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E se le abitudini alimentari fossero ereditarie?

Studio inglese indaga sul rischio di obesità nei figli di madri con alimentazione nociva durante la gravidanza

Uno studio pubblicato sul British Medical Journal (https://www.bmj.com/content/379/bmj-2022-071767) ricerca una correlazione tra il consumo materno di alimenti ultra-lavorati (cioè alimenti che hanno subito un intenso processo industriale di alterazione degli ingredienti, come l’estrusione, l’idrogenazione o la pre-frittura) e il rischio di sovrappeso o obesità della prole. L’analisi riportata dalla rivista scientifica inglese prende piede sull’impronta dei dati forniti dal National Center for Health Statistics e dal National Health and Nutrition Examination Survey degli Stati Uniti, secondo cui è cresciuta notevolmente la percentuale di giovani tra i 2 e i 19 anni che risultano affetti da disturbi alimentari o che seguono un’alimentazione scorretta e dannosa per la salute. 

Secondo dati del periodo 1971-1974, risultavano in sovrappeso il 10,2% dei ragazzi compresi in quella fascia d’età, obesi il 5,2% e gravemente obesi solo l’1% del campione. I dati del 2018 evidenziano un aumento significativo di questa percentuale: 16,1% in sovrappeso, 19,3% affette da obesità e 6,1% da obesità grave.

Lo studio del Bmj ipotizza che le cause che conducono alla crescita di questi numeri possano dipendere dal comportamento materno tenuto nella fase di allevamento e gravidanza del bambino. Secondo la ricerca - condotta su un totale di 18.920 madri e 27.783 bambini - l’assunzione di cibi ultra elaborati durante la fase di peri gravidanza (cioè dal momento del concepimento fino all’anno successivo alla gravidanza) e durante la fase di allevamento rende più concreto il rischio di sovrappeso o di obesità durante l’infanzia o nella fase adolescenziale. Lo studio è stato condotto su giovani di età compresa tra i 7 e i 17 anni con un follow-up medio di 4 anni tra l’inizio della ricerca e la fase di raccolta dei dati: sono stati registrati 2.471 casi (il 12,4%) di sovrappeso o obesità nel campione totale. Emerge che le madri che consumano in assoluto più cibi ultra-lavorati hanno fino al 26% di probabilità in più di generare prole affetta disturbi alimentari che condurranno, in età adolescenziale (o preadolescenziale) al sovrappeso o all’obesità.

Chiaramente, ricordano gli esperti, altre variabili sociali e psicologiche concorrono nella reiterazione di un’alimentazione scorretta. Tuttavia, l’associazione transgenerazionale madre-figlio è rilevante e, come confermato dallo studio della rivista inglese, comporta la trasmissione di abitudini alimentari malsane in una parte significativa del campione elaborato. Si pensi solamente che i dati della World Health Organization certificano nel 2016 oltre 1,9 miliardi di adulti, di età pari o superiore a 18 anni, in sovrappeso. Di questi oltre 650 milioni erano obesi. Si può quindi ipotizzare che un’attenta scelta dei cibi sani e poco lavorati da parte dei genitori durante la fase perinatale comporterebbe una significativa riduzione del rischio di sovrappeso o di obesità nei figli.

red - 26947

EFA News - European Food Agency
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