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Dazi /3. Ponti a EFA News: "Un danno anche per le imprese Usa"

Presidente Federvini insiste sul legame strategico del food italiano con l'altra sponda dell'Atlantico

Quella dei dazi Usa-UE (leggi notizia EFA News) è una "novità che potrebbe essere negativa per i nostri tre settori", ovvero i vini, i distillati e gli aceti. A ribadirlo, intervistato da EFA News è Giacomo Ponti, da poco più di un mese in carica come presidente di Federvini (leggi notizia EFA News).

"Abbiamo perorato da subito la causa del dazio zero", sottolinea Ponti, "anche in considerazione del fatto che l'Italia (come pure, in generale, l'Europa) non è solo un partner commerciale importante per gli Stati Uniti ma siamo anche alleati su molti fronti, con un'alleanza atlantica che ormai dura da svariati decenni. Quindi riteniamo sia opportuno che l'Europa e l'Italia ricevano dagli Stati Uniti un trattamento diverso rispetto ad altri Paesi del mondo. Al di là di tutte le affermazioni e smentite sui dazi che si sono susseguite fino a oggi, ora sembra proprio che il 1° agosto sarà una data spartiacque, perché da quel momento in poi sarà calato sul tavolo di gioco un numero che andrà naturalmente gestito, in quanto dipende dai settori, dal prodotto e dalla catena del valore". 

Il presidente di Federvini ricorda quindi che, "la legge della domanda e dell'offerta funziona sempre", quindi all'aumento del prezzo - che i dazi inevitabilmente provocano - "la domanda calerà di conseguenza. Quindi siamo tutti preoccupati, perché il rischio dell'applicazione di un dazio che non sia assorbibile dalla catena del valore di un determinato prodotto si deve si deve per forza riversare sul listino con un aumento dei prezzi e una diminuzione della domanda: su questo non c'è troppo da discutere".

Secondo Ponti, il mantenimento degli scambi con gli Usa è cruciale, dal momento in cui parliamo del "più grande partner commerciale dei nostri settori", i quali "sviluppano 20,5 miliardi di euro di fatturato, di cui 10,5 miliardi in esportazione e 2,5 miliardi nei confronti degli Stati Uniti. Quindi è un grande mercato di sbocco e non possiamo permetterci di perderlo: andrebbe a nocumento non solo delle aziende italiane ma anche delle stesse aziende americane". Negli Usa, infatti, osserva il presidente di Federvini, è radicata una "struttura commerciale cosiddetta lunga", articolata su importatori, broker, fino ad arrivare finalmente alla catena di distribuzione: numerosi passaggi, a ognuno dei quali "il valore del bene aumenta". Al punto che, "noi sosteniamo, dati alla mano, che per ogni euro o dollaro fatturati in Italia se ne sviluppano quasi 5 negli Stati Uniti. Dunque è importantissimo che questi dazi sia i più contenuti possibile, proprio per riuscire a mantenere un'azione commerciale simile a quella che c'è stata in passato".

"Del resto un mercato come quello degli Stati Uniti, che ama così tanto i prodotti italiani, che ha 330 milioni di consumatori, che beneficia di 150-200 anni di emigrazione italiana, vuol dire cultura, amore per i nostri prodotti, assieme a tutti i nostri chef che abbiamo esportato e a tutti gli ambasciatori del gusto che sono i nostri ristoranti italiani nel mondo, che hanno fatto un lavoro eccezionale. La presenza italiana in America è molto ampia, quindi questo rappresenta un vantaggio competitivo che è difficile replicare in qualsiasi altro Paese del mondo", conclude Ponti.

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EFA News - European Food Agency
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