Ecomondo. Inalca: gli allevamenti affrontano il cambiamento climatico
Presentati il percorso di mitigazione del polo agro-zootecnico e la partnership con Corteva /Gallery
Inalca, attore di primo piano in Italia e in Europa nella produzione e distribuzione di carni bovine, salumi e prodotti alimentari, è stata protagonista a Ecomondo alla Fiera di Rimini, intervenendo nel convegno su “Allevamenti e cambiamenti climatici” a cura di Economy Group.
L’azienda è impegnata nel ridurre l’impatto ambientale della zootecnia, tutelandone il valore alimentare, economico e sociale: negli ultimi 20 anni ha costantemente investito nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento, dove si concentra la maggior parte degli impatti ambientali della filiera delle carni. Un’integrazione con il settore primario che ha consentito ad Inalca di creare un polo agro-zootecnico, gestito dalla società controllata Azienda Agricola Corticella, che oggi conta su oltre 2.300 ettari di terreni distribuiti fra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, destinati all’autoproduzione delle foraggere.
Su questi terreni viene autoprodotta una percentuale importante – circa il 70% – degli alimenti destinati ai bovini. Grazie a questi numeri, Inalca risulta tra i più grandi allevatori italiani di bovini da carne (vitelli, vitelloni e scottone), con la capacità produttiva, in termini di capi allevati direttamente o in soccida, di circa 180mila bovini all’anno.
Corticella, insieme al partner Corteva Agriscience, ha presentato a Ecomondo il percorso di mitigazione e adattamento agronomico/zootecnico avviato con l’obiettivo di introdurre e valutare l’impatto di pratiche agronomiche innovative per la produzione dei foraggi destinati agli allevamenti di bovini da carne. L’obiettivo è ridurre le emissioni, accrescere la produttività delle colture, ottimizzare l’uso di fertilizzanti, migliorare la gestione del suolo e incrementare il sequestro di carbonio.
Claudio Pennucci, direttore agronomico di Corticella, ha spiegato che “nei prossimi tre anni, il gruppo Inalca imposterà nei propri centri agro-zootecnici, gestiti dalla società Corticella, una sperimentazione applicativa, che si focalizzi su tre punti. Il primo riguarda la creazione di nuovi sistemi colturali: verranno testati schemi di coltivazione che meglio si adattino alle condizioni pedo-climatiche e di mercato, andando a utilizzare sia coltivazioni consolidate che nuove (per cambiamenti climatici). Il secondo punto è relativo alla gestione del suolo: avere tutte le informazioni meteoriche e fisico-chimiche permetterà di applicare lavorazioni meno impattanti e più ecosostenibili. Infine, su ogni coltivazione verrà iniziato un percorso in cui sviluppare linee tecniche per razionalizzare l’utilizzo degli input agronomici e verranno adottate pratiche specifiche. Questo esperimento è coerente con le altre attività sviluppate dall’azienda per il recupero e la valorizzazione di sostanze organiche per la fertilizzazione dei suoli ottenute con processi di economia circolare, come ad esempio i “digestati” provenienti dagli impianti di produzione biogas di Inalca”.
Nel convegno sono stati anche presentati i risultati di un progetto pilota realizzato con Corteva Agriscience, che ha portato a una riduzione media del 19% delle emissioni di CO₂ equivalente per tonnellata di foraggio prodotto, grazie all’adozione di pratiche agronomiche innovative e dell’uso razionale dei reflui stabilizzati con l’inibitore della nitrificazione Instinct, e del biostimolante azotofissatore BLueN, che migliorano l’efficienza dell’azoto. Lo studio è stato condotto con approccio Lca dal Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano, partner tecnico di Corteva per progetti legati alla sostenibilità e all’agricoltura rigenerativa.
“Questa collaborazione con Inalca dimostra che sostenibilità e produttività possono convivere”, ha dichiarato Manuela Rancati, Sales Manager di Pioneer, marchio sementiero di Corteva. “Attraverso l’agricoltura rigenerativa e le tecnologie di precisione supportiamo le aziende agricole nel migliorare la fertilità del suolo, riducendo le emissioni e mantenendo un’elevata efficienza produttiva ed economica”.
Infine, durante il convegno, è stato presentato l’“Ecosistema Infinito” (opp. il “Ciclo Infinito”): la rappresentazione dell’economia circolare e rigenerativa della filiera bovina di Inalca. L’azienda, infatti, è specializzata nella lavorazione di tutti i prodotti e i sottoprodotti del bovino ed è in grado di valorizzarli, collocandoli al meglio sui mercati nazionali ed internazionali. Inoltre, le attività di Inalca contribuiscono in modo sinergico ad altre filiere, da quella del latte alla pelletteria, dal biomedicale alla cosmesi, dal pet food al mondo delle energie rinnovabili. A lato degli stabilimenti produttivi, negli anni Inalca ha sviluppato una vera e propria infrastruttura energetica destinata all’autoproduzione di energia e all’utilizzo di fonti rinnovabili. Deiezioni degli animali e scarti delle attività agricole e industriali, grazie agli impianti di cogenerazione, produzione di biogas e recupero di ossa e grassi, costituiscono una preziosa biomassa per la produzione di energia da fonti rinnovabili, e per la produzione di fertilizzanti organici che vengono reimpiegati nel ciclo agricolo. A ciò si aggiunge l’importante produzione di energia solare, fornita dagli impianti fotovoltaici istallati su tutti gli stabilimenti e sulle aziende agricole.
EFA News - European Food Agency