Dazi: Trump minaccia l'Ue e le borse si deprimono
Dopo l'uscita del presidente Usa su tariffe Ue al 35%, Wall Street moscia (Dow Jones +0,1%) e listini europei depressi: Milano la migliore (+0,6%)
"L'Ue ci ha assicurato 600 miliardi di dollari di investimenti per farci quello che vogliamo. Se non arriveranno alzerò i dazi al 35% per l'Unione europea. L'unica ragione per cui li ho abbassati al 15% è stata questa. Siamo di nuovo un Paese ricco e quei soldi possono essere indirizzati dove voglio io”.. È questa l'ultima uscita pubblica, in un'intervista alla Cnbc Usa, del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Una presa di posizione, diciamo così, che non tranquillizza i listini di borsa, anzi. Patisce, soprattutto, Wall Street che oggi va piano dopo le nuove minacce di Trump: il Dow Jones viaggia in territorio leggermente negativo (-0,1%), il Nasdaq resta intorno alla parità (+0,06%).
Nessuno dei due indici, insomma, sembra sapere che strada prendere. D'altra parte gli investitori restano focalizzati sulla scadenza di domani, 7 agosto, quando l'inquilino della Casa Bianca dovrebbe imporre dazi pesanti a tutti i paesi che non hanno raggiunto un accordo commerciale con gli USA. Nel frattempo si attende l'annuncio delle percentuali dei dazi su chip e semiconduttori "la prossima settimana o poco dopo" mentre il tycoon minaccia dazi Usa sulle medicine fino al 250%.
Il primo testo congiunto tra Bruxelles e Washington è ormai "in fase avanzata", sul tavolo dei negoziatori Usa Howard Lutnick e Jamieson Greer, con cui il commissario Maros Sefcovic mantiene un canale "costruttivo". Ma la situazione non è per nulla fluida, nonostante l'accordo scozzese al 15% tra Ue e Usa.
Non a caso, nemmeno i listini europei oggi si mostrano più di tanto positivi. Il Ftse Mib di Piazza Affari svetta con un modesto +0,6%, miglior listino europeo: Viaggiano intorno al +0,2%, invece, il Ftse 100 di Londra e il Dax tedesco seguiti a breve distanza (-0,1%) dal Cac 40 parigino. Brutta giornata per lo Smi svizzero che perde l'1%, peggiore tra gli indici europei, sull'onda negativa dei dazi, di cui gli investitori elvetici sembrano aver fatto una malattia.
E, infatti, oggi a Washington sono andati in visita "pastorale" la presidente svizzera Karin Keller-Sutter e altri alti funzionari, tra cui il ministro dell’Economia Guy Parmelin. In missione per conto del mercato, i funzionari elvetici alla Casa Bianca cercano un accordo con l’amministrazione Trump dopo l’annuncio di dazi del 39% sulle merci svizzere a partire da giovedì. La misura, oltre due volte e mezzo superiore a quella applicata alle esportazioni Ue e quasi quattro volte quella sulle merci britanniche, colpisce settori di punta come cioccolato e orologeria.
Tornando all'Ue, secondo gli analisti, la Commissione utilizza l'intesa sottoscritta in Scozia il 27 luglio (leggi notizia EFA News) come una "polizza assicurativa" valida per tutti i settori, compresi medicinali e semiconduttori. Trump, invece, dicono gli analisti, con la sua politica fatta di minacce e ricatti, potrebbe forzare ulteriormente la mano all'Ue, mettendola di fatto nella condizione di far scattare le contromisure, i famosi controdazi, ufficialmente congelati da ieri per sei mesi (leggi notizia EFA News): ma la decisione, di tenerli in stand by, lo ricordiamo dovrà essere ancora formalizzata dai 27 entro due settimane. Per cui se Trump tira la corda...
Il capitolo investimenti vede un totale, compresi quelli energetici, di ben oltre mille miliardi di euro e l'esecutivo Ue è consapevole di non poter garantire impegni che restano, per loro natura, nelle mani del settore privato. Pur priva di valore vincolante e ancora senza una data ufficiale, la dichiarazione Ue-Usa traccerà il perimetro delle iniziali esenzioni alla soglia del 15%.
Ci sono possibili schiarite per l'automotive anche se, per concretizzare l'impegno di Trump di ridurre i dazi dal 27,5 al 15% servirà un nuovo ordine esecutivo distinto da quello firmato il 31 luglio in vigore dal 7 agosto. Ma a fronte di queste ipotetiche schiarite, a cui l'Ue guarda con fiducia, certa di una svolta in arrivo "molto presto", si addensano nuvole nere su vino e alcolici.
Proprio da Bruxelles fanno sapere che, vino, superalcolici e birra non beneficeranno da subito di una salvaguardia. Un funzionario Ue ha spiegato che non è possibile mirare ad avere dazi zero sul vino esportato negli Usa, anziché la tariffa Mfn (nazione più favorita), perché sarebbe necessario per l’amministrazione Trump passare per l’approvazione del Congresso, dove la maggioranza sarebbe incerta.
Ancora Bruxelles, comunque, ribadisce di essere "determinata a lottare su ogni singolo prodotto "ritenuto strategico, settore per settore, per strappare dazi zero o almeno il trattamento della nazione più favorita, pari al 4,8%. Aerei e i loro componenti saranno i primi a beneficiarne e troveranno già il loro posto nel testo congiunto.
Per tutto il resto, cioè come dicevamo dal vino ai liquori, fino ai dispositivi medici e ai prodotti chimici, "servirà, invece, pazienza in un negoziato che richiederà probabilmente mesi per definire l'accordo finale, a partire dall'agroalimentare".
EFA News - European Food Agency