Dazi. Così il Consorzio Asti Docg si è portato avanti
Il presidente del Consorzio Ricagno spiega la riduzione delle rese e dello stoccaggio

Il Consorzio Asti Docg ha deciso di ridurre le rese della vendemmia 2025, passando da 100 a 90 quintali per ettaro, di cui 5 destinati allo stoccaggio (vedi articolo di EFA News). La misura è stata approvata come reazione al contesto internazionale, sempre più instabile e aggravato dai dazi imposti dall’amministrazione Trump. L’obiettivo è armonizzare il potenziale produttivo, controllare i volumi e garantire una crescita equilibrata della nostra denominazione. Una scelta di contenimento fatta per preservare l’equilibrio tra domanda e offerta e rafforzare la stabilità sui mercati.
Stefano Ricagno, presidente Consorzio Asti Docg spiega come è nata questa scelta in un’intervista esclusiva a EFA News.
Come è stata accolta dai soci del consorzio la decisione di ridurre rese e stoccaggio?
Con grande spirito sacrificio, consapevoli che per mantenere l’equilibrio di mercato ed il valore del prodotto, ogni membro della filiera dovrà impegnarsi nei propri ambiti specifici per mantenere alto il livello qualitativo e la presenza di Asti Spumante e Moscato d’Asti nei mercati di tutto il mondo.
Nel medio termine quali iniziative pensate di prendere per sostenere la domanda?
Dal punto di vista promozionale, la denominazione Asti continuerà ad avere grande visibilità nel mondo grazie alle iniziative legate al tennis, in particolare alle Nitto Atp Finals di Torino del prossimo novembre. Proseguono anche le campagne social in Italia e negli Stati Uniti per sottolineare l’estrema piacevolezza dei nostri prodotti che, grazie alla loro natura a bassa gradazione, si rivelano particolarmente adatti per il consumo estivo.
Su quali mercati potreste scommettere per sopperire al calo di vendite Usa?
Fino a questo momento, il Moscato d’Asti – la tipologia di prodotto più venduta negli Stati Uniti – ha mantenuto valori di vendita in linea con gli anni precedenti. Tuttavia, l’incognita riguarda la seconda parte dell’anno, quando l’introduzione definitiva dei dazi al 15% potrebbe influenzare significativamente il mercato. Sui mercati asiatici i nostri prodotti sono molto apprezzati, ma ancora non fanno registrare i numeri di vendita attesi: sono paesi in cui il vino spesso non si integra facilmente con le tradizioni locali. Fin quando il vino non entrerà nella cultura di questi paesi, la crescita su questi mercati sarà molto lenta. I mercati sudamericani sembrano invece per tradizione avere una più immediata comprensione dei nostri prodotti, ma al momento le alte tassazioni di paesi come il Brasile, rallentano i consumi dei prodotti esteri a favore di quelli locali.
Avete sperimentato tensioni sul pricing?
I livelli di retribuzione di uve e mosti per Asti Docg sono stabili. Se ci si riferisce al prezzo finale del prodotto sullo scaffale americano, Asti e Moscato d’Asti rischiano di salire nella fascia di prezzo superiore a quella attuale mentre il Moscato presente nella ristorazione subirà in maniera meno evidente le variazioni di prezzo.
È preoccupato dall'andamento dei contrassegni di stato nel 1* semestre ?
Nel primo semestre si è registrato un calo prossimo al 10% sul complessivo della denominazione Asti; storicamente l’andamento delle produzioni ci ha abituato importanti oscillazioni, ma quello che ci rende ottimisti per il futuro è la qualità dei nostri vini, facilmente apprezzabili ed unici, distintivi perché prodotti con la migliore espressione del Moscato nel mondo, quello prodotto in Piemonte tra Langhe, Monferrato e Roero.
Quali strategie sta approntando per attraversare una turbolenza, quella sui dazi, che sembra destinata a durare?
Le aziende dovranno impegnarsi ad affrontare i nuovi ed i vecchi mercati, con la convinzione che prodotti estremamente piacevoli come Asti e Moscato d’Asti, non replicabili per qualità, storicità e legame con il territorio, troveranno sempre un positivo riscontro da parte dei consumatori.
EFA News - European Food Agency