False recensioni a bar e ristoranti, urge regolamentazione
Fipe, il 30% del fatturato di un pubblico esercizio dipende dalla reputazione digitale: priorità alla tutela di ristorazione e accoglienza

La "regolamentazione delle recensioni online rappresenta una misura di assoluta urgenza e priorità per la tutela del comparto della ristorazione e dell’accoglienza, costituito in larga parte da micro e piccole imprese a conduzione familiare". Lo ha dichiarato senza mezzi termini Roberto Calugi il direttore generale di Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi nel corso dell’audizione presso la 9ª Commissione del Senato.
Nel corso dell'audizione, avvenuta nell’ambito dell’esame del disegno di legge annuale sulle pmi (ddl n. 1484), la Fipe ha ribadito la "condivisione dell’impianto normativo contenuto nel Capo IV del provvedimento, dedicato alla lotta alle false recensioni online". La federazione di Confcommercio ha chiesto che "su questo tema non si compiano passi indietro".
Secondo i dati dell’Ufficio Studi della Federazione, fino al 30% del fatturato di un pubblico esercizio può dipendere dalla reputazione digitale, mentre il Mimit ha certificato che il 70% dei consumatori si affida alle recensioni per orientare le proprie scelte.
“Noi -ha commentato il dg di Fipe, Calugi- siamo a favore delle recensioni, anche negative se costruttive, siamo contro le recensioni false e ci preoccupa un fenomeno di compravendita di commenti sulle piattaforme che è sotto gli occhi di tutti e che con l’intelligenza artificiale è destinato ad esplodere".
La Federazione ha accolto con favore le disposizioni che introducono un limite temporale per la pubblicazione delle recensioni (15 giorni), l’obbligo di dimostrarne la provenienza e l’effettivo utilizzo del servizio, il divieto di acquisto o cessione di recensioni, nonché il diritto di replica da parte degli esercenti e la possibilità di richiedere la rimozione di recensioni ingannevoli o non più attuali dopo due anni.
Fipe ha, tuttavia, espresso forte preoccupazione per la recente riformulazione del testo, nuovamente notificato in sede TRIS alla Commissione europea, che sembrerebbe escludere ogni coinvolgimento diretto delle piattaforme digitali, rimettendo la responsabilità esclusivamente al singolo utente. Un’impostazione che, se confermata, rischierebbe di rendere inefficace l’intero impianto normativo, in contrasto con quanto previsto anche dalla Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, che riconosce responsabilità anche agli intermediari digitali.
La federazione ha infine ribadito la necessità di "adottare una norma efficace e realmente applicabile, in grado di difendere le imprese da pratiche scorrette e da un sistema che danneggia gli stessi consumatori". In questo senso, ha chiesto che il legislatore non stravolga l’impianto originario del provvedimento e richiami il ruolo di responsabilità delle piattaforme online rispetto ai contenuti pubblicati.
EFA News - European Food Agency