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CLARA MOSCHINI

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Donne e lavoro: sale al 14% la quota delle laureate

Ancora troppo forte il gender gap nel nostro Paese. Francia e Germania più virtuose

In Italia il tasso di crescita di lavoratrici laureate passa dal 5 al 14% del totale dell’occupazione in 20 anni, dal 2000 al 2020, mostrando come siano le donne ad emergere, passo dopo passo, come il motore del cambiamento quali-quantitativo dell’occupazione. E' quanto emerge dalla ricerca “Raccontare il mercato del lavoro in Europa: come il grado di specializzazione economica e tecnologica influenza la qualità della domanda di lavoro” di Paolo Maranzano (Università degli Studi di Milano-Bicocca) e Roberto Romano (Associazione Economia & Sostenibilità), in pubblicazione sulla rivista "Economia & Lavoro" nel numero 2 di settembre e presentata in anteprima dalla Fondazione Articolo 49 che promuove progetti educativi per la formazione di cittadini consapevoli, in occasione dell’evento “In classe: giovani, scuola e lavoro per l’Europa che cambia” avvenuta ieri a Roma alla Camera dei Deputati. L’evento è stato realizzato in collaborazione con il Parlamento Europeo. 

In tutti e quattro i Paesi considerati dalla ricerca - Germania, Francia, Spagna e Italia - la percentuale di donne occupate tra i livelli educativi più alti registra tassi di crescita maggiori rispetto a quelli degli uomini. In particolare, sono le donne con istruzione universitaria a registrare un miglioramento sul totale dell’occupazione tra il 2000 e il 2020: oltre all’Italia, per cui la percentuale è aumentata di 9 punti, in Germania la presenza femminile ai livelli più alti di istruzione passa dal 9 al 14% del totale dell’occupazione, in Spagna dal 12 al 24%, in Francia dal 12 al 25% del totale dell’occupazione.

Dai dati della indagine Eurostat sulle retribuzioni 2022, in Italia il livello di formazione universitaria fa percepire agli uomini 24,10 euro orari mentre alle donne 21,90. Un problema comune a tutti e quattro i Paesi: in Germania il livello di formazione universitaria percepisce in media 32,60 euro l’ora, che diventano quasi 36 euro orari per gli uomini e 28,10 euro per le donne; in Francia gli uomini percepiscono circa 28,60 euro, mentre le donne ne percepiscono 25,40 euro. La Spagna presenta salari orari mediamente più bassi, che si aggirano attorno ai 18, 80 euro per gli uomini e 16,70 euro per le donne.

In generale, l’Italia, secondo una rielaborazione su dati Eurostat, mantiene ancora una percentuale troppo alta di occupati con bassi livelli di formazione, seppure in netta discesa: si è passati infatti dal 45% del 2000 al 26% del 2024. Considerando, invece, la dinamica del nostro Paese in relazione alla formazione più alta e soprattutto a quella universitaria, si è passati nel primo caso dal 42 al 47% negli ultimi 25 anni e nel secondo dal 13% al 27% del totale degli occupati. Se questa è la situazione italiana, la Francia è il Paese che occupa meno persone con istruzione primaria e secondaria inferiore, passando dal 30% del 2000 al 12% del 2024. La Germania si conferma per una forte stabilità dei livelli intermedi (50% del totale), e con una forte crescita dell’occupazione di soggetti con educazione terziaria (diploma di laurea o superiore), pari al 37% nel 2024.

Il livello di istruzione genera anche una differenza retributiva significativa. Se confrontiamo i valori del 2022 con quelli del 2018, in tutti i Paesi analizzati e per tutte le fasce di istruzione si registrano aumenti, seppur con evidenti disparità tra i paesi. Infatti, mentre in Germania i salari orari sono aumentati mediamente del 11% per i lavoratori con formazione universitaria e del +13% per quelli con un livello di formazione bassa e intermedia, in Francia e Spagna l’aumento è compreso rispettivamente tra il +5% e +13%. L’Italia è l’unico dei quattro paesi ad aver registrato variazioni inferiori al +3% per ogni livello educativo. Se analizzata in termini percentuali, la differenza nelle retribuzioni medie orarie aumenta al crescere dei livelli educativi in tutti e quattro i Paesi considerati. La distanza retributiva tra i lavoratori tedeschi con educazione universitaria e quelli con educazione bassa è del 141%; in Spagna del 76%; in Francia del 74% e in Italia dell’81%. Le differenze sono principalmente legate alla specializzazione produttiva che “premia” i profili professionali con maggiore competenza e istruzione.

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EFA News - European Food Agency
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