consorzio Pecorino Romano-. È necessario fissare subito un tetto europeo al prezzo del gas, ma va recuperato anche il gettito sugli extraprofitti e bisogna iniziare a intervenire seriamente sulle energie alternative, accelerando la strada verso l’agrifotovoltaico e semplificando le procedure burocratiche".

"Ci sono aziende che dopo aver realizzato gli impianti fotovoltaici attendono mesi per l’allaccio alla rete creando grandi difficoltà -conclude Maoddi-. Se non ci saranno interventi immediati, rischiamo di assistere alla chiusura di tante imprese già fiaccate in questi anni da inflazione, pandemia e caro carburanti. Una catastrofe da evitare a tutti i costi".

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EFA News - European Food Agency
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