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CLARA MOSCHINI

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Dazi Usa/3. L'incertezza complica l'export

Brutte notizie dall'assemblea di Coldiretti e dal Centro studi Confindustria

Aggrava una situazione già di per sé complicata l'incertezza legata ai dazi aggiuntivi minacciati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che mostra di avere fermato la crescita in valore dell'export agroalimentare italiano negli Usa. È quanto emerge dall'analisi della Coldiretti su dati Istat diffusa in occasione dell'Assemblea convocata oggi (leggi notizia EFA News). Il dato è crollato a maggio al +0,4%, con risultati negativi per tutti i prodotti più esportati, dal vino all'olio fino a formaggi e alla passata di pomodoro. 

Nel primo trimestre dell'anno le esportazioni agroalimentari hanno fatto segnare una crescita media in valore dell'11% ma da aprile, cioè dal primo mese di applicazione dei dazi aggiuntivi al 10%, si è crollati a un +1,3%, per poi scendere ulteriormente a maggio (+0,4% come dicevamo). Sulla questione, secondo l'analisi Coldiretti, pesa anche il fatto che le tariffe aggiuntive sono andate a sommarsi a quelle già esistenti, penalizzando in particolar modo alcune filiere cardine: attualmente i formaggi pagano un dazio al 25%, il pomodoro trasformato e le marmellate e confetture al 22%, i vini intorno al 15%, la pasta farcita al 16%.

Il risultato è che a maggio sono calate le esportazioni in valore per alcuni dei prodotti simbolo: dall'olio extravergine d'oliva (-17%) ai formaggi (-4%) fino al pomodoro trasformato (-17%), mentre sul fronte del vino si segnala un recupero del 3% rispetto al dato negativo di aprile.

"La diminuzione dei consumi sul mercato americano non è data solo dall'incertezza dei dazi -spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti-. C'è l'inflazione in aumento e c'è anche una svalutazione del dollaro nei confronti dell'euro che rende i nostri prodotti più cari. Se andiamo a sommare tutto questo al 30% di dazi minacciato ora, in particolare sugli alimentari abbiamo un effetto quasi insostenibile per la nostra economia, visto che per l'agroalimentare il mercato Usa è il secondo per importanza a livello globale. Detto ciò, mi pare chiaro che la risposta non possano essere i controdazi bensì un accordo tra pari". 

“Serve -denuncia il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo- trovare un accordo che tuteli le nostre imprese senza fare cedimenti sul fronte della qualità e della sicurezza alimentare, con un cambio di passo rispetto a una situazione attuale dove la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen non si è letteralmente vista, incapace di mettere sul piatto le numerose aperture e concessioni fatte agli Usa negli ultimi mesi su molteplici fronti, a partire dal forte aumento del contributo europeo alle spese Nato. Ci ritroviamo così a vivere una situazione paradossale e asimmetrica nei nostri rapporti con l’America che rischia di infliggere un colpo mortale al nostro export”.

Non porta buone notizia nemmeno la stima del Centro studi di Confindustria che evidenzia quanto sarebbe "forte l'impatto netto sul pil" con dazi al 30% e cambio euro-dollaro sui livelli attuali. "L'export italiano di beni negli Usa si ridurrebbe di circa 38 miliardi, pari al 58% delle vendite negli Stati Uniti, al 6% dell'export totale e, considerando anche le connessioni indirette, al 4% della produzione manifatturiera". 

Secondo Confindustria, l'impatto sulla nostra economia "sarebbe mitigato dalla capacità degli esportatori italiani di trovare nuovi mercati di sbocco e di competere su fattori non di prezzo". Nel complesso, però, "il livello del pil italiano nel 2027 sarebbe minore dello 0,8% rispetto al sentiero baseline".

"Gli ulteriori annunci sui dazi Usa hanno alzato l’incertezza ed erodono la fiducia -avvertono gli economisti di via dell'Astronomia-. Insieme al dollaro svalutato sono pessime premesse per export, consumi, investimenti".  

"Notizie positive vengono dal parziale rientro del prezzo del petrolio, l’inflazione contenuta, il sentiero di tagli dei tassi nell’Eurozona". Intanto l’industria italiana "appare stagnante nel secondo trimestre, mentre i servizi crescono poco".

"Sono convinto -sottolinea il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini- che in questo momento serva calma e avere una risposta che sia unita da parte dell'Europa. Leggiamo, purtroppo, delle trattative dei dazi e di trattative di negoziazione tramite dei tweet e delle dichiarazioni. Ma credo che oggi il tema sia proprio quello della calma e di costruire un percorso ordinato nella trattativa con gli Stati Uniti. Noi sappiamo quanto siano per noi un mercato fondamentale e sono certo che occorra trattare uniti come Europa e utilizzare i migliori rapporti".

Fc - 52347

EFA News - European Food Agency
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