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CLARA MOSCHINI

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Piemonte: Moscato e Brachetto ammessi al "pegno rotativo"

Masaf interviene per salvaguardare denominazioni con sofferenze di esubero

Rispondendo a una richiesta di parere dell’assessorato regionale all’Agricoltura, il ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste ha dato via libera alla possibilità di ammettere al “pegno rotativo” anche i mosti parzialmente fermentati: è la categoria alla quale appartengono il Moscato d’Asti e il Brachetto, due fra i vini piemontesi che hanno denunciato sofferenze di esubero.

Una notizia molto positiva per l’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni, sia per la tempestività della risposta sia per la natura dell’intervento che consente di non sacrificare prodotto di pregio: "Il pegno rotativo è un prestito erogato dalle banche fornendo come garanzia il proprio vino in magazzino: in questo modo le giacenze si trasformano in liquidità immediata con cui poter pagare i propri viticoltori associati e fornitori".

Per accedere alla misura occorre presentare una domanda sul Sian, il Sistema Informativo Agricolo Nazionale gestito da Agea che istruisce le pratiche e dà il proprio avallo.
In attesa del Pacchetto Vino della Commissione Europa, annunciato per fine 2025, l’Assessorato ha allo studio altre misure per affrontare in modo strutturale il problema degli esuberi, là dove verificati, da definire attraverso ulteriori confronti con i consorzi e le associazioni di categoria. Fra le soluzioni per intervenire nell’immediato sulle giacenze: il taglio dell’annata 2024 nella misura del 15% con vini dell’annata precedente; la riduzione del rapporto di resa uva/vino applicabile già dalla vendemmia 2025; lo stoccaggio volontario, ossia il blocco dall’immissione sul mercato di una quota di prodotto per ridurre il volume dell’offerta e contenere la depressione dei prezzi. Nel medio periodo, già dal 2026, un intervento utile potrà essere la “vendemmia verde”, ossia il taglio primaverile dei grappoli ancora immaturi per diminuire la produzione; e su tempi più lunghi soluzioni come la riduzione delle autorizzazioni ai nuovi impianti viticoli o gli espianti incentivati.

"È inaccettabile", sostiene Bongioanni, "pensare a soluzioni che comportino la distruzione di un prodotto d’eccellenza come il vino piemontese, che ha conquistato la propria reputazione grazie a decenni di lavoro e investimenti, e che ha tutta la forza e la capacità di raggiungere nuovi mercati anche liberi dall’eventuale morsa dei dazi Usa. Su questo ci stiamo impegnando direttamente con missioni promozionali in Cina, Giappone e nei Paesi scandinavi, dove siamo primi sul mercato. E valuteremo come poter impiegare sulla promozione del nostro vino ulteriori risorse e nuove misure dei fondi europei del Csr".

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EFA News - European Food Agency
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