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Alleanza cooperative chiede tempo alla Ue per i fitofarmaci

Se il processo non viene "governato" si rischia l'apertura del mercato Italia ai prodotti extra Ue

“Siamo stati da sempre favorevoli agli obiettivi di sostenibilità e siamo impegnati da oltre vent'anni in percorsi di riduzione dell’impatto ambientale delle nostre produzioni, ma riteniamo che tali processi debbano essere governati". Si è espresso così Davide Vernocchi, coordinatore Ortofrutta dell'Alleanza cooperative agroalimentari, commentando la presentazione del nuovo regolamento sull'uso sostenibile dei pesticidi da parte della Commissione Ue.

"Se verranno eliminati alcuni dei principi attivi tra quelli attualmente ammessi per la difesa dei prodotti ortofrutticoli -aggiunge Vernocchi-, rischiamo di veder scomparire molte coltivazioni mediterranee, come il basilico, il pesco, il ciliegio, il pero. Questo, a meno che non si riescano a trovare soluzioni alternative che mettano i produttori in condizione di continuare a produrre con la stessa qualità e quantità che oggi ci richiedono i consumatori”. Secondo il coordinatore, “insieme al calo produttivo, si assisterà inevitabilmente anche a un aumento delle importazioni dai Paesi terzi di prodotti che non posseggono gli stessi requisiti di qualità e sostenibilità che le produzioni ortofrutticole comunitarie possono vantare. In qualche modo -dice il manager- è come se l’Europa spostasse il problema fuori dai propri confini, dal momento che nei paesi extra-Ue continueranno ad essere coltivati prodotti in maniera poco sostenibile”.

Sulla stessa linea Luca Rigotti, coordinatore Vino dell'Alleanza cooperative agroalimentari. “Siamo convinti della bontà della strada intrapresa dall’esecutivo comunitario -sottolinea Rigotti- ma occorre valutare attentamente le ricadute dell’attuazione dei principi dalla Farm to fork. Occorre che l’Europa ci dia tempi più lunghi e che si dia tempo, ad esempio, alla ricerca per individuare molecole ecocompatibili, o che si proceda spediti sulla strada dei vitigni resistenti". 

"Senza questi percorsi alternativi -prosegue Rigotti- si andrà incontro a un calo della produttività che impatterà negativamente sulla sostenibilità economica delle imprese che operano nel comparto vitivinicolo. Questo porterà a un conseguente aumento del costo finale dei prodotti che, a sua volta, potrà determinare l'aumento della morsa inflazionistica sui consumatori. Tutto ciò, avrà l’inevitabile effetto di aprire i nostri mercati a prodotti provenienti da fuori Ue”, conclude. 

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EFA News - European Food Agency
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