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CLARA MOSCHINI

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Ripensare agli interscambi via mare

Federagenti esorta il futuro Governo a considerare nuove soluzioni per i porti, centrali per la supply chain agroalimentare

Basta strategia dello struzzo, basta lamentarsi sulla crisi degli approvvigionamenti di materie prime. Bisogna cominciare a pensare seriamente a fare "un’analisi sulle motivazioni e sulle possibili soluzioni" a partire dai porti che oggi costituiscono lo scenario della guerra ma che dovranno tornare a essere il centro delle distribuzioni, soprattutto alimentari, del mondo. 

La pensa così Federagenti, la federazione nazionale degli agenti marittimi guidata da Alessandro Santi. Il tema è quello della logistica, della supply chain soprattutto delle materie prime come quelle agroalimentari, protagoniste degli ultimi avvenimenti, come dimostra la partenza delle prime navi dall'Ucraina con carico di grano, l'oro giallo tanto agognato al mondo intero in questo momento (Altre 3 navi cariche di cereali partite dall'Ucraina). 

Al centro della discussione porti come quelli di Odessa, Chornomorsk, Bab-El-Mandeb, Ashdod, Stretto di Taiwan, Kherson, Bosforo e Dardanelli, Suez. “Questi nomi di scali sparsi nel mondo -sottolinea Santi- sono altrettanto punte dell’iceberg di conflitti e di guerre, sempre meno locali e sempre più globali che stanno impattando su nodi strategici del commercio mondiale dal Mediterraneo all’Africa occidentale e orientale, dal Mar Nero al Mare della Cina, dal Centro America al Sud Est asiatico, alla Corea”. 

“In queste aree e in questi porti -spiega Santi- le scelte geopolitiche hanno preso il sopravvento sulle scelte economiche e commerciali. Il controllo sui flussi di merci e persone con effetti già presenti e potenzialmente devastanti per l’economia e la vita delle popolazioni mondiali è diventato un fattore strategico. E gli effetti si misurano nella scarsità dei prodotti fondamentali per la sopravvivenza delle persone e delle aziende come pure nella spinta inflattiva che arreca conseguentemente i suoi danni con l’aumento dei costi di qualsiasi bene e servizio”. 

“Non analizzare e non comprendere che queste tensioni si tradurranno in problemi seri per i trasporti marittimi ma anche nella minaccia di fratture nelle catene di approvvigionamento -aggiunge il presidente di Federagenti- è sintomo di una strategia dello struzzo’ che metterà a repentaglio economia ed equilibri sociali nei paesi occidentali”. 

“Ci rivolgiamo in anticipo a chi governerà questo Paese -conclude Santi-. I nostri porti e i nostri spazi marittimi devono diventare snodi efficienti e non colli di bottiglia, devono essere innervati nelle reti Ten-T e nelle catene di valore che si genereranno a fronte di scelte di politica internazionale, devono rispondere alle esigenze di un piano strategico nazionale su energia, materie prime essenziali e transizione ecologica che va pensato e costruito come primario obiettivo del nuovo Governo”.

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EFA News - European Food Agency
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