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CLARA MOSCHINI

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Federalimentare: Italia in ritardo su trasformazione tecnologica

Presentato in Senato il rapporto sulle filiere agroalimentari

La trasformazione tecnologica della filiera agroalimentare in Italia resta un potenziale ancora inespresso, con poco meno di 100 milioni investiti. Questo nonostante la filiera agroalimentare, dal campo alla tavola, pesi per circa il 30% del PIL italiano. E' quanto emerso dal primo 'Rapporto sulla Trasformazione Tecnologica della Filiera Agroalimentare. Il Contributo della Startup Economy', presentato oggi al Senato e promosso da Federalimentare, sostenuto da Confagricoltura e realizzato dal Centro di Ricerca Luiss-X.ITE, con la collaborazione degli esperti di Linfa AgriFoodTech Fund. Sewmpre secondo lo studio, è quindi necessario un investimento di attenzione e risorse da parte di tutti gli attori istituzionali e imprenditoriali che hanno a cuore un'accelerazione dell'Agri&FoodTech che consenta di mantenere la leadership italiana nell'agroalimentare.

Nonostante la storia e la posizione dell'agroalimentare in Italia, infatti, nel 2024 sono stati investiti in startup Agri&FoodTech poco più di 100 milioni di euro, in calo rispetto al valore degli investimenti nel 2023 (poco più di 140 milioni di euro; -28%) e nel 2022 (poco più di 150 milioni di euro; -36% il decremento 2024 su 2022). Una tendenza solo in parte spiegata dall'emergenza Covid, che nel 2022 aveva spinto gli investimenti su startup in grado di innovare il mondo del commercio e dei servizi legati al cibo. Ecco che un'inversione di questo trend e un deciso cambio di passo è divenuto ormai urgente, anche per accelerare l'integrazione delle startup nei processi economici della filiera coinvolgendo piccole, medie e grandi imprese che già operano sui mercati nazionali e internazionali.

"L'indagine- ha detto Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare- è uno strumento fondamentale per mappare, raccogliere e rendere visibili le sperimentazioni in corso da parte delle startup italiane e dei centri di innovazione. L'Osservatorio sarà una piattaforma strategica per facilitare la conoscenza condivisa, mettere in rete le soluzioni più promettenti e incentivare il dialogo tra innovatori, imprese e istituzioni. Stiamo già lavorando per costruire una partnership europea finalizzata ad accedere ai fondi di Horizon Europe dedicati all'agroalimentare e si tratta di un passaggio cruciale per potenziare la nostra proiezione internazionale e rafforzare la competitività del settore su scala globale. In parallelo, così come avvenuto di recente con la costituzione della Rete per la Ricerca, l'Innovazione e il Trasferimento Tecnologico – ReRITT, promossa dal Cluster Agrifood CLAN, sono stati avviati contatti con il Ministero dell'Università e della Ricerca per costruire una collaborazione strutturata che rafforzi il cofinanziamento nazionale e la sinergia con le politiche europee. Per le imprese che investono in ricerca è fondamentale che esista un contesto favorevole, stabile e prevedibile, in cui il sostegno pubblico agisca da moltiplicatore degli investimenti privati".

Regno Unito, Germania, Francia e Spagna investono più dell'Italia e, rapportando questo differenziale rispetto al peso che l'agroalimentare ha sul PIL dei diversi paesi, il divario appare davvero abnorme. Confrontando quanto investito in Italia con la media di quattro paesi europei di riferimento, emerge che per colmare il gap, per esempio, in rapporto al valore produzione agricola, il valore degli investimenti Agri&FoodTech dovrebbe essere oltre 500 milioni di euro annui. Ben 5 volte di più rispetto al dato reale del 2024.

Nel rapporto sono state mappate ben 550 startup, di cui 280 hanno avuto accesso ad almeno un round di investimento, seppure in gran parte in fase pre-seed o seed. 

"Ritengo questo progetto- aggiunge Michele Costabile docente LUISS e direttore del Centro di Ricerca LUISS-X.ITE- un primo concreto tentativo di passare dalle analisi alle azioni. Che l'Italia sia in ritardo sulla trasformazione tecnologica di settori chiave per l'economia del Paese, quali l'agroalimentare, è un dato ma non un destino! Sapendo, inoltre, che la performance del futuro dipende dall'innovazione nel presente, questo primo rapporto sulla trasformazione tecnologica dell'agroalimentare Made in Italy chiarisce che è necessario quintuplicare gli investimenti nelle startup Agri&FoodTech, investire in tecnopoli specializzati, incentivare in modo originale e coraggioso i capitali privati per il venture capital e attrarre in misura massiccia le competenze imprenditoriali già forti e consolidate nel nostro Paese mediante smart partnership con l'ecosistema delle startup. Startup che in tutto il mondo e in tutti i settori guidano le grandi trasformazioni di settori e mercati".

"Come primo fondo italiano focalizzato sull'Agri&FoodTech- sottolinea Marco Gaiani, Founder & Partner Linfa di Riello Investimenti Sgr- studiamo questo ecosistema da anni: possiamo confermare che in Italia ci sono startup che hanno talenti, competenze, tecnologie che non hanno nulla da invidiare a Paesi più blasonati dal punto di vista del Venture Capital".

Secondo Luigi D'Eramo, Sottosegretario al Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, il "Rapporto pone un'attenzione particolarmente significativa sul ruolo delle startup la cui presenza è un indicatore di vivacità dell'economia. Le startup rappresentano un tipo di impresa che sa cogliere i cambiamenti sperimentando strade e soluzioni diverse. Il Ministero sta lavorando per supportare l'agricoltura 5.0 nella consapevolezza che l'innovazione tecnologica costituisce un'opportunità preziosa per il settore in termini di sostenibilità, trasparenza e aumento della capacità produttiva a vantaggio della competitività del nostro Paese. In tal senso, i dati record del settore agroalimentare sull'export sono incoraggianti. In questa prospettiva, il Governo continuerà a sostenere il comparto per rispondere alle nuove sfide globali”.

Mirco Carloni, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, ha osservato: “Il Rapporto ci costringe a fare una riflessione seria sul trasferimento tecnologico in agricoltura, che è strettamente legato al ricambio generazionale. I giovani portano nuove competenze, consentendo al tessuto imprenditoriale di compiere un salto innovativo. Il principale trasformatore dell’innovazione tecnologica è proprio il ricambio generazionale: nuovi imprenditori che avviano nuove attività creano un tessuto connettivo fondamentale su cui trasferire le competenze, capaci di rispondere alle esigenze di un mercato in continua evoluzione. È fondamentale, dunque, favorire questo processo per incentivare la ricerca, generare startup innovative e rafforzare la competitività del settore. In Italia questo percorso è possibile. Il Governo sta puntando con decisione su ricerca e innovazione per affrontare le sfide cruciali dell’agricoltura. L’agevolazione fiscale rappresenta un tema strategico, così come i fondi stanziati per l’acquisto di macchinari e la defiscalizzazione”.

Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura, ha sottolineato: “I dati fotografano un mondo che cresce ma in cui cambiano i consumi. In questa dinamica, si inserisce il tema dell'approvvigionamento al fine di assicurare la sicurezza alimentare. In tale contesto, chi riuscirà a produrre di più si avvantaggerà della crescita demografica. Gli imprenditori sono quelli più aperti a confrontarsi con la tecnologia, la scienza e la ricerca. La differenza sta nella capacità di stare dentro al mercato per capacità produttiva e competitiva. Il sistema delle imprese ha bisogno della ricerca e della scienza, per cui sarà importante continuare a lavorare insieme alle università e alle istituzioni per supportare i giovani nel favorire i processi di innovazione. In tale prospettiva è necessario proseguire il dibattito partendo dalle proposte condivise con Federalimentare”.

Photo gallery Paolo Mascarino, Presidente Federalimentare. Roma, 14/5/2025
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EFA News - European Food Agency
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