S&P rivede l'outlook di Esselunga portandolo da stabile a negativo. La società attiva nella grande distribuzione alimentare paga la debolezza della domanda al consumo e l'inflazione. L'agenzia di rating conferma il giudizio di credito a lungo termine "BB+" sulla società attiva nel settore della grande distribuzione di generi alimentari. 

Secondo quanto riporta Milano Finanza, S&P chiarisce che alla base della revisione c'è l'aumento dei costi dovuti all'inflazione. Non si tratta solo del caro dell'energia e delle materie prime: ha influito anche l'aggressiva campagna sui prezzi della topline, attuata per supportare la fidelizzazione dei clienti. 

Esselunga, infatti, ha trasferito sui clienti solo un aumento medio del prezzo dell'1,7%, nonostante un'inflazione media del costo del venduto del 7,4%: in questo modo, fa notare l'agenzia di rating, Esselunga ha quasi dimezzato l'ebitda, sceso a 215 milioni di Euro, circa il 50% in meno rispetto al 2021. Nel primo semestre 2022, la società ha registrato un fatturato lordo di 4,3 miliardi di Euro, in linea con il 2020. 

L'outlook negativo riflette anche il difficile contesto operativo, caratterizzato da una domanda al consumo più debole: la minore capacità di spesa dei clienti limiterà la redditività e il flusso di cassa di Esselunga nei prossimi dodici mesi e potrebbe portare a un potenziale deterioramento strutturale delle metriche del credito.

S&P chiarisce cosa servirebbe per rivedere al rialzo le sue valutazioni. "Potremmo modificare le prospettive in modo stabile se la performance operativa migliora nei prossimi dodici mesi, in modo tale che il margine rettificato rimbalzi in modo sostenibile al di sopra del 7%, il gruppo mantenga la sua quota di mercato e le sue metriche di credito tornino ai livelli storici. Ciò implica un debito sull'ebitda ben al di sotto di 4 volte, un debito Ffo superiore al 20% e un Dcf rettificato superiore a 100 milioni di euro all'anno".