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Ristorazione: i trend secondo centro studi Confimprese

"Quadro a tinte fosche, che non accennerà a schiarirsi nei prossimi mesi"

Il Centro studi retail Confimprese ha analizzato il sentiment delle aziende della ristorazione evidenziando un quadro a tinte fosche: l’85% dei retailer ritiene che la dinamica dei prezzi/inflazione e la conseguente riduzione del potere d’acquisto costituiscono le maggiori preoccupazioni e indica che i cambiamenti in atto non sono di passaggio. Tre aziende su 4 denunciano aumenti del costo del personale fino al 10%, dovuto alla mancanza di nuove risorse da assumere. Sul fronte consumatori, il 91,8% delle famiglie teme le conseguenze economiche dell’attuale situazione geopolitica, mentre il 60,8% ha ridotto gli acquisti. Il 43,7% è convinto di avere davanti un lungo periodo di aumento dei prezzi e di crisi.

Numeri che emergono dalle ultime rilevazioni del Centro studi retail Confimprese, che ha analizzato il settore della ristorazione su un campione composto per il 40% dal casual dining, per il 30% dalla ristorazione senza servizio al tavolo, per il 25% da bar/coffee shop e per il 5% dalle gelaterie.

"Dall’analisi – spiega Mario Maiocchi, direttore Centro studi Retail Confimprese – emerge una situazione ancora molto incerta, nonostante la fine delle limitazioni e la voglia di normalità che spinge i consumi. La visione delle aziende della ristorazione, tuttavia, impone una riflessione su quanto sta accadendo nel settore. La totalità delle aziende ha registrato un aumento dei costi di gestione nel 2022 vs 2021. Le utenze, spina nel fianco per le imprese, sono la voce che ha subito gli incrementi maggiori. Il 65% delle aziende registra variazioni superiori al 31% con picchi addirittura oltre il 50%, mentre il 70% indica un aumento dei costi delle materie prime alimentari tra l’11% e il 30%. Quest’ultima voce incide in media per oltre un quarto sul fatturato. I costi delle materie prime non alimentari aumentano maggiormente rispetto a quelle alimentari, tanto che il 60% indica un incremento tra +21% e +40%, ma l’incidenza sul fatturato di questa voce risulta molto più bassa con una media del 6,3%".

C’è poi una voce del costo del personale, che va di pari passo con la situazione economica in atto. Oltre la metà dei retailer, pari al 55%, dichiara un aumento del costo del personale dovuta alla mancata disponibilità di nuove risorse da assumere, con incrementi fino al 10% per quasi 3 aziende su 4. La difficoltà emerge con maggiore forza soprattutto per gli operatori del casual dining (75%) e per bar/coffee shop (60%).

Quanto agli aumenti del listino prezzi, quasi 3 aziende su 4 hanno già previsto una conseguenza dei maggiori costi sul listino prezzi, con focus maggiore sul delivery rispetto all’on-site, mentre il 27% dei retailer intende farlo a breve. Ciò nonostante, l’aumento del listino prezzi potrebbe risultare insufficiente per coprire gli aumenti dei costi.

agu - 25179

EFA News - European Food Agency
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