It does not receive public funding
Editor in chief:
CLARA MOSCHINI

Facebook Twitter Youtube Instagram LinkedIn

Brunello di Montalcino: i piani di sviluppo oltre i dazi

Intervista col presidente del consorzio, Giacomo Bartolommei

Grazie alla ottima performance fatta registrare nel mese di ottobre il Consorzio del Brunello ha registrato un saldo, nei primi 10 mesi del 2025 di 7,63 milioni di pezzi imbottigliati, a fronte dei 7,69 milioni del 2024. Un bilancio ottenuto in un periodo molto  particolare da un punto di vista economico e macroeconomico. Giacomo Bartolommei, il più giovane presidente del Consorzio della storia, traccia in questa intervista esclusiva un bilancio dei suoi primi sei mesi alla guida dell’ente.

Presidente, può tracciare un bilancio del primo semestre della sua presidenza del consorzio?

È un bilancio da bicchiere mezzo pieno. Venivamo da un’incertezza globale iniziata già ad aprile con l’introduzione dei dazi, ma oggi la situazione si sta evolvendo. Da quando i dazi sono entrati effettivamente in vigore, siamo riusciti a ripartire sui mercati: una ripartenza ancora flebile che però è un segnale incoraggiante per la denominazione e per tutti i produttori.

Quali complessità ha dovuto affrontare in questi mesi e come sta reagendo il Consorzio a questo periodo complesso?

Le principali complessità sono state legate sia ai dazi, alle giacenze che alle dinamiche produttive. Siamo dovuti intervenire – e lo avevamo già deciso nell’assemblea di maggio – con una riduzione delle rese, così da mantenere la produzione entro determinati livelli e garantire ai produttori la possibilità di tornare in equilibrio.

Al momento della sua elezione a Presidente ha sottolineato che "il periodo attuale richiede un’azione energica in termini di promozione e comunicazione". Quali iniziative avete messo in cantiere?

Le iniziative entreranno nel vivo soprattutto dal 2026. Quando si viene eletti c’è sempre un semestre con progetti già avviati dal precedente Consiglio: abbiamo quindi preso in mano ciò che era stato impostato e stiamo proseguendo sulla stessa linea, adattandola alle nuove esigenze. Per il 2026 abbiamo già in programma nuove attività, in particolare sugli incoming dedicati all’Europa, un’area che vogliamo tornare a presidiare in modo più deciso.

In questa fase storica qual è la percezione di mercato del Brunello?

Siamo consapevoli di essere una denominazione conosciuta in tutto il mondo e di grande prestigio. Oggi sentiamo la necessità di raggiungere fasce d’età più giovani rispetto a quelle che abbiamo intercettato finora. Per questo stiamo lavorando per “ringiovanire” l’immagine del Brunello di Montalcino.

I vini del consorzio del Brunello sono storicamente molto amati negli Stati Uniti. Come stanno andando le esportazioni e avete accusato contraccolpi significativi dai dazi?

I contraccolpi si sono avvertiti soprattutto nella fase di incertezza, quando non era chiaro quale sarebbe stata l’entità del dazio: si parlava di 200, 100, 39… e questo rendeva difficile capire come muoversi. In quella fase tutto si era praticamente bloccato in attesa di capire cosa sarebbe successo. E l’impatto non ha riguardato solo gli Stati Uniti, perché il dollaro è una moneta di riserva per molti Paesi e quindi le oscillazioni americane si ripercuotono a livello globale.

La Top 100 di Wine Spectator contiene 20 vini italiani e la metà di questi sono toscani. Una performance che volete migliorare?

La Toscana è sempre ben rappresentata, ed è il primo mercato di riferimento per gli Stati Uniti – e lo è anche per noi. Certamente si può sempre migliorare, ma questo dipende soprattutto dal lavoro delle singole aziende.

mcc - 55560

EFA News - European Food Agency
Similar