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CLARA MOSCHINI

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Birra al Simei: boom delle artigianali, ma è necessario un "Testo unico"

Il comparto si scontra con un impianto normativo ormai obsoleto

Negli ultimi 7 anni il numero delle imprese è più che raddoppiato e la spesa media mensile degli italiani è aumentata del 23%, registrando un aumento dei volumi consumati tra il 2017 e il 2021 del 127%. Eppure, il comparto della birra si scontra con un impianto normativo ormai obsoleto, con un’anzianità – in alcuni casi – di ben sessant’anni. Fotografato oggi al Simei di Unione italiana vini (Fiera Milano, 15-18 novembre) in un convegno sulle birre artigianali a cura di Unionbirrai e della stessa Uiv, il mondo della birra made in Italy si appresta ora a chiedere un cambio di passo legislativo per garantire lo sviluppo e la competitività del settore.

Per il segretario generale dell’Associazione Unionbirrai, Simone Monetti: “È arrivato il momento di disciplinare la legislazione italiana in materia brassicola con un Testo Unico della Birra, così come è stato fatto per il vino. La normativa vigente sul prodotto birra è obsoleta e stratificata, e si rivela spesso lacunosa e contraddittoria, fuorviante nella presentazione dei prodotti al consumatore. Oltre a inibire l’innovazione – ha concluso –, questo rappresenta un ostacolo alla commercializzazione delle birre prodotte in Italia, favorendo l’ingresso di proposte più innovative dai mercati esteri”. Tra gli esempi, i parametri in vigore (risalenti agli anni ’70) in materia di acidità, che rischiano di inibire il segmento delle birre sour prodotte nel Paese, o quelli sull’anidride carbonica, che penalizzano i prodotti invecchiati in botte con una ritenzione minima di CO2. 

Secondo quanto illustrato dal funzionario agrario di ICQRF Emilia Romagna e Marche, Amleto Conocchiari, il grosso dell’impianto giuridico di riferimento si basa su una legge del 1962 (n. 1354 e smi: Disciplina igienica della produzione e del commercio della birra) e sul D.P.R. 30-12-1970 (n. 1498: Determinazione delle caratteristiche e dei requisiti dei diversi tipi di birra), provvedimenti con più di mezzo secolo.

Secondo il focus sulle birre artigianali realizzato dall’Osservatorio Birre Artigianali ObiArt-DAGRI dell’Università di Firenze e presentato a Simei dal coordinatore, Silvio Menghini, il brassicolo made in Italy conta 1.326 imprese e poco più di 9.600 addetti diretti (dati a ottobre 2022), per un comparto segmentato tra piccoli e microbirrifici (che rappresentano 8 imprese su 10 pur impiegando solo il 19% degli addetti) e aziende medio/grandi. 

Nel 2018 i birrifici artigianali in Italia hanno realizzato una produzione tra i 400mila e 600mila ettolitri con una distribuzione del prodotto fortemente localizzata e quasi interamente destinata al mercato domestico. Il Mastro Birraio tipo ha circa 40 anni, un diploma o laurea, e si è lanciato in quest’attività dal 2010. La crisi che ha colpito l’intero settore nel 2020 ha determinato una riduzione del numero degli addetti del comparto associata alla grande industria, ma non per i birrifici agricoli che rappresentano oggi il 22% dei birrifici nazionali, il 233% in più negli ultimi 7 anni. Sul fronte dei consumi, si stima che le famiglie spendano per la birra nel suo complesso circa il 30% del budget destinato alle bevande alcoliche (24 euro al mese nel 2021).

Il Salone ha chiuso i battenti oggi col bilancio più che positivo delle oltre 30mila presenze registrate nella 4-giorni di Milano vedasi notizia EFA News)

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EFA News - European Food Agency
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