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CLARA MOSCHINI

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Osservatorio Nestlé /2. Invecchiamento: il mantenimento del tono muscolare è la chiave di volta

Soltanto il 25% degli over65 fa movimento tutti i giorni e solo il 21% coltiva nuovi hobby

[Leggi prima parte]

Un importante studio condotto dalla Stanford University ha rivoluzionato la nostra comprensione dell’invecchiamento, dimostrando che non si tratta di un processo uniforme, ma che ogni organo del corpo può invecchiare a ritmi diversi, influenzando la nostra salute e longevità. Lo studio ha anche individuato due tappe critiche nel nostro invecchiamento biologico: la prima attorno ai 40 anni, la seconda intorno ai 60. È in questi momenti che il corpo mostra i cambiamenti più significativi. La buona notizia? Alcuni comportamenti sembrano davvero in grado di rallentare l’avanzamento dell’orologio biologico.

“Per mantenere indipendenza, autonomia e sentirsi in forze, superati gli ‘anta’, è fondamentale porre attenzione al regime alimentare, soprattutto per quello che riguarda l’apporto proteico quotidiano che, calibrato in base all’età, al peso e al livello di attività fisica, è fondamentale per mantenere la massa muscolare, che con l’età tende a ridursi", spiega Ennio Tasciotti, direttore dello Human Longevity Program all’Irccs San Raffaele di Roma. "E non è solo una questione estetica: la salute muscolare è direttamente legata al metabolismo, alla forza, all’equilibrio e persino alla prevenzione delle malattie croniche. Il muscolo è l’organo della longevità per eccellenza. La sarcopenia, ovvero la perdita progressiva di massa e forza muscolare, è ciò che davvero ci rende ‘anziani’, nel senso di più fragili. Mangiare bene e continuare a muoversi, soprattutto dopo i 60 anni, sono aspetti chiave per una longevità intesa non solo come prolungamento della vita ma come mantenimento della sua qualità negli anni. Un aspetto cruciale, in relazione alla sarcopenia, è il ribilanciamento della dieta integrando quei nutrienti che, con l’età che avanza, diventano essenziali per mantenere tono e forza muscolare”. 

Quella over65 è, inoltre, la fascia di popolazione che ha cambiato maggiormente il proprio stile di vita nell’ultimo anno. Lo si vede in particolare da alcune abitudini, come il fatto che quasi la metà (49%) occupa il tempo guardando la TV. Ma se da questo singolo dato si potrebbe pensare a una crescita dell’isolamento e della sedentarietà, tra le abitudini acquisite in questa fase della vita spiccano anche molti aspetti positivi: quasi 3 over 65 su 10 (29%) dichiarano di dedicare più tempo alla propria salute; il 28% occupa le giornate prendendosi cura dei nipoti e il 26% sostiene di aver più tempo da dedicare ad attività che prima erano secondarie; non solo, tra gli over65 tanta attenzione anche a fare maggior movimento tutti i giorni (25%) e a coltivare nuovi hobby (21%).

Dai dati emerge chiaramente come gli over 65 desiderino rimanere autonomi a lungo, dando priorità al cercare di restare attivi sia a livello motorio che cognitivo. “Le statistiche indicano che c’è una fetta di popolazione anziana che sta invecchiando bene e che, probabilmente continuerà ad invecchiare meglio di quanto faranno i loro figli. Una situazione che non è, esclusivamente dovuta alle scelte e alle abitudini individuali ma legata anche alle condizioni di vita collettive di questa generazione di cittadini senior, che in gran parte ha beneficiato in gioventù di condizioni sociali, culturali, lavorative e ambientali diverse” commenta il professor Tasciotti

Le generazioni più giovani vivono oggi in città più inquinate, sono sottoposte a crescente ansia e stress, hanno una vita sociale ridotta. “Va ricordato che l’aumento progressivo delle aspettative di vita che abbiamo osservato negli ultimi 200 anni non è un fatto lineare e scontato: pensare che continuerà a crescere anche per le attuali generazioni negherebbe quello che raccontano le ultime ricerche. Studi epidemiologici internazionali, infatti, dimostrano che diverse malattie croniche (diabete, disturbi metabolici e cardiovascolari) stanno comparendo in età sempre più precoce, già tra i 30 e i 40 anni, anche a causa di abitudini alimentari scorrette, sedentarietà e scarsa qualità del sonno. Questi trend rallenteranno la tendenza all’aumento della longevità registrata finora e richiederanno l’intervento di una nuova categoria di medici e di specialisti. La medicina della longevità sarà una sfida avvincente ma richiederà un cambio di visione, non basterà più curare, bisognerà prevenire”, spiega il professor Tasciotti, che aggiunge: “Mi sta a cuore soprattutto che le persone abbandonino l’idea, solitamente basata sul sentito dire e da una miriade di fake news e miti online, che esistano rimedi univoci e miracolosi”.

Quali sono i segreti per una vita lunga e in salute e quali i livelli della prevenzione?
“Se proprio devo rivelarvi il segreto per la longevità, è quello di affidarsi ad esperti e di occuparsi, in modo olistico, di tutti i fattori che incidono sulla qualità di vita quando l’età avanza. A mio parere, per chi sta ancora bene la vera strategia passa attraverso i tre livelli della prevenzione. La prevenzione primaria, che mira ad evitare l’insorgenza delle malattie, attraverso l’adozione di uno stile di vita sano. Ad esempio, mantenere una buona forza muscolare con esercizi di resistenza e un giusto apporto proteico aiuta a prevenire la sarcopenia e le cadute in età avanzata. La prevenzione secondaria, che punta a individuare precocemente la patologia prima che si manifesti con sintomi clinici, attraverso screening periodici e controlli medici. Infine, c’è la prevenzione terziaria, che serve a gestire al meglio le malattie già in corso, per rallentarne la progressione e migliorare la qualità della vita: come accade, per esempio, in chi ha già il diabete ma lo controlla efficacemente con dieta e attività fisica. In sintesi – conclude il professor Tasciotti – per vivere bene e a lungo non esistono formule magiche. Serve piuttosto un impegno costante e personalizzato, che unisca la guida dei professionisti della salute a scelte consapevoli nella vita quotidiana”.

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