It does not receive public funding
Editor in chief:
CLARA MOSCHINI

Facebook Twitter Youtube Instagram LinkedIn

Istat: aggiornate le statistiche sulla povertà in Italia

Ne soffrono 5,7 milioni gli individui, in maggioranza stranieri/Allegato Istat

A leggere i dati diffusi oggi dall'Istat con il report intitolato "La povertà in Italia - Anno 2024" viene in mente che si ha un bel parlare di carrello della spesa o, peggio, di dazi e tariffe se non, con un po' di ironia, di tazzina del caffè a 2 euro. Sì perché. secondo l'Istituto di statistica, nel 2024, si stima che in Italia ci siano oltre 2,2 milioni di famiglie in condizione di povertà assoluta. Una cifra pari all’8,4% delle famiglie residenti: parliamo di 5,7 milioni di individui, il 9,8% dei residenti, quote stabili rispetto al 2023, quando erano pari rispettivamente a 8,4% e 9,7%.

L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%: sale al 35,2% nelle famiglie composte esclusivamente da stranieri, mentre scende al 6,2% per le famiglie composte solamente da italiani.

L’incidenza di povertà relativa tra le famiglie, pari al 10,9%, risulta anch’essa sostanzialmente stabile rispetto al 2023 (era 10,6%), coinvolgendo oltre 2,8 milioni di famiglie. In lieve crescita è l’incidenza di povertà relativa tra gli individui, che sale al 14,9% (dal 14,5% del 2023), coinvolgendo oltre 8,7 milioni di individui. Oltre 5,7 milioni di individui in povertà assoluta in Italia nel 2024.

Povertà assoluta e povertà relativa

Ricordiamo che, secondo Istat, sono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia di povertà assoluta (che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per regione e per tipo di comune di residenza). In pratica, per fare un esempio, una coppia di genitori under 30 con un figlio di meno di tre anni è considerata povera se vive con meno di 1.765 euro al mese in un’area metropolitana della Lombardia, mentre la soglia scende a 1.259 euro in un piccolo comune della Sicilia.

Sono classificate, invece, come povere in termini relativi le famiglie che hanno una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia di povertà relativa (che si differenzia per numero di componenti). Più in concreto, la povertà relativa misura la condizione di chi spende per i consumi meno della media della popolazione: la povertà relativa è, quindi, un indicatore del divario rispetto al tenore di vita medio della società in cui si vive, non un valore assoluto.

Istat, povertà assoluta per regioni e macroaree

L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene più alta nel Mezzogiorno (dove coinvolge oltre 886 mila famiglie, 10,5%), seguita dal Nord-ovest (595 mila famiglie, 8,1%) e dal Nord-est (quasi 395 mila famiglie, 7,6%), mentre il Centro conferma i valori più bassi (349 mila famiglie, 6,5%). D’altra parte, tra le famiglie assolutamente povere, il 39,8% risiede nel Mezzogiorno (38,7% nel 2023) e il 44,5% al Nord (45% nel 2023); il restante 15,7% risiede nel Centro (16,2% nel 2023).

La povertà assoluta è stabile anche a livello individuale con l’unica eccezione delle Isole dove si registra un significativo aumento, arrivando al 13,4% dall’11,9% del 2023. La stabilità dell’incidenza di povertà assoluta si osserva per tutte le fasce di età: fra i minori si conferma al 13,8% (quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi), il valore più elevato della serie storica dal 2014, e fra i giovani di 18-34 anni all’11,7% (pari a circa 1.153.000 individui); per i 35-64enni si mantiene invariata al 9,5%, anch’esso valore massimo raggiunto dalla serie storica, e fra gli over 65 al 6,4%(oltre 918 mila persone).

L’intensità della povertà assoluta, che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere sia mediamente al di sotto della linea di povertà (cioè “quanto poveri sono i poveri”), si conferma stabile a livello nazionale (18,4%), nel Nord (18,5%, con valori pari al 19,1% nel Nord-ovest e 17,6% nel Nord-est) e nel Centro (18,0%), mentre nel Mezzogiorno si segnala un incremento: le stime salgono al 18,5% dal 17,8% del 2023.

Nei comuni piccoli (fino a 50mila abitanti) non periferici delle aree metropolitane l’incidenza di povertà assoluta è più elevata (8,9%); seguono i comuni sopra i 50mila abitanti e i periferici delle aree metropolitane) (8,0%) e, infine, i comuni centro di area metropolitana (7,8%). Tuttavia, nel Mezzogiorno e al Nord sono i comuni centro di area metropolitana a registrare i valori più elevati (rispettivamente 12,5% e 8,2%), mentre al Centro l’incidenza più elevata è quella nei comuni più piccoli non periferici delle aree metropolitane (7,9%).Ancora critica la condizione delle famiglie più numerose

L’incidenza di povertà assoluta si conferma più alta tra le famiglie ampie: raggiunge il 21,2% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,2% tra quelle con quattro, per scendere all’8,6% tra le famiglie di tre componenti. Tra le coppie con tre o più figli, quasi una su cinque è in povertà assoluta (19,4%) e anche per le famiglie di altra tipologia, dove spesso coabitano più nuclei familiari e/o sono presenti membri aggregati, l’incidenza è superiore alla media (15,7%); in povertà assoluta più di una famiglia su 10 tra quelle monogenitore (11,8%).

In allegato a questa EFA News il testo integrale e la nota metodologica dell'Istat.

Attachments
fc - 54411

EFA News - European Food Agency
Similar