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CLARA MOSCHINI

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Dazi sulla pasta/2. L'Italia non ci sta

La Farnesina ha in mano il dossier, il ministro dell'Agricoltura è negli Usa. I pastifici chiedono interventi urgenti

A dirla tutta, dopo la notizia di oggi della bastonata sulla pasta made in Italy che verrà colpita da dazi al 107%, fa pensare rileggere oggi quanto dichiarato dal ministro delle Imprese del Made in Italy Adolfo Urso all'indomani dell'intesa sui dazi tra Ue e Usa siglata in Scozia il 27 luglio scorso (leggi notizia EFA News). 

"L'accordo migliore possibile per l'Europa -disse Urso-. Alla fine di queste trattative dobbiamo capire, insieme all'Europa, quali settori sono stati maggiormente colpiti e realizzare le misure di compensazione che, a mio avviso, devono essere innanzitutto europee. Trattare per ridurre i dazi ancora è possibile".

Ebbene, con un settore made in Italy come la pasta colpito con un +107% di tariffe, evidentemente qualcosa è andato storto: o non si sono capiti, viste le lingue diverse parlate, oppure qualcosa continua a non andare per il verso giusto. Diciamolo chiaro: il super-dazio al 107% rischia di travolgere uno dei settori più distintivi del made in Italy nel mondo: degli oltre 4 milioni di tonnellate di pasta che l’Italia produce ogni anno, infatti, il 60% va in export: il mercato usa, da solo, vale per i nostri pastai quasi 700 milioni di dollari, su un settore che in totale fattura ogni anno 8,7 miliardi di euro.

Colpita dal super dazio, si è risvegliata la Farnesina che, in un comunicato ha scritto: "Nelle ultime settimane alcuni marchi di pasta italiana sono stati oggetto di esame da parte delle autorità per presunte pratiche commerciali di esportazione verso gli Stati Uniti a costi inferiori rispetto a quelli di mercato (“dumping”). La Farnesina sta seguendo il procedimento in corso sin da quando, a inizio settembre, il Dipartimento del Commercio statunitense ha pubblicato l’esito preliminare della sua indagine, che prevede l’imposizione da parte Usa di dazi provvisori antidumping di oltre il 91%". 

"Il ministero degli Esteri -prosegue la nota- sta lavorando, in stretto raccordo con le aziende interessate e d’intesa con la Commissione Europea, affinché il Dipartimento USA riveda i dazi provvisori stabiliti per le nostre aziende. Il ministero degli Esteri è intervenuto formalmente nel procedimento, come “Parte Interessata”, per il tramite dell’Ambasciata a Washington, per aiutare le aziende a far valere le proprie ragioni. Il Governo italiano auspica che da parte americana venga riconosciuta la correttezza e la piena volontà di collaborare dei nostri produttori con l’indagine in corso"

Si muove anche il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida che, in visita negli Stati Uniti, rilascia un comunicato ufficiale in cui ribadisce che "negli Stati Uniti con l'ambasciatore Marco Peronaci facciamo il punto sulle azioni a tutela del nostro export. Seguiamo con attenzione i dossier legati alla presunta azione anti dumping che farebbe scattare un meccanismo iper protezionista verso i nostri produttori di pasta del quale non vediamo nè la necessità nè alcuna giustificazione. Il Governo e i nostri diplomatici sono in contatto costante con gli uffici governativi statunitensi per affrontare questo ed altri dossier, vino, pecorino romano, olio extravergine, utili a garantire rapporti commerciali floridi e sempre più proficui".

Secondo Filiera Italia "si tratta di una vera e propria forzatura, intervenuta in un momento particolarmente delicato, che avvantaggerà chi produce pasta negli Stati Uniti, danneggiando tutti quelli che esportano invece la pasta dall’Italia verso gli Usa". 

Coldiretti definisce questa decisione americana «un colpo mortale per il made in Italy. Un dazio del 107% raddoppierebbe il costo di un primo piatto per le famiglie americane e aprirebbe un’autostrada all’Italian sounding colpendo duramente le imprese italiane del settore. Nel 2024 l’export di pasta verso gli USA ha raggiunto un valore di 671 milioni di euro. Un mercato strategico che, con un dazio di questa portata, verrebbe praticamente azzerato, cancellando anni di crescita e investimenti lungo l’intera filiera".

Unione italiana food e i suoi pastai (una parte dei quali sono nel mirino del dipartimento del Commercio: Aldino S.R.L; Barilla G. E R. Fratelli S.P.A; La Fabbrica della pasta di Gragnano S.R.L; Pastificio di Chiavenna S.R.L e Pastificio Di Martino Gaetano e Fratelli S.P.A) definisce senza mezzi termini il 91,74% di dazi "un insulto al prodotto del made in Italy per eccellenza, segno che si tratta di una decisione politica non tecnica. La pronuncia del Dipartimento del Commercio americano ci ha molto colpiti ed amareggiati: è stata la più severa mai vista". 

fc - 54165

EFA News - European Food Agency
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