Sono 339 mila le tonnellate di frutta e verdura biologica consumate in Italia nel 2021, quantità in leggero calo dispetto al 2020. È questo quanto emerge dall' incontro "Opportunità e criticità sul mercato del biologico: i punti di vista dei principali attori" promosso da Cso Italy-Centro servizi ortofrutticoli e Made in Nature, progetto sul biologico europeo finanziato dall'Unione europea. Secondo il report di Cso Italy, il volume dell’ultimo anno è il più contenuto del quinquennio, mentre il prezzo medio di acquisto è il più elevato del periodo 2017-2021 posizionandosi a 2,17 Euro al chilo, +12% sul 2017. Questo aumento del prezzo medio ha fatto lievitare la spesa generata per l’acquisto di ortofrutta biologica che, nell’annata appena conclusa, ha raggiunto 735 milioni di Euro. 

Tra i prodotti, dicono gli esperti, in Italia "svettano carote e patate ma si registra anche una crescita esponenziale delle zucchine, che registrano un +70%, e delle fragole, con un +34%" nel mercato bio. "Nonostante una leggera flessione rispetto al convenzionale il comparto bio in Italia e nel resto d'Europa, tiene bene anche grazie al contributo del progetto Made in Nature che promuove i valori del biologico nel Vecchio Continente", spiega Paolo Bruni, presidente Cso Italy. Nel 2021, informa una nota, "rimane stabile al primo posto dei consumi di frutta e verdura biologica la Danimarca: i tedeschi, dal canto loro, hanno consumato circa 811 mila tonnellate, il mercato francese cresce come quello convenzionale registrando un +4,9%".

Più in dettaglio, secondo gli analisti "la Danimarca si conferma al primo posto con una quota del 13%: frutta e verdura rappresentano circa il 37% del mercato biologico totale. In Francia, l'aumento è stato pari a quello dell'ortofrutta fresca totale, ovvero +4,9% rispetto al 2019 in volume. Ottimo risultato in Germania dove i consumi di ortofrutta biologica sono saliti del 46% dal 2017 al 2021".

"Queste tendenze ricalcano il consumo e mostrano un Nord Europa più solido e strutturato rispetto all'Europa orientale e meridionale -sottolinea Paolo De Castro, membro della Commissione per l'Agricoltura e lo sviluppo rurale presso il Parlamento europeo-. Uno scostamento che trova ragione nelle differenze retributive delle diverse nazioni".