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Non teme la crisi l'export agroalimentare made in Italy

Ismea, +17,6% nei primi sette mesi 2022: crescono tutti i prodotti tranne la frutta

Il food made in Italy non teme la crisi. Lo dice l’ultimo rapporto Ismea intitolato “La bilancia dell’agroalimentare italiano”, secondo cui l’andamento nei primi sette mesi del 2022 l'export è aumentato del 17,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un dato giudicato "molto positivo" anche in scia ai numeri del 2021, quando le spedizioni nazionali hanno raggiunto lo storico traguardo di 52 miliardi di Euro. 

Allo stesso tempo, però, sottolinea Ismea, il forte incremento del valore delle importazioni agroalimentari nei primi sette mesi 2022, pari a +29,2% per 34,9 miliardi di Euro spinto dai rincari delle commodity agricole, ha riportato la bilancia commerciale agroalimentare in deficit di 381 milioni di Euro. Per entrambi i flussi di scambio, commenta l'Istituto dei servizi per il mercato agricolo alimentare, "l'esito così decisamente positivo risente nella maggior parte dei casi di un effetto prezzo, essendo i prodotti esportati e quelli in ingresso cresciuti a tassi molto più consistenti in termini monetari rispetto a quanto osservato per i volumi". 

Resta il fatto che l'export agroalimentare regge bene. Crisi energetica, impennata dei costi di produzione delle aziende e spettro di recessione globale non hanno arrestato la corsa made in Italy agroalimentare sui mercati esteri. Da gennaio a luglio sono stati incassati dalle vendite all’estero introiti complessivi per 34,5 miliardi di Euro. Il nostro export cresce a due cifre sia in ambito Ue (+21% nel primo semestre del 2022) che presso i Paesi terzi (+16%).

Nei principali mercati di sbocco la progressione è, nell’ordine, del 11% in Germania, del 21% negli Usa, del 18% in Francia. Cresce anche il Regno Unito, quarta destinazione per importanza, in cui le vendite sono aumentate del 19% a dispetto dei segnali rallentamento dei due anni precedenti a causa della Brexit. Forte l'incremento delle esportazioni anche verso Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, mentre risultano in controtendenza solo i flussi verso Cina e Giappone. 

I dati in valore, secondo Ismea, risentono della forte spinta inflattiva, ma crescono anche i flussi in volume delle referenze più rappresentative come pasta, prodotti della panetteria e biscotteria, vini spumanti, formaggi freschi e stagionati, prosciutti, pelati e polpe di pomodoro, a conferma che oltrefrontiera la presenza del made in Italy a tavola è un fatto ormai irrinunciabile. Unica eccezione: la frutta fresca e trasformata il cui export scende in valore dello 0,5% a causa delle flessioni registrate da mele, kiwi e nocciole sgusciate.

Per quanto riguarda le importazioni agroalimentari, dopo il surplus registrato nel biennio 2020-2021, il forte incremento di valore, pari a +29,2% per 34,9 miliardi di Euro spinto dei rincari delle materie prime agricole, ha riportato il saldo della bilancia commerciale in negativo, con un deficit di 381 milioni di euro. 

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EFA News - European Food Agency
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