Assodistil: nessuna "grappa" prodotta nelle carceri
Federazione produttori superalcolici stigmatizza l'uso improprio del nome dell'IG

Recentemente da parte di alcuni organi di stampa e mezzi di comunicazione assistiamo ad un uso improprio del termine grappa associato ad alcuni episodi che si sono verificati all’interno di Istituti Penitenziari che hanno portato al sequestro di oggetti vietati tra cui bevande alcoliche autoprodotte. AssoDistil, associazione che da 80 anni rappresenta e tutela le principali realtà della distillazione italiana, stigmatizza l’utilizzo improprio del termine “Grappa” da parte dei media.
Il riferimento è, in modo particolare, al sequestro effettuato dalla polizia penitenziaria la mattina dello scorso 11 luglio presso la casa circondariale "Lorusso e Cotugno" di Torino: in quell'occasione erano stati rinvenuti cannabis, psicofarmaci, telefonini con tanto caricabatterie e un e un secchio all'interno del quale era contenuto un alcolico definito "grappa autoprodotta".
La grappa, specifica Assodistil, è un prodotto fortemente identitario del patrimonio agroalimentare italiano, tutelato da una normativa specifica (DM 28 gennaio 2016) e riconosciuto come Indicazione Geografica (IG). Secondo quanto stabilito dal Decreto Ministeriale del 30 settembre 2011 del Masaf, la denominazione “Grappa” può essere attribuita esclusivamente all’acquavite di vinacce ottenuta da uve provenienti, vinificate, distillate ed elaborate integralmente sul territorio nazionale, in impianti riconosciuti e secondo metodologie produttive rigorose e conformi al disciplinare.
L’utilizzo del termine “Grappa” per indicare prodotti alcolici privi di qualsiasi controllo sanitario e qualitativo, e la definizione impropria di una “vera e propria distilleria” riferita a una produzione non autorizzata, non solo indebolisce la reputazione di un’eccellenza italiana, ma fuorvia l’opinione pubblica, facendo confusione tra un prodotto legale, certificato, storico, di qualità garantita dalla competenza decennale di mastri distillatori e da enti di certificazione accreditati, e un alcolico di produzione incerta, clandestina e di qualità molto dubbia per giunta non certificata da alcun ente accreditato.
“A tutela della reputazione non solo del prodotto, dei suoi produttori e dei consumatori, ma anche del significato culturale dell’eccellenza Made in Italy, invitiamo i media a prestare una maggiore attenzione nell’utilizzo delle giuste terminologie: la Grappa IG è un vanto della distillazione italiana da non confondere con altri intrugli prodotti in maniera dilettantesca ed estemporanea che possono risultare anche dannosi per la salute”, ha rimarcato Sandro Cobror, direttore di AssoDistil.
EFA News - European Food Agency