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Siccità/2. Italia in secca, unica oasi è l'Abruzzo

Anbi: a una situazione d’emergenza si risponde con provvedimenti straordinari

“Senza riserve di neve in montagna ed in assenza di significative piogge, come è probabile nei mesi estivi, c’è da attendersi solo un costante aggravarsi della situazione idrica del Paese". Lo ha dichiarato Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, l'Associazione nazionale dei Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue. 

"Ogni giorno che passa -aggiunge Gargano- non solo aumenta l’esposizione del Paese alle conseguenze dei cambiamenti climatici, ma riduce le possibilità di utilizzare compiutamente le risorse del Next Generation Eu, che prevede la realizzazione e rendicontazione delle opere entro il 2026 con una determinante verifica sugli iter procedurali a fine 2023”.

La situazione fotografata da Anbi, vede in estrema difficoltà il Lazio ma non lascia spazio all'ottimismo nemmeno dalle altre pari della Penisola. Nel Centro Italia, la situazione di siccità estrema è ora acclarata anche dal Cnr. Preoccupa la situazione dell’Umbria, dove alle scarse piogge di giugno si aggiungono alte temperature. 

Non va meglio in Toscana dove sono stati sospesi i prelievi dal Lago di Chiusi: la portata dell'Arno registra, a Empoli, solo 7,30 metri cubi al secondo (mc/s) e quella del Serchio è addirittura di circa il 75% inferiore alla media e di quasi mc/s 4 sotto la portata di Deflusso minimo vitale. Nelle Marche calano ancora i fiumi Potenza ed Esino in un quadro complessivo di valori di portata minimi. 

Le dighe, pur trattenendo volumi maggiori rispetto all’anno scorso, contengono minore risorsa rispetto all’annus horribilis 2017: sono 43,64 milioni di metri cubi, oggi, contro i 44,53 milioni di allora.

L'unica oasi, si conferma l’Abruzzo: nonostante i deficit pluviometrici registrati principalmente nella Marsica, nel Chietino e in provincia di Pescara, i volumi idrici trattenuti dalla diga di Penne sono largamente superiori a quelli registrati nel 2021 assai siccitoso per la regione.

In Campania, resta una condizione di siccità consolidata nel bacino idrografico del Liri-Garigliano e Volturno: nonostante i livelli idrometrici dei corsi d’acqua dell’area appaiano in lieve ripresa, così come quelli di Sarno e Sele, rimangono ai minimi del quinquennio. In calo deciso i volumi idrici presenti nei bacini del Cilento.

In Basilicata la risorsa trattenuta negli invasi è diminuita di 15 milioni di metri cubi in una settimana, segnando un deficit di Mmc. 38,79 rispetto al 2021. Alcuni recenti nubifragi, come i 91 millimetri di pioggia in poche ora a Ceglie Messapica, e gli 87 mm a Foggia, hanno completamente rovesciato la situazione idrica in Puglia: adesso l’acqua stoccata dalle dighe supera di 11 milioni di metri cubi quella trattenuta nel 2021.

Annata idricamente positiva anche in Sicilia, i cui invasi trattengono quantitativi d’acqua nettamente superiori a quanto registrato dal 2015, mentre in Calabria continua la crisi del bacino Sant’Anna, deficitario per il 66% rispetto alla media degli anni scorsi.

Al Nord, è drammatica la condizione del lago di Como che registra il record storico negativo: -39,5 cm sullo zero idrometrico. Il bacino sarà ora regolato in equilibrio tra afflussi e deflussi per garantire le condizioni minime di vivibilità ecosistemica. Se soffre il lago di Como soffre, inevitabilmente l’emissario Adda: da sette mesi è ai livelli più bassi dal 2012. 

In Lombardia, le riserve idriche sono al 40% della media storica: resta epocale la magra del fiume Po, le cui portate, nel Delta, sono fino al 60% inferiori a quelle di allarme per il cuneo salino che ormai ha raggiunto i 30 chilometri dalla foce, pregiudicando gli utilizzi idrici in tutta l’area.

Continuano a calare le portate dei corsi d’acqua piemontesi: l’Orco, nel Canavese, è quasi asciutto e la Stura di Lanzo dimezza in una settimana. Bruschi cali anche per Sesia e Tanaro. In Valle d’Aosta, la portata della Dora Baltea è dimezzata rispetto allo scorso anno: 83,2 mc/s contro 168,7 mc/s. In calo anche il torrente Lys.

In Veneto, ulteriori record negativi per i fiumi Adige e Livenza, rispettivamente a quasi 1,8 metri e a oltre 2 metri dai livelli del 2021. Il livello di falda registrato nell’alta pianura vicentina e padovana è inferiore al minimo registrato a giugno negli scorsi vent'anni, tanto che è arrivato a toccare -153% sulla media da inizio d’anno. 

A Castelfranco Veneto, nell’alta pianura trevigiana, la falda è 24 centimetri più bassa rispetto al precedente minimo assoluto di aprile 2017, segnando -126%. Critica anche la situazione registrata nelle altre stazioni del settore orientale con un record negativo di -160% rilevato a Mareno di Piave.

In Emilia Romagna, la portata del fiume Secchia è praticamente azzerata, così come quella di altri fiumi minori. Gli invasi piacentini hanno livelli superiori solo al siccitosissimo 2017: in profondo rosso anche il bilancio idro-climatico e pluviometrico in tutta la fascia settentrionale e occidentale della regione.

"È evidente che a una situazione d’emergenza si risponde con provvedimenti straordinari, ma ciò non incide sugli interventi necessari a far sì che gli eventi non si ripetano -sottolinea ancora Gargano-. Persiste, invece, un ingiustificato scollamento tra affermazioni di principio e scelte politiche conseguenti". 

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