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CLARA MOSCHINI

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Novagria, venture building a servizio del Made in Italy

Intervista esclusiva con Lorenzo Franchini, Senior Partner Fondo Boost Innovation (CDP Venture Capital)

CDP Venture Capital ha lanciato Novagria Ventures, un progetto di venture building per la filiera agroalimentare per stimolare la nascita di nuove imprese innovative (vedi articolo EFA News). Attraverso il Fondo Boost Innovation, CDP Venture Capital - di intesa con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy - ha favorito la costituzione Novagria Ventures, società dedicata alla costruzione e al lancio di nuove iniziative imprenditoriali che svilupperanno prodotti o servizi per la digitalizzazione e l'innovazione delle PMI che operano nella filiera agroalimentare.

Con un investimento complessivo di 5,65 milioni di euro, l'obiettivo di Novagria Ventures è creare fino a 6 nuove imprese nei prossimi 3 anni, che saranno oggetto di successivi investimenti in equity da parte del Fondo Boost Innovation fino a circa 25 milioni di euro, che potranno generare un effetto di addizionalità sul mercato con investimenti complessivi fino a circa 45 milioni di euro. Hanno aderito a Novagria Ventures, in qualità di investitori: Gellify, Mutti, Sipcam Oxon e Crédit Agricole Italia.

Lorenzo Franchini, Senior Partner e Responsabile Fondo Boost Innovation di CDP Venture Capital spiega la ratio e gli obiettivi del progetto.

Perché era necessario, in questa fase storica dell'agri food italiano, la creazione di un progetto di Venture building?

La creazione di un progetto di venture building di filiera nasce dal confronto con il MIMIT, che ha evidenziato come la scarsa digitalizzazione e la limitata capacità innovativa delle PMI rappresentino una criticità strategica per il Sistema Paese. In un settore come quello agroalimentare, dove le tecnologie digitali possono ottimizzare le pratiche agricole, migliorare la sostenibilità e aumentare la competitività, un approccio strutturato che favorisce la creazione di nuove soluzioni rappresenta un fattore strategico. L’utilizzo delle tecniche di venture building per affrontare queste tematiche permette di partire dai bisogni insoddisfatti rilevati sul mercato per poi testare varie tipologie di soluzioni, implementando infine solo quelle che hanno ottenuto i migliori risultati sul mercato.

Quanto interesse avete riscontrato per i processi di digitalizzazione e innovazione delle Pmi italiane? C'è maggiore apertura rispetto al passato?

Il confronto costante con gli stakeholder della filiera conferma un interesse crescente da parte delle PMI verso soluzioni che digitalizzano e ottimizzano i processi esistenti, non solo in termini di operations interne ma anche per quanto riguarda la valorizzazione a mercato dei prodotti. C’è decisamente più apertura rispetto al passato e il ricambio generazionale gioca un ruolo fondamentale in questo.

In quali segmento del settore pensate che opereranno le società che verranno create con il vostro progetto?

Siamo attualmente nella fase di blueprinting, che ci permetterà di definire in quali segmenti intervenire e quali concept sviluppare. L’obiettivo del venture builder è di creare venture B2B rivolte alle PMI posizionate nella parte upstream della filiera, con soluzioni software ad alto TRL e time-to-market contenuto. Puntiamo quindi allo sviluppo di piattaforme e strumenti digitali capaci di rispondere da subito a bisogni chiari di mercato.

Quali sono i gap più ampi da colmare?

Dalle prime analisi i principali  i gap identificati sono: asimmetria informativa e mancanza di trasparenza, ottimizzazione delle operations agricole e commerciali, digitalizzazione e gestione dei dati operativi, supporto nella valorizzazione delle pratiche ESG. In aree come queste crediamo che la digitalizzazione possa generare maggior valore.

Avete dei progetti che sono già stati abbozzati?

Al momento non abbiamo progetti definiti, a partire dai bisogni individuati identificheremo i concept da sviluppare e validare, per poi avviare la realizzazione dei prototipi. L’elemento distintivo dell’iniziativa è il processo di Venture Building per cui i progetti, una volta abbozzati, dovranno verificare l’effettivo interesse del mercato affinché siano poi implementati e lanciati come nuove venture.

Quali distretti sono più attenti a digitalizzazione e innovazione?

Stiamo mappando la filiera per identificare i distretti più aperti e ricettivi. Guardando dati Eurostat è subito chiaro come alcune regioni e alcune sotto-filiere siano più rilevanti in termini economici e occupazionali, ma non vogliamo limitarci a una visione statica e top-down. Ci interessa capire quali sono oggi i problemi rilevanti e irrisolti che impattano i processi critici degli operatori di filiera. I distretti più toccati da questi problemi saranno sicuramente quelli più pronti a digitalizzarsi e innovare. 

Come vedete il mercato italiano dell'agrifood dalla vostra visuale privilegiata?

L’agroalimentare in Italia presenta grandi opportunità: negli ultimi 6 anni, infatti, il mercato dell’agricoltura 4.0 è cresciuto a un tasso di crescita medio superiore al 30% annuo.  Osserviamo in particolare una progressiva adozione di software gestionali e di piattaforme di integrazione dei dati, mentre risultano in calo gli investimenti in macchinari e sistemi di monitoraggio hardware. Questo trend evidenzia una crescente necessità di soluzioni software orientate all’analisi dei dati, in linea con lo scope del nostro progetto. Rimane centrale anche il fattore culturale: per favorire la transizione digitale servono attività di advocacy,  ecosistemi di confronto e community che permettano di stimolare il settore e diffondere le buone pratiche.

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EFA News - European Food Agency
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