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CLARA MOSCHINI

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Uber Eats scappa, 4.000 rider sono sul piede di guerra

L'azienda sparisce dopo avere chiuso in Italia: class action dei fattorini

Potrebbe rivelarsi una Caporetto il disimpegno dall'Italia di Uber Eats. Annunciato a giugno 2023 (leggi EFA News) e attuato a luglio, nel giro di pochi giorni (leggi EFA News) ha lasciato a bocca asciutta 4.000 rider. Che adesso, giustamente, pretendono di fare i conti con il gigante (o ex-gigante?) del food delivery. A battere i pugni sul tavolo è Nidil Cgil (Nuove identità di lavoro), che insieme alle altre organizzazioni sindacali Filcams Cgil e Filt Cgil, ha presentato al Tribunale di Milano una "class action a tutela dei rider illegittimamente licenziati nel giugno scorso da Uber Eats e per i quali il Tribunale ha già ordinato alla multinazionale americana di revocare tutti i licenziamenti intimati, ritenuti antisindacali" (leggi EFA News).

Il comunicato congiunto delle tre sigle riporta che, "a oggi oltre 4mila rider sono ancora privi di ogni forma di sostentamento, in quanto la società di food delivery ha deciso di cessare le attività di consegna nel mercato italiano, ritenuto non sufficientemente redditizio. Questa scelta, per le lavoratrici e i lavoratori, determina anche l’impossibilità di percepire i compensi ai quali hanno diritto a seguito dell’ordine del giudice".

“È assai grave -sottolineano NIdiL, Filcams e Filt Cgil- che nonostante le sentenze, Uber Eats persista nella sua decisione e impedisca ai rider di collegarsi alla piattaforma per lavorare e guadagnare quanto necessario per vivere. A tutela di questi lavoratori e lavoratrici che sono forzatamente inoperosi perché impossibilitati ad accedere alla piattaforma, quindi al 'luogo di lavoro', per rendere la prestazione, abbiamo deciso di promuovere, per la prima volta, una innovativa class action risarcitoria con cui intendiamo costringere Uber Eats a risarcire le migliaia di rider ai quali sta negando la possibilità di lavorare.”

“Auspichiamo che il Tribunale di Milano ammetta questa iniziativa -aggiungono le tre categorie sindacali della Cgil- così da permettere a tutti i rider Uber Eats di rivolgersi al sindacato per partecipare alla class action e beneficiare del risarcimento che spetta loro a causa della indisponibilità della piattaforma a consentire le attività di consegna".

Facendo due conti, se la class action dovesse andare a buon fie la somma complessiva che Uber Eats potrebbe trovarsi a dover versare, in caso di mancato accordo, è da capogiro: 52.955.640 Euro, sempre secondo i calcoli di Nidil-Cgil. Si tratta di nove volte il trattamento massimo mensile netto di integrazione salariale Inps per il numero lavoratori licenziati, in questo caso i circa quattromila rider lasciati a casa la scorsa estate con una email. Cifre che potrebbero essere riviste al ribasso e limate in una trattativa per chiudere il contenzioso, per ora solo sulla carta.

È dallo scorso settembre che Uber Eats e l'altra piattaforma Deliveroo sono state richiamate a rispettare gli accordi sindacali in Italia: le due società del food delivery, infatti, dal 2021 sono state al centro di un'indagine pilota della Procura di Milano sulle condizioni di lavoro e di sicurezza di circa 60 mila rider. Per tagliare personale in caso di cessazione dell’attività, l’azienda non può cavarsela con una semplice disconnessione dell’account. Una stangata seguita, a ottobre, da un’altra sentenza sfavorevole a Deliveroo e Uber, che si sono viste respingere i ricorsi contro l’Inps sul nodo dei contributi.

Da allora i sindacati stanno aspettando la Pec con la convocazione di un incontro. "Per noi sindacalisti è una situazione anomala, complessa e senza precedenti -spiega Andrea Bacchin, della Nidil-Cgil di Milano riportato da Il Giorno-. Uber Eats deve rispettare la sentenza del tribunale e convocarci, non può fare finta di niente. È anche una questione di rispetto per la legge italiana e per i lavoratori che hanno avuto fiducia nella giustizia e hanno ottenuto una storica sentenza per il mondo delle piattaforme".

fc - 37988

EFA News - European Food Agency
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