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Meeting di Rimini, le nuove frontiere della conoscenza nell'agroalimentare

Scordamaglia (Filiera Italia): "Al centro della sfida la formazione dei lavoratori"

Si è tenuto oggi al Forum di Rimini, nell'ambito del talk "Il cambiamento possibile", organizzato da Fondazione per la Sussidarietà in collaborazione con Centromarca, l’intervento di Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, portavoce di un settore che, tra produzione agricola, distribuzione e ristorazione muove più di 570 miliardi di euro e 4 milioni di dipendenti, rappresentando dunque – come sottolineato dallo stesso Scordamaglia - oltre il 25% del pil nazionale. A dibattere sulla ricerca come sfida della conoscenza sono intervenuti anche Francesco Cupertino, Rettore Politecnico di Bari; Maximo Ibarra, Amministratore Delegato Engineering; Maria Cristina Messa, Ministro dell’Università e della Ricerca.

Scordamaglia ha chiarito come “Il settore agroalimentare tutto si trovi ora di fronte ad una nuova e cruciale sfida: dimostrare al mercato nazionale e internazionale che il prodotto made in Italy non è solo la miglior scelta possibile in termini di qualità e sicurezza: è il momento di dimostrare che i nostri prodotti sono le migliori scelte possibili in termini di sostenibilità sotto ogni punto di vista: economica, ambientale, sociale”. Dire al mondo che il modello italiano è uno dei pochi a rispondere alla sfida dell’insicurezza alimentare globale contenendo gli impatti sull’ambiente”

Al centro il lavoro e l’expertise degli operatori. Il consigliere ha spiegato come, a parer suo, “vincere o perdere questa sfida economica, sociale e ambientale dipenderà dal poter disporre di risorse umane adeguatamente qualificate”. “Oggi è questo quello che frena più di qualsiasi altra cosa il salto finale del settore, penalizzando gli investimenti nelle fabbriche (molto più che qualche punto in più o meno del costo del denaro), frenando il passaggio ad un’ agricoltura di precisione che si basa su competenze tecniche e specialistiche, fondamentali a tutti i livelli nessuno escluso”.

Purtroppo ci troviamo invece di fronte ad uno scenario in difficoltà proprio sulla forza lavoro: la crescita, soprattutto all’estero (quest’anno viaggeremo sui 60 miliardi di esportazione), coincide con una significativa difficoltà a reperire personale. "Solo l'industria alimentare nei prossimi 5 anni avrà bisogno di oltre 50.000 figure professionali, adesso introvabili. Stessa cosa per la fase agricola”

“I dati presentati oggi ci fanno capire dove si orienta l’offerta di lavoro: oltre il 70% delle aziende cerca laureati in ingegneria ed economia. Nel nostro settore alimentare grande attenzione anche verso chimica, biologia e tecnologie alimentari. Dobbiamo tuttavia tenere bene a mente che quando le aziende selezionano una “giovane risorsa” mettono a fuoco soprattutto le sue capacità trasversali, quelle utili ad affrontare il contesto di mercato aziendale, le competenze informatiche, digitali, la conoscenza delle lingue insieme alla capacità di lavorare in team, l’attitudine al problem solving: l’intuito e il coraggio delle scelte molto più che le conoscenze specifiche, che sono invece più facilmente acquisibili e perfezionabili con il lavoro.

Perché non ne troviamo abbastanza? Si è chiesto Scordamaglia. "Sicuramente il mismatch tra formazione, in questo caso accademica, ed esigenze del mondo del lavoro è la risposta".

Secondo Scordamaglia "non è un problema di carenza di risorse o strumenti ma di loro organicità e coordinamento. Andrebbe avviata una una riforma più strutturata e complessa secondo un modello progressivo “di filiera”, che parta cioè da orientamenti curricolari obbligatori e passi poi a tirocini curricolari più specifici ed evoluti, riconoscendo pienamente la reciproca capacità formativa tra scuola ed impresa". Nel settore agroalimentare gli esempi ed i modelli di partnership positivi esistono già quali quelli avviati nell’ambito del sistema coldiretti/Filiera Italia o come lo straordinario polo di didattica e trasmissione di conoscenze realizzato con i principali Atenei italiani da Bonifiche Ferraresi. Si tratta di trasformarli in sistema”.

Ultimo concetto inserito da Luigi Scordamaglia è quello dello snellimento burocratico e della necessità di prevedere flussi maggiori e più ordinati, garantiti e programmati di risorse umane dall’estero.

Un’ esigenza che va invece nel senso opposto al cosiddetto decreto “trasparenza” che ha introdotto la radicale revisione degli obblighi dei datori di lavoro sull’informazione ai dipendenti in occasione dell’assunzione e che rischia di generare il caos negli uffici con conseguenti ritardi nell’impiego di un milione di lavoratori stagionali, italiani e stranieri, che operano nelle campagne italiane da nord a sud in un momento delicato in cui i raccolti, dai cereali alla vendemmia, dalla frutta alla verdura, sono stati già decimati dalla siccità e dal caldo causando già danni (secondo Coldiretti) per oltre 6 miliardi di euro.

Tutta la politica dice di voler andare verso un’opera di semplificazione e sburocratizzazione ma poi ad ogni direttiva da recepire si introducono ulteriori oneri. Auspichiamo quindi che una riforma radicale “dell’'education”, così centrale per il futuro del Paese, diventi tema centrale della campagna elettorale in corso.

red - 26189

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