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CLARA MOSCHINI

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Occhio al caffè, il Brasile lancia l'allarme rincari

I prezzi dell'arabica, scesi del 12%, potrebbero impennare: i futures di New York vanno a +35% per colpa di clima e dazi

Occhio al caffè, sempre di più. Le brutte notizie questa volta arrivano dal Brasile (che produce un terzo del caffè mondiale) dove i prezzi al dettaglio del caffè torrefatto e macinato, che finora in questo agosto sono scesi in media del 12%, potrebbero invertire la rotta. L'allarme arriva dall'Abic, la Brazilian coffee industry association, l'associazione dell'industria del caffè del Paese, che giustifica i possibili rincari con "l'aumento dei costi dei chicchi grezzi per i torrefattori brasiliani". 

I futures dell'ICE sull'arabica ad agosto hanno registrato un balzo di circa il 35%: il contratto è stato scambiato ieri, lunedì 25 agosto, vicino a 3,80 dollari per libbra, in aumento rispetto a 2,80 dollari di fine luglio. L'impennata dei prezzi del caffè a New York si è ripercossa sul mercato interno brasiliano, con i dati dell'Abic che mostrano un aumento dei prezzi del caffè crudo di quasi il 25% a 2.191 reais per sacco da 60 chili da luglio ad agosto.

Secondo Abic, i prezzi del caffè crudo, sottolinea Celirio Inacio, direttore esecutivo dell'Associazione brasiliana dell'industria del caffè, "sono rimbalzati nelle ultime tre settimane alla borsa ICE di New York, recuperando dai minimi di luglio, spinti da fattori quali i dazi statunitensi e il gelo in Brasile". 

"Non c'è stato ancora un passaggio significativo ai consumatori, ma se il mercato continua a salire, o addirittura si mantiene ai livelli attuali, è inevitabile che i prezzi a scaffale salgano -aggiunge Inacio-. Il Brasile è il primo produttore ed esportatore di caffè al mondo, nonché il secondo consumatore del prodotto dopo gli Stati Uniti. Il caffè tostato e macinato tradizionalmente è stato venduto in media a 58,99 reais (circa 10 dollari) al chilogrammo nei negozi brasiliani ad agosto, con un calo di circa il 12% rispetto a maggio, quando i prezzi si aggiravano vicino ai 70 reais al chilo prima che il raccolto del 2025 prendesse slancio e contribuisse ad alleggerire i prezzi".

A completare il quadro ci si è messo ovviamente, il dazio del 50% imposto dal governo del presidente americano Donald Trump sulle merci brasiliane, tra cui il caffè. Secondo Marcio Ferreira, presidente del consiglio brasiliano degli esportatori di caffè Cecafe, "il dazio è il principale fattore alla base dell'impennata dei contratti futures a New York". 

"Negli incontri avuti con la parte americana -ha dichiarato alla stampa internazionale Ferreira- ho chiarito che l'aumento delle tariffe ha creato un ambiente di incertezza e ha fatto salire i prezzi del caffè a livello globale. E - potrebbe non esserci un tetto. Il mercato non riesce a capire dove sia il picco dei prezzi".

Secondo Ferreira, non aiuterà il mercato a breve nemmeno l'andamento dei raccolti in Brasile, il più grande produttore ed esportatore di caffè al mondo: la raccolta di arabica del 2025, in fase di completamento, ha prodotto circa il 10% in meno del previsto con le gelate di questo mese che probabilmente ridurranno la produzione del prossimo anno.

Secondo gli esperti brasiliani, a causa dei dazi gli importatori si stanno rivolgendo ad altre regioni, come l'America Centrale e la Colombia, ma stanno affrontando premi più elevati rispetto ai contratti futures dell'ICE. Un'incertezza che attira i fondi a comprare in borsa determinando che il mercato diventa "favorevole" da un punto di vista speculativo. Questo anche se il caffè brasiliano sta registrando "un aumento sostanziale" della domanda europea e asiatica, che è "ben

 al di sopra delle aspettative".

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EFA News - European Food Agency
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