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Nord Est in crisi, 116 mila pmi a rischio

Confartigianato: alimentare, bevande e ristorazione tra i 43 settori esposti alla minaccia del lockdown energetico

Il rincaro dei prezzi dell'energia sta mettendo in ginocchio le piccole e le piccolissime imprese. Secondo le stime di Confartigianato nazionale, lo spettro della chiusura riguarda, in Italia, 881.264 botteghe, il 19,9% delle imprese totali, e 3,5 milioni di addetti, il 20% degli occupati a livello nazionale. Il Nord Est pagherebbe pegno più di tante altre zone: si parla di quasi 116 mila botteghe “sotto osservazione” e 560 mila dipendenti a rischio. Oltre al Triveneto patisce parecchio anche la Lombardia che vede 139 mila aziende a rischio con 751 mila addetti.

Confartigianato mette in fila i 43 settori più esposti alla minaccia del lockdown energetico, se non peggio, alla chiusura, a partire da quelli energivori per eccellenza: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Pagano dazio, tra gli altri, anche il commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, la ristorazione, le lavanderie e, non ultimo, il settore di trasporto e logistica. 

Da solo, in Veneto, a soffrire sono 77 mila piccole imprese con 376 mila occupati. A livello provinciale la provincia percentualmente più esposta è Belluno che vede quasi un’impresa su quattro a rischio (3.348, il 24,3%), seguita da Venezia (14.723, il 23%), Rovigo (3.371, il 20,8%), Verona (14.811, il 19,7%), Vicenza (13.388, 19,2%), Treviso (12.829, 18,4%) e Padova (14.075, 17%).

In Friuli-Venezia Giulia le micro e piccole imprese più esposte al caro energia sono 16.642, pari al 20,2% del totale, con 77.384 occupati (il 21,6%). La provincia più esposta è Gorizia, con 2.925 imprese a rischio (il 22,5%), seguita da Udine con 7.857 imprese (20,5%), da Trieste con 2.925 imprese (19,9%) e infine da Pordenone con 4.056 imprese (19,2%).

Anche la provincia autonoma di Bolzano deve fare i conti con la maggior incidenza di imprese a rischio sul totale, pari al 29%, ossia 13.152 aziende in totale: a Trento, le aziende a rischio sono il 23,1% del totale, ossia 9.422.

“Rischiamo un’ecatombe di imprese -spiega il presidente di Confartigianato nazionale, Marco Granelli-. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti: l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico”.

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EFA News - European Food Agency
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