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La tenaglia dei prezzi e dei costi dell'energia sul settore suini

Lenti (Assica): "aumento dei listini inevitabile per sopravvivenza delle imprese"

La preoccupazione per il futuro del settore dei salumi, colpito dagli aumenti dei costi delle materie prime e utilities è stato al centro del convegno di Assica (associazione industriali delle carni e dei salumi), che si è tenuto a Cibus, e ha chiesto ad esperti del mondo dell’economia di fare il punto della situazione, per capire quali possano essere le strategie per reggere l’ennesimo tsunami che colpisce gli imprenditori. Il presidente di Assica, Ruggero Lenti, ha aperto il dibattito ponendo l’attenzione sulle aziende del settore carni suine e salumi che stanno affrontando un aumento dei costi importantissimo e senza precedenti in questo periodo a partire dai prezzi dell’energia, quadruplicati rispetto a quelli dello scorso anno, fino ad arrivare ai costi dei materiali accessori e di confezionamento come plastica e cartoni, e per giungere fino ai trasporti. 

A questi costi si è aggiunto anche l’aumento della carne suina e delle altre materie prime carnee che costituiscono la base per la produzione dei salumi. “L'aumento dei costi dei fattori di produzione è indubbiamente un problema che incide su tutto l'agroalimentare nazionale, ma la filiera suinicola, in particolare le aziende di macellazione e i salumifici, risulta particolarmente colpita da questa dinamica e vede i propri margini assottigliarsi in maniera preoccupante. La filiera inoltre deve fronteggiare un altro importante fattore di perdita della redditività: la presenza della peste suina africana (Psa) sul territorio continentale italiano. Un fatto, questo, che da gennaio 2022 ha portato alla perdita di circa 20 milioni di Euro al mese di export che espone le aziende al rischio di ulteriori danni se la malattia veterinaria, che non colpisce l'uomo, dovesse diffondersi nei territori a maggior intensità di allevamenti suinicoli e aziende di trasformazione: un'eventualità che metterebbe a rischio la stessa possibilità di produrre, tra le altre, le pregiate Dop di Parma e San Daniele, simbolo della salumeria made in Italy nel mondo. Senza un riconoscimento di adeguati aumenti del listino sarà difficile che le aziende continuino ad operare". 

"È dunque necessario far sedere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera suinicola, dai mangimisti alla Gdo, per trovare insieme una soluzione che permetta di superare questa difficile fase, salvaguardando i margini delle aziende e al contempo i consumi che sono gravemente minacciati dall’erosione del potere d’acquisto delle famiglie”, ha concluso Lenti.

Fabio Del Bravo Ismea (istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), ha tracciato il mercato mondiale e nazionale negli ultimi due anni, quando a partire dalla fine del 2020, la repentina ripresa della domanda mondiale dopo la prima ondata pandemica ha determinato una serie di problemi organizzativi e logistici nei principali scali mondiali con conseguenti gravi rallentamenti delle catene di fornitura globali e aumenti vertiginosi dei costi dei trasporti. Ciro Rapacciuolo del centro studi Confindustria ha concentrato il suo intervento analizzando l’impatto che hanno i rincari sull’industria. Infine, Marco Limonta di Iri Worldwide, ha analizzato con dati e numeri alla mano la questione dal punto di vista delle vendite, interpretando i comportamenti dei consumatori alla luce della situazione internazionale. Il seminario è stato promosso nell’ambito del progetto europeo “Trust Your Taste, Choose European Quality”, nato per stimolare un’innovazione del settore verso un nuovo modello di filiera e per migliorare l’immagine e il percepito di carne suina e salumi, rendendo i consumatori più informati e consapevoli nelle loro scelte alimentari.

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EFA News - European Food Agency
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