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CLARA MOSCHINI

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Psa. Filippini: "La strada per uscirne è ancora lunga"

Commissario straordinario fa il punto della situazione in vista della Giornata della Suinicoltura

Possiamo dire di essere usciti dal pericoloso tunnel della Peste Suina Africana (Psa)? “Assolutamente no”. È la perentoria risposta di Giovanni Filippini, commissario straordinario alla Psa e direttore generale alla sanità animale presso il ministero della Salute. Alla prossima edizione della Giornata della Suinicoltura (Modena, 15 ottobre 2025), la Peste Suina Africana sarà uno dei temi al centro del dibattito con un approfondito aggiornamento sull’andamento epidemiologico della malattia, i provvedimenti introdotti per contrastarne la diffusione e le prospettive all’orizzonte sulla ricerca scientifica lo sviluppo di un vaccino.

“Quella contro la Psa è una partita che non si può ritenere vinta fino all’ultimo decimo di secondo", puntualizza Filippini. "Non mi stancherò mai di sottolineare che abbiamo di fronte un nemico molto cattivo e nonostante l’adozione dei Piani strategici di contenimento e contrasto in quest’ultimo anno abbiano dimostrato la loro efficacia sia nel selvatico che nel domestico, non bisogna abbassare la guardia. La strada da percorrere per combattere questo virus molto pericoloso per l’intera filiera suinicola la conosciamo bene, ma purtroppo si tratta di un percorso ancora lungo”.

Dalle barriere autostradali alla sorveglianza attiva e passiva passando per i controlli sanitari tutto ruota intorno alla biosicurezza, elemento centrale nella lotta alla Psa?

“Sì", risponde il commissario, "anche se non bisogna dimenticare che tutte le operazioni di contrasto, se vogliamo arrivare all’eradicazione della malattia, devono essere messe in atto con azioni sinergiche. Lungo gli assi autostradali come la A1 o la Milano-Novara dove sono state installate le recinzioni il virus della Psa si è fermato, in altri territori collinari o montuosi come la Toscana o l’Appennino Emiliano-Romagnolo, dove è oggettivamente più difficile posizionare le barriere per circoscrivere il territorio dei cinghiali, siamo riusciti a rallentare la corsa di un virus che ha un’enorme capacità di spostarsi da un’area all’altra con distanze anche di centinaia e centinaia di km. Sarebbe quindi un errore pensare che la totale estinzione dei focolai nel domestico che solo un anno fa avevano colpito diversi allevamenti voglia dire che la Psa non rappresenta più una minaccia per la filiera. Purtroppo non è così. Oggi le malattie viaggiano anche con gli spostamenti degli uomini e dei mezzi e quindi è indispensabile agire in prevenzione. Questo non vale solo per la Psa, ma per tutte le malattie che potrebbero colpire gli allevamenti”.

La sinergia delle azioni va di pari passo con il coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti?

“Esattamente", sottolinea Filippini, "ed è a tutti loro che va il mio ringraziamento per aver saputo svolgere al meglio il loro compito, a iniziare dagli allevatori che hanno sempre partecipato numerosi ai corsi di formazione sulla biosicurezza, ai veterinari pubblici e privati che continuano a prodigarsi per supportare gli allevatori svolgendo al meglio delle loro competenze i controlli necessari, senza dimenticare  tutti gli altri collaboratori che da oltre un anno, incessantemente, lavorano con abnegazione nel contrasto alla Psa”.

Come stanno procedendo i rimborsi e le operazioni di ripopolamento negli allevamenti che intendono riavviare l’attività?

“I risarcimenti patiti dagli allevatori per i danni diretti sono a buon punto e anche per quelli indiretti i soldi stanno arrivando. Rispetto al ripopolamento delle aziende stiamo effettuando in situ tutte le valutazioni necessarie e previste per verificare con precisione scientifica che il virus della Psa non sia presente all’interno delle aziende.  Si tratta di una procedura indispensabile per ripartire  che contiamo di ultimare entro la fine dell’estate per iniziare a ripopolare in autunno”.

Nella sua veste di direttore generale alla sanità animale quali sono le priorità per far fronte ai rischi sanitari che minacciano in generale il comparto zootecnico italiano?

“Anticipare o gestire nell’immediato la patologia quando malauguratamente si presenta in allevamento. La sinergia tra i vari attori coinvolti è fondamentale per fermare e/o eradicare la malattia. In questo contesto il ruolo degli Istituti zooprofilattici impegnati nella diagnostica non è solo fondamentale ma è un’eccellenza che ci viene riconosciuta a livello internazionale. Non va poi dimenticato il capillare e importantissimo lavoro svolto dal personale degli Uffici veterinari per gli adempimenti comunitari (Uvac) e i Posti di ispezione frontaliera (Pif) distribuiti sull’intero territorio nazionale che controllano rispettivamente i prodotti in ingresso dalla UE e dai Paesi terzi. Abbiamo un sistema molto efficace ed efficiente sempre pronto a intervenire. E questo è sicuramente un punto di forza”.

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